Martelli dai giudici ecco la mia verità

Si presenta spontaneamente e riferisce a Di Pietro e Dell'Osso sul «Conto protezione» Si presenta spontaneamente e riferisce a Di Pietro e Dell'Osso sul «Conto protezione» Martelli dai giudici; ecco la mia verità Un «confronto» durato sette ore MILANO. Piomba a Milano Claudio Martelli, ex ministro, ex psi, «avvisato» per il conto Protezione. E sono oltre sette ore di difesa, precisazioni, racconti ai giudici Di Pietro e Dell'Osso. Su una Mercedes nera, il difensore accanto, Martelli entra alle 16 in una caserma della Guardia di finanza. E non esce fino a tarda sera. Ha un memoriale con sè, Claudio Martelli. Pagine e pagine per dire la sua verità su quei sette milioni di dollari su una banca svizzera, che gli sono costati un avviso di garanzia per la bancarotta dell'Ambrosiano, la poltrona di ministro e l'uscita dal psi. Si presenta spontaneamente l'ex delfino di Craxi. E i giudici lo ascoltano. «Il dottor Di Pietro si giustificherà», aveva detto la scorsa estate Claudio Martelli. Ministro della Giustizia in carica, Bettino ancora segretario, il partito unito a respingere gli «attacchi» dei magistrati di Tangentopoli. Adesso tocca a Claudio Martelli «giustificarsi». E proprio davanti al giudice Di Pietro. E, undici anni dopo, pure davanti a Pierluigi Maria Dell'Osso, il magistrato che dal 1982 cerca di svelare i misteri del «cónto Protezione». Si difende Claudio Martelli. E lo fa a partire da una voluminosa memoria che consegna ai giudici. Dentro c'è tutta la storia del conto 633369 aperto all'Ubs di Lugano. Tutta la verità, naturalmente la verità di Martelli. Una vicenda decennale che per l'ex delfino di Craxi si consuma in 14 giorni. Il 10 febbraio riceve l'avviso di garanzia: concorso nella bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano, l'ipotesi di reato. Ma è da giorni, anzi da anni, che il nome di Martelli viene collegato a quella oscura operazione di «finanziamento». E a quei sette milioni di dollari versati da Roberto Calvi. Si dimette Claudio Martelli. Lo fa il giorno stesso dell'avviso. Lascia anche il partito e, come prima cosa, se ne va a Villa Adriano con la famiglia. Alle agenzie detta un comunicato: «Se torno con la mente a 13 anni fa non trovo in coscienza nulla di disonesto da rimproverarmi». E subito chiede di essere ascoltato dai magistrati milanesi che indagano sul conto occulto. Non commentano in procura il gesto di Martelli. Rileggono, invece, i verbali. Quelli degli ultimi giorni, quelli che dopo 13 anni svelano i misteri del conto. Apre i racconti Silvano Larini, architetto, faccendiere, ex latitante eccellente, socialista senza incarichi, porte aperte ai massimi vertici del partito. Ricorda Larini. E parte da lontano, da una passeggiata. «Eravamo io, Claudio Martelli e Bettino Craxi», fa mettere a verbale. E continua: «Erano i primi mesi dell'80. Passeggiavamo in Corso di Porta Romana a Milano. Cràxi mi'chiese: non hai un conto corrente in Svizzera su cui poter fare delle operazioni?». Risponde Larini, annuisce Craxi, annota Claudio Martelli. E ancora adesso, un mistero è aperto. E' proprio di Martelli quel foglietto trovato nella villa di Gelli, quando vennero scoperti gli elenchi della P2? Ancora non si sa. Forse sarà necessaria una perizia calligrafica. E' certamente della Loggia, invece, un altro foglietto, trovato nello stesso luogo, nelle stesse circostanze. C'è scritto: «A disposizione dell'onorevole Claudio Martelli, per conto di Bettino Craxi». E il «dispone» si riferisce al conto della Ubs. Sette milioni di dollari versati, prelevati a pezzetti, con mille protagonisti dietro le quinte. E il «no» secco della Ubs che per 11 anni custodisce il geloso segreto. Parla Larini, conferma Florio Fiorini, finanziere, ex direttore finanziario Eni, bancarottiere, «trait d'union» tra il Banco Ambrosiano, Roberto Calvi, l'Eni e i socialisti. Dice tutto al giudice Dell'Osso, Fiorini, dice di quell'affare tra l'Eni e il Banco. E della ricaduta della «regalia» sui vertici del psi. Ma precisa Fiorini in carcere a Ginevra: «Io so poco di Martelli». Arrivano, le carte del conto dalla Svizzera, e i magistrati mi¬ lanesi inziano a fare l'elenco delle persone da sentire. Ma, prima, «avvisano» Craxi e Martelli. Sfila Lido Gelli, e il suo avvocato fa sapere che «non ci sono più misteri da nascondere». Sfilano i dirigenti dell'Eni di allora: Di Donna, Grandi, Egidi, Mazzanti, Colombo. Vengono sentiti Botta, Leoni, Costa, le menti delle operazioni estere del Banco. Verrà anche Craxi? Non si sa. Il suo ex delfino, Claudio Martelli, lo batte pure in questo. Fabio Poterti Al giudice Dell'Osso (a lato) titolare dell'inchiesta Conto protezione l'ex ministro della Giustizia Martelli (a sinistra) ha presentato una memoria

Luoghi citati: Ginevra, Lugano, Milano, Svizzera