Steffi vola fra urla e pestoni

Per la prima volta nella storia un'azzurra vince l'oro ai Mondiali di fondo Per la prima volta nella storia un'azzurra vince l'oro ai Mondiali di fondo Steffi vola, fra urla e pestoni «E' stata la prova più dura e difficile della mia vita» «Lazutina edEgorova non volevano farmi passare» FALUN DAL NOSTRO INVIATO C'era una volta una fanciulla piccola e gracile che viveva in un paesino di montagna quasi isolato dal mondo. Lei sognava di diventare un giorno maestra di scuola e non pensava che lo sport l'avrebbe fatta grandissima. Stefania Belmondo, lo scricciolo di Pietraporzio, ieri ha compiuto un'altra delle sue imprese, scrivendo una nuova, fantastica pagina nella storia del fondo italiano. Dopo l'oro di Albertville nella 30 chilometri, ha vinto la gara più spettacolare dei Mondiali, la combinata. Una giornata indimenticabile. Il destino sembra avere affidato a questa atleta alta poco più di un metro e mezzo il compito di scardinare record e tradizioni. Così come avevano fatto Nones e De Florian, De Zolt e Albarello in campo maschile, Steffi ha tracciato la strada nello sci nordico per i colori azzurri, in quello femminile. Prima donna ad aggiudicarsi un titolo iridato juniores, prima a imporsi nei Giochi olimpici, prima adesso a vincere nel Mondiale, la Beimondo ha frantumato tutte le barriere. E lo ha fatto dominando una gara che non la vedeva favorita, partendo con l'handicap subito nella 5 km, dove si era classificata al quinto posto, in un confronto diretto con le più forti rivali del momento. E' salita sul gradino più alto del podio («E' l'unica maniera di guardare tutte verso il basso», ha detto) in un tripudio di applausi. Ha dato il via alla festa più bella della squadra azzurra al completo, fra campanacci e bandiere, godendo dell'ammirazione e dello stupore mai cancellato della gente di qui, poco avvezza a vedere fondisti latini lasciarsi alle spalle i loro grandi campioni. Così i tre abitanti di Ponte Bernardo, la minuscola frazione di Pietraporzio, in Valle Stura, provincia di Cuneo, dove la nostra fondista abita, giunti sin quassù in camper - per risparmiare sulla costosa trasferta - insieme al suo ragazzo, Davide, hanno potuto urlare tutta la loro gioia. Così Alberto Berto, il maestro dello sport di Mottalciata, nativo di Biella che è stato il suo allenatore e ora è il responsabile tecnico federale, ha tirato un respiro di sollievo. Così forse Italo Giubergia, il presidente del comitato regionale che l'ha scoperta e lanciata, a casa, inchiodato davanti alla televisione, ha versato una lacrima di commozione, malgrado le loro strade ormai si siano separate. E' stata una gara bellissima, tirata e incerta, emozionante sino alla volata sul traguardo. Stefania è passata per prima davanti alle fotocellule dei cronometraggi, battendo le coriacee Lazutina ed Egorova, le russe terribili, ed è crollata giù, come svenuta. Ma già sulla neve aveva il sorriso stampato sulle labbra. Pronta a ricevere l'abbraccio del massaggiatore Oswald Rehauinann, detto Pippo e poi di Manuela Di Centa. Perché la compagna-rivale-amica, è arrivata un attimo dopo, al termine di una corsa incredibile, che l'ha portata dal decimo posto al quarto, a un soffio dal podio, avendo ottenuto di gran lunga il miglior tempo assoluto sui 10 chilometri. «Un distacco irrisorio - ha detto Manuela -. Ho speso molte energie per recuperare nei primi chilometri. Quando sono arrivata ad agganciare le prime, le russe hanno attaccato. Sapevo che sull'ultima salita si sarebbe scatenata la bagarre. Ho cercato anche di dare una mano a Steffi perchè le russe erano compatte. Sono contenta per lei, si merita la vittoria perchè ha lottato dal primo all'ultimo metro come un leone. Certo sarebbe stato bello andare entrambe sul podio». Due azzurre in corsa, Manuela lanciata nel disperato tentativo di recuperare, Stefania in quello di tenere a bada le russe. La Di Centa è partita a razzo, annullando in poco tempo i 24" che aveva di svantaggio. L'orgogliosa friulana è riuscita persino a inserirsi in terza posizione, poi ha pagato lo sforzo e ha dovuto piegarsi al ritorno della solida Egorova. La Belmondo ha prima raggiunto le avversarie ed è passata al comando al terzo chilometro. Con il suo passo agile e potente ha prima sfiancato Elena Vi albe. Quindi ha combattuto a lungo con Egorova e Lazutina che nell'ultima salita hanno accelerato, staccandola di qualche metro. Ma Stefania ha reagito come una furia, è passata all'esterno all'ultima curva, ha piegato all'interno e volando sugli sci le ha battute entrambe, lasciandole con il fiato corto e i muscoli dolenti, deluse e sbigottite. «Questo oro mi ripaga dei momenti difficili che ho passato nell'ultimo mese. Ma è stata la prova più dura della mia vita - ha detto Steffi -. Non potevo adottare altra tattica se non quella di attaccare. Fisicamente stavo bene e avevo sci perfetti. Quando ho chiesto alle russe di passare davanti, di tirare, si sono rifiutate. La Egorova mi ha pestato i bastoncini e nel finale, in un tratto in cui ero più veloce, per farmi strada ho dovuto urlare e stringere all'interno per passare. Volevano portarmi via la vittoria allo sprint, pensando che avrei ceduto alla distanza. Invece le ho sconfitte con le loro armi, la velocità e la testa. Adesso il ghiaccio è rotto: proveremo a portare a casa altre medaglie nella staffetta e sulla 30 km, insieme alle mie compagne». Un esempio per gli azzurri che oggi nella analoga combinata maschile puntano tutto su Silvio Fauner per salire sul podio. 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Luoghi citati: Biella, Cuneo, Mottalciata, Pietraporzio, Ponte Bernardo