La «via francese» dei casanieri astigiani di Luciano Curino

la «via francese» dei casanieri astigiani Oggi in omaggio con La Stampa il nuovo fascicolo della «Storia del Piemonte a fumetti» la «via francese» dei casanieri astigiani / banchieri o «prestatori di denaro» avevano succursali all'estero Nel Duecento ricca era Asti, era il maggior comune subalpino. Era diventata potenza economica dopo aver convinto, nel 1224, il conte Tommaso I di Savoia a collegare con una strada Asti a Susa e al passo del Moncenisio: era la nuova «via francese» che tagliava fuori Torino. E ora ad Asti i mercanti lombardi, in viaggio verso le fiere di Lione e della Champagne, s'incrociavano con i pellegrini diretti a Roma e i crociati che andavano a imbarcarsi per la Terra Santa. Genova si serviva di Asti per smerciare i prodotti arrivati dall'Oriente. Intraprendenti astigiani sono diventati mercanti, cambiavalute per il via vai di forestieri con monete diverse, banchieri. Attività già avviate all'inizio del secolo ma che la «via francese» ha incrementato. «Gli astigiani cominciarono a prestare e a fare casane in Francia e in altre parti ultramontane, dove fecero molta pecunia», ha scritto un cronista locale. «Casana» era parola turca che era arrivata da Genova, significava banca privata con riconoscimento politico. Il «casaniere», o banchiere, era prestatore di denaro. Denaro caro, 25 per cento l'interesse, perché l'autorità che aveva concesso il privilegio di aprire la casana si prendeva buona parte del profitto. E capitava che le succursali all'estero dovessero prestare denaro al principe locale a condizioni eccezionali o finanziargli guerre, nozze, viaggi e altre spese. La casana, comunque, rendeva bene e sono stati quasi una ventina gli astigiani attivi in questo campo. Alcuni erano analfabeti e affidavano le scritture a un impiegato, ma conoscevano le tecniche di contabilità, avevano nozioni di geografia economica, parlavano bene o male due, tre lingue. Particolarmente attive erano le famiglie degli Alfieri, Provana, Solaro, Turchi, Vagnone, Laiolo, Asinari, Malabayla. Nel 1343, dopo i grandi fallimenti dei suoi banchieri, papa Clemente VI ricorse ai Malabayla, che avevano succursali a Bruges e a Londra, e non perse occasione di manifestar loro stima e fiducia, li introdusse negli affari dei principi, e la reputazione della banca astigiana si diffuse attraverso l'Europa. Il declino è incominciato nel Trecento per concorrenza dei banchieri toscani e per i Monti di Pietà promossi dalla Chiesa; per l'interminabile conflitto tra guelfi e ghibellini; per la perduta indipendenza della città. Le casane di Asti hanno chiuso una dopo l'altra. Ex banchieri ricchissimi sono diventati grandi proprietari terrieri. I figli entreranno nella diplomazia e nel clero, nell'alta burocrazia e nelle professioni liberali. Luciano Curino

Persone citate: Alfieri, Asinari, Casana, Laiolo, Provana, Solaro, Turchi, Vagnone