La rivolta dei «pirloni» l'idraulico è brutto meglio affogare

La rivolta dei «pirloni»; l'idraulico è brutto, meglio affogare AL GIORNALE La rivolta dei «pirloni»; l'idraulico è brutto, meglio affogare Arbasino: sale il pizzo e i servizi peggiorano Alle osservazioni degli amici torinesi (come Bollati, Debenedetti, Vattimo) sulle differenze «tangentizie» fra Torino e Milano (articolo del 20 febbraio), si potrebbe aggiungere, dalla parte della Lombardia: l'arroganza dell'ostentazione di una ricchezza improvvisa e losca nel luogo stesso della ladreria è stata particolarmente vistosa e greve in una città che era già amministrata civilmente, ed è rapidamente precipitata in condizioni di invivibilità molto molesta proprio a causa dei servizi pubblici sempre peggiori. Insomma: finché al «pizzo» pagato corrispondeva almeno una ordinaria amministrazione, i «pirloni» lombardi si assoggettavano brontolando. Ma quando all'aumento delle tangenti corrisponde un inquinamento fisico e civico sempre crescente, anche i pirloni si ribellano. Soprattutto quando incominciano a quantificare i costi dei lavori inutili che «bisogna» lasciare incompiuti per continuare a lucrare sulle tangenti. Alberto Arbasino, Roma La morte di Stefano non è un'ingiustiza Ho letto il commento di Ferdinando Camon del 6 febbraio sul figlio di Madre Coraggio. Che il piccolo Stefano sia morto no, non è un'ingiustizia: sarebbe ancora ima volta misurare i gesti umani non dalla loro qualità, ma dai risultati. Si può perdere con dignità, si può vincere senza: il valore di un uomo non è nel successo, ma nella qualità del suo vivere. Essere adulti e credenti in questo mondo, dobbiamo dircelo, è saper assumere la responsabilità non solo di ciò che abbiamo voluto, ma anche di ciò che ci capita, proprio perché «uomini e donne di questa Terra», è avere il gusto di vivere in pièno la nostra umanità, la nostra fede nei momenti più forti e drammatici che si sono dati. Giuliana Barini Spello (Perugia) Dentro la scatola c'è spesso qualcosa In riferimento alla lettera pubblicata su La Stampa del 21 febbraio. Gent. dott. Gustavo Angeli, chiunque, bello o brutto, uomo o donna, ha diritto di occupare il posto di lavoro, che con le proprie capacità è in grado di svolgere adeguatamente. Probabilmente lei che si ferma all'involucro delle cose, possiede una collezione di scatole: questa rivelazione la sconvolgerà, ma all'interno possono contenere qualcosa, ed è questo «qualcosa» che fa la differenza. Luisa Raffaldi Seguono 16 firme Dall'Ai Italia a pranzo basterebbe un panino Ho letto la lettera del 21 febbraio, con cui il dr. Gustavo Angeli si lamenta delle «hostess» non bellissime dell'Alitalia. Secondo me, ce ne sono di belle e di meno belle, ma il servizio e i sorrisi non sono in genere quelli che si incontrano sugli aerei delle Compagnie dell'Estremo Oriente. A me basterebbe, più prosaicamente, che l'Alitalia, sui voli interni tipo Roma-Torino in partenza verso l'ora di pranzo, offrisse ai viaggiatori anche un panino, oltre che uno striminzito bicchiere d'aranciata! (ritardi da Fiumicino a parte). Giovanni Ara, Biella Non è merito nostro ma di madre natura Provi il dott. Angeli a immaginare come sarebbe il mondo se le donne, che sono la maggioranza e che. notoriamente influenzano le spese delle famiglie, scegliessero i servizi in base all'estetica. Ci sarebbe la corsa al bel macellaio, al bel droghiere, al bel dottore, al bel dentista; belli dovrebbero essere il professore, il prete, il fornaio, il notaio, l'avvocato. Sto leggendo un bel romanzo e vengo a sapere che l'autore è bruttino, anzi decisamente brut¬ to. Che faccio? Getto il romanzo! La mia casa si è allagata per un rubinetto rotto? Piuttosto che far entrare un idraulico