Giuliano rimprovera il psi «Mi avete lasciato solo» di Fabio Martini

Giuliano rimprovera il psi «Mi avete lasciato solo» Giuliano rimprovera il psi «Mi avete lasciato solo» ROMA. E' notte profonda nel palazzo di Montecitorio e le uniche luci accese sono le abatjour finto Ottocento del gruppo socialista. Da cinque ore, lassù al quinto piano, gli onorevoli del Garofano stanno criticando uno dopo l'altro, il loro presi-, dente del Consiglio. Sono le due di notte e a Giuliano Amato, incredulo, non resta che buttarla, si fa per dire, sullo scherzo: «Mi avete lasciato solo, sono in minoranza...». Che notte, l'altra notte, per Giuliano Amato. Ha voluto tastare il polso del suo partito e ha scoperto che il cuore del Garofano è «impazzito»: nel psi quel rimpasto deciso da Amato in solitudine non l'ha digerito nessuno. Non è piaciuto alla minoranza inquieta dei Manca e dei Di Donato - e questo si sapeva ma non è piaciuto neanche ad un «ortodosso» come Ugo Intini. Nel silenzio della notte, accresciuto dalla sorpresa di chi 10 ascoltava, l'ex portavoce di Craxi ha detto: «Dobbiamo collegarci al pds e anche al pri e se 11 prezzo politico da pagare sarà la guida socialista del governo, il psi deve essere disposto a pagarlo». Giuliano Amato, che ha capito subito l'antifona, tanto più che, prima e dopo Intuii, ci sono stati altri venti interventi, legati da un unico filo rosso: attenzione che con questo governo, il psi perde contatto dalla propria base sociale. Venti interventi di fila e neanche uno a sostegno esplicito di Amato. «Sembrava Fort Apache...», commenta a bocce ferme un compiaciuto Paris Dell'Unto. «Già, ma così non va, non va perché il psi non può guardare ad Amato come ad un semplice governo-amico», controbatte Beppe Garesio, uno dei pochi deputati socialisti che bolla il summit di martedì notte come «una bruttissima riunione, con un psi che sembra tornato improvvisamente al vecchio movimentismo». Cinque ore quelle dell'altra notte, che resteranno nella storia del partito socialista: Amato ha scoperto un psi ostile e il psi si è improvvisamente scoperto diverso da quello che è stato per 17 anni. Saltato il tappo dell'unanimismo, rimosso il pa¬ dre-padrone, da qualche giorno il psi sta vivendo, con voluttà, la stagione della libertà di parola. Ognuno dice la sua. Rino Formica arriva a minacciare di votare contro il governo socialista, ieri Di Donato proponeva «di dar vita ad un coordinamento parlamentare tra psi, pds, psdi, radicali, pri e verdi», mentre Ugo Intini, sia pure scherzando, ha chiesto al pi diessino Claudio Petruccioli: «Mi fate entrare nella Sinistra di governo?». E davanti a tanta libertà, qualcuno come Valdo Spini azzarda un paragone con l'era dernartiniana: «Se non acceleriamo il rinnovamento, il psi rischia di tornare al periodo preCraxi, un psi molto libero, ma anche molto anarchico...». Le prove generali due notti fa. Nell'aulett^ del gruppo della Camera del psi. Tira un'aria pe¬ sante e in tutti gli interventi non c'è uno spiraglio di simpatia per il compagno presidente del Consiglio. «Rischiamo di perdere i contatti con la base sociale, ma anche col pds», dice Tempestini. Ugo Intini «rimprovera» tutti e indirettamente anche il governo, per l'eccessiva nonchalance con la quale si subisce «l'assedio» della magistratura. Dell'Unto è sardonico: «Questo governo sembra figlio di nessuno». Durissimo è Giulio Di Donato, neo-leader della minoranza: «Sento un forte disagio per come è stato gestito questo passaggio: il presidente del Consiglio meglio avrebbe fatto a dimettersi, mettendo così il pds con le spalle al muro...». E ancora: perché Amato non ha sentito il bisogno di sentire il parere del partito sul rimpasto? «E perché ha trattato invece con il pli, che ha indicato due ministri e con la de che ha suggerito Andreatta?». Nessuno osa spendere una parola per Amato, anche negli interventi più soft: Bruno Landi, commissario del psi del Lazio, elogia V «incontro di Benvenuto con i giudici, presupposto per uscire dalla difensiva ma anche una chance per Amato che può prendere un'iniziativa legislativa sul fronte della questione morale», mentre la più tenera col capo del governo è Laura Fincato che si limita a «compiacersi perché il gruppo socialista non si divide» e l'indomani voterà la fiducia. Bolle la platea dei deputati, Giuliano Amato non perde il suo proverbiale aplomb e ogni tanto replica con una battuta che vuol essere scherzosa agli interventi più aspri: «Ma allora non ho più la vostra fiducia...». Alle due e un quarto chiude Benvenuto: sia pure con parole felpate, il suo è un invito ad Amato a tener conto del dibattito, mentre sulla guerra ai giudici non concede spazio a Intini: «Sbaglieremmo se dovessimo reimbarcarci nella polemica». Quindici ore dopo, alle 5 di ieri sera, Amato si presenta alla Camera e al suo fianco, sul banco del governo trova un solo ministro socialista: Franco Reviglio. Gli altri guardano il presidente dagli scranni del partito. Fabio Martini Il Garofano si scopre diverso dopo 17 anni Spini: rischiamo di tornare ai tempi dell'anarchia Il rimpasto di Amato non è piaciuto alla minoranza di Oi Donato (a lato) né ad Intini (a sinistra)

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