«Ma io ringrazio gli alpini del Sud»

La Lega: troppi meridionali con la penna nera. Rigoni Stern: cari lumbard, sbagliate La Lega: troppi meridionali con la penna nera. Rigoni Stern: cari lumbard, sbagliate «Ma io ringrazio gli alpini del Sud» ALPINI terroni? Disegni oscuri? La paura dei consensi alla Lega Nord fa addirittura cambiare tradizione agli alpini? Così interrogano tre deputati della Lega, Padovan, Rocchetta e Farassino. E questo perché, secondo loro, con il nono scaglione 1992 sono «stati arruolati in massa giovani pugliesi, campani, calabresi e siciliani in un battaglione fucilieri di stanza a Chiusaforte, in provincia di Gorizia». Ma dei tempi passati ben ricordiamo con affetto quegli alpini abruzzesi e molisani del battaglione Aquila che con rispetto davano del TU anche al comandante di reggimento, ma che con la neve e la montagna se la cavavano al pari dei valdostani. E che bravi sciatori! Che portatori infaticabili! Generosi e sinceri come i contrabbandieri valtellinesi. Ufficiali terroni negli alpini ne abbiano conosciuti molti: siciliani piccoli e tenaci, che non bestemmiavano mai ma che con i soldati più forti volevano far vedere fin dove arrivava la loro resistenza. E un nobile napoletano impeccabile nella montura che voleva imparare, e lo imparò, il dialetto bergamasco; e gli alpini che ai suoi modi gentili ridevano allegri, gli volevano un bene dell'anima. Ai miei tempi erano questi i meridionali. Nella Prima Guerra Mondiale, quando dopo le battaglie dell'Alto Isonzo, del Pasubio, degli Altipiani, dell' Ortigara i nostri battaglioni «città», «monte» e «valle» erano stati dissanguati, vennero rinforzati con montanari del Sud. Ai tempi della Seconda Guerra Mondiale erano invece abbastanza numerosi i sottufficiali che nel regio esercito, specialità alpini, venivano volontari dalle regioni del Sud, persino da città di costa. Era una scelta di vita, come un tempo l'emigrazione. Un lavoro. E ricordo colleghi sardi di poche parole e di grandissima onestà, napoletani estroversi e allegri, pugliesi testardi e tanti di loro sono caduti sui monti della Grecia e dell'Albania, nei Balcani, in Russia e sì, signori della Lega, anche nella Resistenza. E poi non capisco questa interrogazione al ministro della Difesa: il dorso dell'Appennino, dal Colle di Cadibona fin giù all'Aspromonte non è montagna aspra, nevosa e gelida? E chi ci vive non può essere un buon montanaro? (E pure ci sono i lupi e gli orsi). Anche le Madonie sono montagne di rispetto, e pure il Supramonte. Perché quei ragazzi, se lo vogliono, non possono essere alpini? Italiani come i montanari delle Alpi? Ma dopo questo un'altra cosa c'è da dire: a destinare i Corpi non sono le Commissioni di Leva ma un grande elaboratore elettronico che sta a Roma, al ministero. In una caserma della Brigata Cadore ho incontrato alpini veneti la maggior parte dei quali erano di pianura e so di montanari che sono stati mandati a Roma o più giù. Ritornando a quell'interrogazione dei deputati della Lega, vorrei far notare che nell'organico degli alpini non esistono «battaglioni fucilieri» e che Chiusaforte non si trova in provincia di Gorizia ma di Udine, nel Canale del Ferro, verso Pontebba. Almeno, prima di dire sciocchezze, leggessero la carta geografica d'Italia. Mario Rigoni Stem

Persone citate: Farassino, Mario Rigoni, Padovan, Rigoni Stern, Rocchetta