Amato ci ripensa e chiede la fiducia di Alberto Rapisarda

Oggi il presidente del Consiglio parla alla Camera: «Terrò duro finché ne vale la pena» Oggi il presidente del Consiglio parla alla Camera: «Terrò duro finché ne vale la pena» Amato ci ripensa e chiede la fiducia La de voterà ma sulle privatizzazioni scoppia la rivolta Il psi freddo con Palazzo Chigi, Segni: referendum subito ROMA. Contrordine. Giuliano Amato ha cambiato idea e ora vuole che i suoi irrequieti alleati gli certifichino l'appoggio con un voto di fiducia. «Si continua a parlare di governi che potrebbero essere più utili, creando una situazione nella quale il governo che c'è è costretto ad operare in una situazione di permanente incertezza. Questo non danneggia il governo, ma danneggia il Paese». Questa la spiegazione ufficiale del presidente del Consiglio che ha poi detto: «Terrò duro finché ne vale la pena». Si andrà di fretta. Oggi, alla Camera, Amato pronunzia il suo discorso. Domani otterrà la fiducia che appare scontata, malgrado la rivolta dei de contro il decreto che ha tolto al ministro Guarino le competenze sulle privatizzazioni, e malgrado lo «scontento» di una buona parte dei socialisti, delusi per il risultato del «rimpasto». Al momento della conta de, psi, psdi e pli dovranno chinare il capo e votare «sì», perché non hanno alternative. Un voto che, fatto non secondario, certificherà che questo governo continua ad avere una sua maggioranza in Parlamento e quindi non è il «governo del presidente». Conclusione che farà sicuramente piacere al presidente della Repubblica, il quale si è visto accusare di dare un appoggio eccessivo ad Amato. «Ma cosa sta facendo il presi- dente della Repubblica? Sta dicendo a tutti quello che ho detto io un minuto fa - ha spiegato Amato -. E' in grado il Parlamento di dare una alternativa ("immediata porta aperta" dice il capo dello Stato)? Se no, ecco qua il governo che c'è». La richiesta di fiducia conferma, anche, che la caccia democristiana all'accordo col pds è chiusa. Tra sabato e domenica Mino Martinazzoli ha fatto l'ultimo tentativo per convincere Occhetto a dare una mano per formare un nuovo governo e ne è uscito con la convinzione che quella via è sbarrata. «Per fare una transizione c'è bisogno di qualcuno che transiti. Io me la prendo con chi dice di voler fare la transizione e poi non transita» ha detto a proposito del pds, visibilmente deluso e scontento. Anche irritato perché Occhetto ha rivelato il contenuto dei loro colloqui riservati, confermando che la de proponeva un governo guidato da Mario Segni o Romano Prodi. Questa mancanza di discrezione il segretario della de l'ha valutata come una mossa voluta e quindi una porta sbattuta in faccia. Finito su un binario morto il tentativo di formare un governo con più ampio appoggio, sta ora prevalendo la volontà di arrivare il più presto possibile ai referendum. Già ci pensava Scalfaro. Ieri lo ha chiesto il comitato di Segni e il pds. Il segretario del psdi, Vizzini, ha parlato anche della data: il 18 Aprile. Da qui ad allora non dovrebbero esserci problemi per il governo Amato, salvo «sorprese» dal lato magistatura. La discussione col pds potrebbe riprendere dopo, almeno per approvare la riforma elettorale. Poi si andrebbe a votare ad ottobre. Ma de e psi, pur votando la fiducia, sono sul piede di guerra. Lo scudo-crociato ce l'ha col decreto che ha dimezzato i poteri del ministro Guarino. «La fiducia al governo è una cosa distinta dal decreto sul riordino delle partecipazioni statali che, come qualsiasi decreto, seguirà il suo iter parlamentare» fa sapere Martinazzoli, attraverso il capo della sua segreteria, Castagnetta E' una esplicita dichiarazione di guerra contro questo decreto che ha fatto insorgere per primo l'ex ministro Pomicino: «E' un decreto che molti ritengono che debba essere bocciato». Il psi ce l'ha direttamente con Amato. «Dalla freddezza verso il governo si è passati al freezer» ha assicurato Lelio Lagorio. E La Ganga: «Siamo sconcertati». Quel che preoccupa i socialisti un po' di tutti i colori è che questo governo sembra sempre più distante dagli interessi dei ceti rappresentati da un partito di si¬ nistra. Fatto che penalizzerebbe pesantemente il psi in caso di elezioni anticipate. C'è chi ha proposto di non votare la fiducia, chi di astenersi. Amato si è incontrato col segretario Benvenuto il quale gli ha chiesto di «aggiornare» il programma con un «rafforzamento degli ammortizzatori sociali» a favore dei disoccupati e con precisi impegni per la riforma morale in vista del dibattito dell'8 Marzo. Il psi voterà «una fiducia tecnica», spiegando però che non è più a scatola chiusa ma è data solo sui singoli impegni che il governo prende. Alberto Rapisarda Il presidente del Consiglio Giuliano Amato ha chiesto la fiducia: se ne discute da oggi

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