Ma l'Islam ama come noi di Igor Man
Ma l'Islam ama come noi Vescovo scatena la polemica: «Ragazze non sposate i musulmani» Ma l'Islam ama come noi SAREI tentato di raccontare di M., una egiziana sunnita andata in sposa, giovanissima, a un manager italiano, cattolico praticante. E' la storia di un matrimonio salvato, «per non turbare i figli», proprio dalla moglie nonostante essa abbia subito innumerevoli violenze morali e fisiche dal marito. Sarei tentato di raccontare di una ragazza fiorentina, moglie felice di un funzionario del Golfo, che ha saputo trovare il suo «spazio esistenziale e religioso» laggiù, grazie all'amore e al rispetto del marito sunnita. A tentarmi sono le dichiarazioni attribuite a monsignor Clemente Riva, uno dei vescovi ausiliari di Roma. Durante l'annuale incontro del Papa coi parroci romani s'è parlato fuor dei denti. Anche di Islam. Doverosamente, obbligatoriamente, oserei dire. Sono infatti «almeno» trecentomila gli islamici attualmente in Italia; quarantamila di essi vivono, si fa per dire, a Roma. La Caritas cerca di al¬ leviare la loro condizione subumana ma è come tentar di prosciugare il mare con un cucchiaino bucato. Sembra che monsignor Riva abbia ammonito i parroci a non concedere «spazi di preghiera» ai musulmani poiché, avrebbe spiegato, essi tèndono a considerar propri i luoghi dove pregano. Infine, monsignor Riva avrebbe esortato i buoni parroci a sconsigliare le ragazze cattoliche dallo sposare musulmani: andrebbero incontro a problemi inimmaginabili. Con tutto il rispetto, l'esortazione del monsignore mi fa pensare a quella vecchia barzelletta brutta del giovinotto che scarta una ad una le ragazze che il buon parroco gli propone. Lui vorrebbe sposare Giulio, il carpentiere, confessa. Al che il parroco: «No, quello no: è un comunista». Certo, la Moschea di Roma, la più grande d'Europa, è una spina nel fianco della Curia romana. Come, per altri versi, lo sta diventando quella di Parigi pel governo francese. Se, indegnamente, io fossi nei panni di monsignor Riva mi preoccuperei - e molto della crescente diserzione dalla Chiesa dei giovani. Mentre i musulmani non trascurano mai di pregare. Sul Colle Oppio, nei sotterranei della stazione. Solo nella periferia più tragica di Roma quei parroci riescono a pregare coi giovani. Forse perché sanno parlare il loro linguaggio. Sia come sia è un fatto che «i musulmani pregano più di noi cristiani» (cfr. F. Gheddo, «Il Vangelo delle 7,18», pagg. 22-23). «Signore, insegnaci a pregare», implora Luca nel suo Vangelo (XI, 1). Igor Man
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