Manager scompare si teme il suicidio di Giovanni Bianconi
Sergio Castellari, ex direttore delle Partecipazioni statali, coinvolto nell'affare Enimont Sergio Castellari, ex direttore delle Partecipazioni statali, coinvolto nell'affare Enimont Manager scompare, si teme il suicidio lettere d'addìo: non cedo al ricatto ROMA. La macchina, un'Audi 80, l'hanno trovata ieri pomeriggio quando stava per scendere il buio, chiusa e parcheggiata in un viottolo di campagna. Quando l'hanno vista, i familiari di Sergio Castellari - 61 anni, ex direttore generale delle Partecipazioni statali, indagato nell'inchiesta sull'affare Enimont - hanno perso anche l'ultima speranza. «Purtroppo ormai non ci rimane che pensare al peggio - dice il figlio Giovanni -. Fino ad oggi speravamo che si potesse essere allontanato, ma ora credo che possiamo solo attendere il ritorno della luce per ritrovarlo». Sergio Castellari se n'è andato, per avere la certezza che s'è ammazzato manca solo il ritrovamento del cadavere. Ma i suoi familiari sono sicuri, gli indizi portano in quell'unica direzione: la macchina abbandonata, le lettere in cui ribadisce la sua innocenza e si dichiara vittima di un ricatto, le ultime volontà con le disposizioni per i funerali e la sepoltura. E poi quella pistola che aveva conservato da quando lavorava in polizia, che teneva in casa con un regolare porto d'armi: non c'è più, Castellari l'ha presa con sé giovedì scorso, quando è uscito per l'ultima volta dall'abitazione che aveva a Sacrofano, trenta chilometri a nord di Roma. Aveva appuntamento con il magistrato che indaga sull'Enimont, quel giorno, ma a Palazzo di Giustizia non s'è presentato. Ha soltanto consegnato ad un amico delle lettere indirizzate ai familiari e ad un paio di giornalisti, poi nessuno l'ha più visto. Il 12 febbraio scorso Castellari aveva ricevuto un avviso di garanzia per abuso d'ufficio firmato dal procuratore aggiunto di Roma, Ettore Torri. Poi la sua posizione si era aggravata, in casa e in ufficio erano stati trovati dei documenti sull'affare Enimont che secondo i giudici non dovevano essere lì bensì al ministero delle Partecipazioni statali, da dove invece erano scomparsi. E' partito un altro avviso di garanzia per violazione di pubblica custodia, firmato dal sostituto procuratore Orazio Savia, ma l'alto funzionario ha sempre negato di aver «trafugato» quelle carte. L'aveva spiegato al giudice, l'autodifesa di Castellari era uscita anche sui giornali. Ma il peso dell'inchiesta, sulle spalle di un uomo che ha fatto gran parte della sua carriera all'interno dei consigli di amministrazione degli Enti di Stato, era evidentemente ancora troppo forte. Per questo ha deciso di uscire di scena. Un'altra vittima di «Mani pulite», dirà qualcuno riferendosi all'elenco degli indagati-suicidi che si allunga. In casa Castellari, la moglie, i figli e il nipote arrivato da Milano non appena saputo della scomparsa dello zio, non si aspettavano niente di quello che è successo. «In questo periodo era ovviamente preoccupato - riferisce il nipote Andrea -, ma si trattava di un'agitazione contenuta. Mio zio era un uomo solo e un po' teso, ma sostanzialmente sereno». Un'agitazione normale, insomma, per uno che si ritrova sotto inchiesta con l'accusa di aver saputo e in qualche modo coperto un affare di migliaia di miliardi in cui c'è odore di tangenti. Nelle lettere lasciate alla famiglia e agli amici, spiega il suo avvocato Luigi Di Majo, Castellari ha scritto che non voleva «sottostare al ricatto». Di chi e per che cosa, però, non è ancora chiaro. E poi le ultime volontà: «Desidero che nessuno, salvo i miei familiari, sia presente ai miei funerali. Desidero essere sepolto a Sacrofano». In casa Castellari la lettera l'hanno letta subito, giovedì, ma hanno sperato che non fosse vero, che l'alto funzionario si fosse solo allontanato per qualche giorno. Hanno avvisato la polizia, chiedendo però di non rivelare la notizia della scomparsa, finché ieri non è stata ritrovata l'auto abbandonata. Dentro c'era la borsa di Castellari e altri oggetti. Dell'uomo, nessuna traccia. «In pratica oggi ricerche non ne sono state fatte - continua il nipote Andrea -, dobbiamo aspettare domani». Castellari aveva lasciato la direzione generale delle Partecipazioni statali nel luglio scorso, con qualche polemica per la mancata nomina alla guida di uno degli Enti di Stato destinati a diventare società per azioni. Quanto alle carte scomparse dal ministero e trovate in casa sua aveva detto: «Ho conservato fotocopie e non originali di alcuni atti conservati nell'archivio della direzione degli Affari economici. In piena coscienza posso affermare che all'atto delle mie dimissioni i fascicoli erano al loro posto, in particolare quello riferibile alla vicenda Enimont». Giovanni Bianconi l
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