Affitti guerra sulle cifre

Il Sicet (inquilini) denuncia: rincari fino al 600%, i proprietari smentiscono Il Sicet (inquilini) denuncia: rincari fino al 600%, i proprietari smentiscono Affifty guerra sulle cifre «Canoni-capestro coi patti in deroga» ROMA. Guerra sugli affitti, ma soprattutto guerra sulle cifre. A circa sei mesi dalla loro entrata in vigore, le nuove norme sui patti in deroga all'equo canone hanno già innescato una serie di polemiche tra le associazioni dei proprietari immobiliari e le loro controparti, i sindacati degli inquilini. A lanciare l'offensiva sono proprio questi ultimi. Secondo un'indagine del Sicet, uno dei sindacati nazionali degli affittuari, i contratti stipulati secondo le nuove regole hanno fatto «schizzare» in alto i canoni, con un esborso che per l'inquilino può essere in alcuni casi superiore di cinque o sei volte a quanto avrebbe pagato con il vecchio equo canone. Il Sicet ha stilato anche una classifica delle undici città dove più alto è il divario tra gli affitti decisi secondo i patti in deroga e quelli stabiliti dall'equo canone. Il primato se lo è conquistato il centro storico di Napoli, seguito a ruota da quelli di Roma, Venezia, Milano, con valori mensili del nuovo contratto di affitto più alti confrontati teoricamente con l'equo canone del 633%, del 571%, del 567% e del 495% rispettivamente. Ma anche nei rinnovi - sostiene l'indagine - non si è scherzato, con il 445% del centro di Venezia, il 388% di quello di Roma o il 300% di quello di Napoli. Bisogna però tenere presente che nel caso dei centri storici i vecchi affitti erano spesso molto bassi, anche inferiori a quelli di una analoga casa in periferia. Sul versante dei nuovi affitti, sempre più alti dei rinnovi per la maggiore «debolezza» dell'inquilino, pur se assistito da questo o quel sindacato (la nuova normativa impone l'obbligo di tale assistenza, anche se resta vaga sulla rappresentatività delle varie sigle), il Sicet rileva aumenti sensibili un po' dappertutto sempre nei centri storici: attorno al 250-350% sono quelli di Torino, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Palermo, Catania. Rialzi.anche.nelle zone semicentrali, dove si va, sempre per nuovi affitti paragonati a quello che sarebbe stato l'importo calcolato in base all'equo canone, dal 307% di Firenze ai 240-250% di Venezia, Roma e Napoli; i valori più bassi sono attorno a 130-140% in quasi tutte le altre città. Differenti come entità, ma sempre indicative di un sensibile rialzo degli affitti, sono le stime del Sunia, il maggiore sindacato degli inquilini italiano. Secondo il Sunia, nelle 11 grandi città i rinnovi dei contratti comportano aumenti medi del canone pari all'80%. Sotto questa cifra sarebbero solo Torino e Genova, con rialzi del 50%. Per i nuovi contratti il raffronto teorico tra i canoni stabiliti in base ai patti in deroga e quelli secondo la vecchia legge mostra invece un aumento del 150-200%, con punte del 250% (a Milano, Roma e Napoli) e valori sotto la media - circa il 100% - sempre a Torino e Genova. Ma le stime elaborate dagli inquilini lasciano molto dubbiosi i proprietari. Ieri è scesa in campo l'Uppi, l'unione dei piccoli proprietari immobiliari, affermando che «da qualche tempo a questa parte troppi addetti ai lavori si cimentano in stime sui primi sei mesi dei patti in deroga che appaiono non solo disfattiste, ma inesatte, infondate, volutamente distorte». «Se i sindacati vogliono che si tomi al canone nero, noi siamo pronti - ha dichiarato il segretario dell'Uppi Giacomo Carini -, ma questo non conviene a nessuno. Infatti gli aumenti si devono calcolare considerando tali canoni pagati per uno o per due anni totalmente in anticipo. E allora si vede la funzione calmieratrice dei patti in deroga. Certo, nei centri storici c'erano spesso affitti scandalosamente bassi, e allora anche il 100% di aumento non è poi assolutamente traumatico». Una valutazione condivisa anche dal presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, secondo cui i nuovi canoni di affitto sono inferiori a quelli pagati in precedenza sulla base di contratti «in nero». Secondo l'Uppi, infine nelle zone semi-centrali e nelle periferie, «la situazione si sta positivamente equilibrando su livelli accettabili a tutti. Oramai si sta su valori di 400-500 mila lire di media a queste fasce. Del resto la pressione fiscale è tale che gran parte di questi aumenti va allo Stato. Se diminuisce il carico fiscale sulla casa noi diminuiremo gli affitti». [r. e. s.) Per la Confedilizia i veri raffronti vanno fatti con i contratti «in nero» Il ministro dei Lavori Pubblici Francesco Merloni Il grafico mostra come sono cambiati negli ultimi mesi i prezzi delle case in alcune città

Persone citate: Corrado Sforza Fogliani, Francesco Merloni