Mattioli ha respinto tutte le accuse di Susanna Marzolla

L'avvocato chiede la scarcerazione: «Contro di lui ci sono solo le dichiarazioni di Prada» L'avvocato chiede la scarcerazione: «Contro di lui ci sono solo le dichiarazioni di Prada» Mattioli ha respiata tutte le accuse 77 manager Fiat interrogato per tre ore a San Vittore MILANO. «Francesco Paolo Mattioli ha respinto tutte le accuse. Ha dato una versione esauriente, lucida e chiara, di ciò che è avvenuto. E' tranquillo e sereno. Io ho già presentato istanza di scarcerazione». Dice così l'avvocato Vittorio Chiusano: sono quasi le nove di sera e da poco è terminato l'interrogatorio del direttore finanziario della Fiat. Accusato di concorso in corruzione e violazione della legge sul finanziamento ai partiti dopo la testimonianza dell'ex segretario della de milanese Maurizio Prada. Tutto ruota attorno ad una cena tenutasi al Club 44 di Milano, presenti Prada, Mattioli e Antonio Mosconi. «Era una calda sera dell'estate '89 - racconta Prada abbiamo parlato del piano generale di ripartizione di tutti quegli appalti che coinvolgevano le società Fiat a Milano». E così prosegue a proposito delle «contribuzioni» (meglio note come tangenti): «Mattioli e Mosconi sapevano tutto quello che era stato, che era e che sarebbe stato; sapevano perfettamente che le contribuzioni sarebbero state pagate dagli amministratori delegati delle società che dovevano operare a Milano». E cioè le persone accusate «in concorso» con i manager Fiat: Enzo Papi per Cogefar-Impresit, Giancarlo Cozza per Fiat Savigliano e Luigi Gap rotti per Iveco (che non è affatto amministratore bensì rappresentante; ma secondo l'accusa questo sarebbe un particolare secondario). Fin qui il racconto di Prada, re¬ so due settimane fa sotto la minaccia di immediato arresto. Solo questa la base dell'accusa contro Mattioli? «Solo questa - osserva Chiusano - unicamente le parole di una persona. E mi sembra sconcertante che basti questo per mandare in galera un'altra persona, incensurata e che si è sempre distinta nel proprio lavoro». Mattioli, secondo il suo legale, ha ribattuto a tutte le accuse dando una spiegazione ben diversa di quella cena: un normale incontro d'affari in cui i manager Fiat hanno spiegato a Prada un progetto di metropolitana leggera. Stamattina sarà Mosconi a raccontare la sua versione di quella sera al Club 44. Dopodiché il gip Ghitti deciderà se convalidare o meno l'arresto dei due dirigenti. Dovrà comunque attendere il parere della procura, la quale ieri ha adottato una tattica destinata a procrastinare la decisione. Il pm Antonio Di Pietro ha infatti abbandonato l'interrogatorio di Mattioli, cominciato poco prima delle 18, dopo appena venti minuti. Secondo la norma per le convalide degli arresti non è affatto necessaria la presenza del rappresentante dell'accusa, ma è necessario il suo parere. E, per dare il parere, il pm deve avere il tempo di leggere gli atti... Se nel frattempo in procura si interrogano a spron battuto dirigenti di enti pubblici (ieri è toccato all'Enel) per cui la Fiat ha eseguito appalti, appare chiara la strategia scelta: arrivare con qualche nuova carta, possibilmente «vincente». Tutto ciò accompagnato da «voci insistenti» secondo cui contro Mattioli esisterebbe anche l'ultimo interrogatorio di Enzo Papi per cui adesso per Chiusano, avvocato di entrambi, sorgerebbe un problema di «incompatibilità». Ma Papi, sentito insistentemente proprio su questo punto, ha detto di ignorare se Mattioli fosse o meno a conoscenza del pagamento di tangenti. E sulla questione di «incompatibilità» Chiusano letteralmente insorge: «Non ho mai pensato di abbandonare la difesa di Papi - dice - sono 35 anni che faccio l'avvocato e credo di conoscere il mio mestiere. Solo io posso decidere se esiste o meno compatibilità; giudizi di questo tipo, espressi da altri, sono intollerabili. E se dovessi scoprire che queste chiacchiere provengono davvero dal palazzo di giustizia di Milano, dovrei trame giudizi assai poco confortanti». Sono passati diversi mesi da quando il primo manager del gruppo Fiat, Enzo Papi, venne arrestato. Lui allora, per quasi due mesi, si avvalse della facoltà di non rispondere. Adesso invece Francesco Paolo Mattioli risponde, secondo le parole di Chiusano, «in pieno spirito di collaborazione». Ma il clima sembra di nuovo quello del «braccio di ferro»: si vedrà meglio nei prossimi giorni se è solo una impressione tra gli addetti ai lavori o se anche per Mattioli non si riapriranno tanto presto le porte di San Vittore. Susanna Marzolla La cena al Club 44 fu un «normale incontro d'affari» Oggi davanti ai giudici Mosconi, amministratore Toro

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