Il «suicida» è fuggito? Dubbi sulla scomparsa di Castellari di Giovanni Bianconi
Il «suicida» è fuggito? Il «suicida» è fuggito? Dubbi sulla scomparsa di Castellari ROMA. Stavolta «Chi l'ha visto?» va in onda lontano dagli studi Rai. Si cerca Sergio Castellari - il suo cadavere, se s'è ammazzato come ha scritto di voler fare, o lui vivo e vegeto se invece se n'è solo andato - e la vicenda si dipana tra la villa di Sacrofano dove abitava, il tribunale dove si doveva presentare e la Questura dove fanno capo gli agenti della Squadra mobile sguinzagliati sulle sue tracce. Ma il conduttore è sempre lo stesso, l'avvocato Luigi Di Majo. La sorte ha voluto che proprio il presentatore della trasmissione televisiva fosse il legale dell'indagato per lo scandalo Enimont che ora sembra essersi volatilizzato. Sergio Castellari è scomparso ormai da una settimana, ha lasciato alcune lettere con le ultime volontà e addirittura una sorta di testamento, con chia¬ rissimi accenni all'intento suicidia. Ma nonostante lo stiano cercando da quasi 48 ore, il cadavere non si trova. Circa cento uomini per tutta la giornata di ieri hanno battuto le campagne intorno al viottolo in cui martedi è stata ritrovata la macchina dell'ex-direttore generale delle Partecipazione statali, pochi chilometri in linea d'aria dall'abitazione. Hanno usato i cani e gli elicotteri: niente. L'alternativa è una fuga mascherata. «A questo punto è quello che mi auguro», spiega l'avvocato Di Majo. E gli elementi a sostegno di questa ipotesi sono la mancanza del passaporto dalla villa di Sacrofano e un conto corrente in banca dove sarebbero rimasti pochi soldi prima che il magistrato lo bloccasse. Una fuga dettata, così come l'eventuale suicidio, dalla paura di finire in carcere, dalla volontà di non subire il «ricatto» - è la parola usata in una delle lettere - tra il collaborare con la magistratura e l'arresto, con il desiderio di «difendere la mia dignità» ha scritto al figlio Giovanni. Giovedì 18 febbraio, alle 13, Castellari avrebbe dovuto incontrarsi con Di Majo e l'altro avvocato che l'assiste, Carlo Marchiolo. I legali dovevano dirgli che il sostituto procuratore Orazio Savia - li aspettava nel pomeriggio per un «interrogatorio chiarificatore». «L'arresto era una possibilità assolutamente remota», ribadiscono gli avvocati. Ma l'indagato, in una telefonata fatta a Marchiolo poco prima delle 13, ha disdetto l'appuntamento. Il legale ha insistito, ma Castellari non ha sentito ragioni: «Ormai è troppo tardi. Voi non fate niente, so io che cosa fare. Vedremo quel¬ lo che succede». Parole che lì per lì hanno destato stupore ma non certo preoccupazione nell'avvocato, e che ora, a mistero ancora irrisolto, appaiono enigmatiche perché possono significare l'una e l'altra cosa, fuga e suicidio. Nelle lettere indirizzate a due giornalisti amici e ai suoi familiari, Castellari lascia intendere di sapere che il giudice Savia voleva arrestarlo. E questo, nei giorni scorsi, è stato vero, perché il pubblico ministero aveva effettivamente chiesto al gip un ordine di cattura per il suo indagato. Ma il giudice per le indagini preliminari aveva negato l'arresto. Sapeva anche questo Castellari? E chi l'ha avvertito delle intenzioni del pubblico ministero, visto che gli avvocati negano di avergli detto alcunché? Il giudice Savia non ha risposte: «Sono solo amareggiato. Certo è che sull'indagato non è stata esercitata nessuna pressione, tranne la normale dialettica processuale. La verità è che stiamo lavorando in un clima avvelenato che toglie ogni serenità». In casa dell'indagato-scomparso non si vuol fare nessun commento sull'ipotesi della fuga. L'altro ieri si dicevano certi del suicidio, ma erano anche sicuri che il giorno dopo avrebbero trovato il cadavere. «Vi prego di scusarmi, il momento è delicato e non ho altro da aggiungere» si è limitato a dire ieri il nipote di Castellari, Andrea, che venerdì pomeriggio ha trovato l'Audi 80 dello zio abbandonata. Proprio Andrea ieri è stato interrogato dal sostituto procuratore Davide lori che indaga sulla scomparsa del manager, come i giornalisti del Mondo e dell'Espresso destinatari dui due delle lettere di Castellari. Anche da loro può venire qualche appiglio per svelare il mistero. Giovanni Bianconi
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