brutto, resto a sguazzare nell'acqua. I telegiornalisti brutti si limitino a scrivere sui giornali: se non vedremo le loro facce, le notizie ci sembreranno più accettabili. Egregio dottor Angeli, lascia¬ mo che la gente si conquisti la stima del prossimo, le soddisfazioni morali e il benessere materiale in base alle proprie capacità e non grazie a un dono di natura dal quale, chi ne è dotato, non ha alcun ma proprio alcun merito. Elisabetta Crognoli San Mauro (Torino) Superticket super ingiustizia Ancora una volta si può parlare di ingiustizia all'italiana a proposito dell'autocertificazione per evitare il superticket. Sono un pensionato e ho lavorato per oltre 40 anni come dipendente di una grossa società e ho pagato regolarmente i contributi assicurativi per l'assistenza sanitaria senza mai usufruirne. Lo stesso si può dire di mia moglie, ora pensionata dopo 40 anni di insegnamento. Ognuno di noi due percepisce una pensione che non supera il tetto dei 30.000.000 perciò, avendo noi pagato sempre per conto nostro col proprio stipendio l'assicurazione sanitaria, dovremmo poter fare l'autocertificazione separatamente. Ma non è possibile: qui sta l'ingiustizia studiata a danno dei cittadini. Avendo fatto regolare denuncia del 740 con l'unione dei beni e dovendo fare riferimento al nucleo famigliare, le due pensioni sommate superano il tetto stabilito. Così chi ha lavorato e pagato per 40 anni e si trova ora in pensione non più giovane e più facilmente soggetto ad ammalarsi per una legge di natura, non può autocertificarsi ma deve pagare le prestazioni mediche, le medicine, le analisi ecc. Chi è stato più furbo di noi e non ha fatto l'unione dei beni, oggi si trova fortemente avvantaggiato: la moglie esibisce una pensione minima e gode pure dei bollini mentre il marito è anche proprietario di più alloggi. Aldo Cestari, Torino Michele Manzi era napoletano Ho letto con vivo piacere l'articolo di Gabriella Bosco, sulla mostra Lautrecen Question, in cui si cita il mio prozio Michele Manzi, gallerista e collezionista a Parigi nella seconda metà del secolo scorso e del quale il Suo giornale ebbe ad occuparsi nel maggio scorso a firma di Ernesto Gagliano. Mi dispiace di dover rilevare soltanto una piccola imprecisione, evidenziata anche in un sottotitolo: Michele Manzi non era torinese, bensì napoletano, figlio di un benemerito del Risorgimento italiano, cospiratore e perseguitato dai Borboni. Egli fu educato nell'atmosfera patriottica e unitaria della Napoli liberale tra gli anni 1848-60 ed entrò alla Scuola di Guerra di Torino dove fu, in seguito, insegnante di geometria e topografia e, contemporaneamente, capo di sezione all'Ist. Geografico Militare di Firenze. Fu proprio in seguito alle sue invenzioni nel campo della stampa a mezzo della fotocromoincisione che egli ricevette allettanti offerte da parte dell editore e stampatore Goupil di Parigi dove, dimessosi dall'esercito italiano, si trasferì e dove ebbe poi notevole successo come editore, stampatore, gallerista e collezionista d'arte. Renato Fiore, Torino Ponzi, investigatore a Milano e Roma Ci riferiamo all'articolo apparso il giorno 16 febbraio alla pagina 12 dal titolo «Tom Ponzi è guerra in famiglia» in merito al quale desideriamo effettuare alcune precisazioni: 1) la nostra società è regolarmente autorizzata ad esercitare l'attività investigativa sia a Milano che a Roma, contrariamente a quanto afferma il sig. Tony Ponzi e può vantare un'esperienza quasi ventennale. 2) A Roma esercitano l'attività con la denominazione «Ponzi» soggetti come Giuseppina Monga, moglie di Tony, la quale si qualifica «Romapol di G. M. Ponzi», fatto che rende praticamente obbligatorio cercare di difendersi dalle omonimie. Francesco Ponzi, Milano