Il re della Cinémathèque «Cacciamo i politici dal tempio del cinema»

Intervista al direttore Paini Intervista al direttore Paini Il re della Cinémathèque «Cacciamo i politici dal tempio del cinema» L TORINO OBERIAMOCI dai politici e restituiamo i musei a gente che se ne intende d'arte». La ricetta è semplice, efficace. In Francia ha dato ottimi risultati. Lo assicura Dominique Paini, 46 anni, da due direttore della Cinémathèque Francaise, il tempio mondiale della celluloide fondato da Langlois, dove si sono formati registi come Truffaut e Godard. Paini ha studiato pedagogia e arte, è stato produttore e distributore (di Garrel e Straub), ha fatto il critico, ha diretto la sezione audiovisivi al Louvre. E' passato a Torino per inaugurare una rassegna al «Centro Culturel» che compie 40 anni. Paini adora Rossellini, Bresson, Godard, ha accettato di dirigere la Cinémathèque a condizione di avere carta bianca. «Dopo la morte di Langlois, nel '77, c'era il caos. La cineteca era come, una vecchia principessa un po' svampita che tutti vogliono circuire. Molte persone si sono battute per avere il potere. Finta democrazia, anarchia, politici che ficcavano il naso nella programmazione culturale. Per cominciare a lavorare correttamente abbiamo dovuto fare piazza pulita». Agli «amici» del Museo del cinema torinese un consiglio: «Chi comanda deve essere un esperto di cinema». La Cinémathèque \ Francaise è stata fondata nel '36. Possiede 40 mila film e ogni anno ne restaura 150 (quanti ne vengono prodotti normalmente in Francia). Ha 200 mila spettatori e un budget di 32 milioni di franchi (20 milioni dallo Stato, gli altri da privati e sponsor). E' sostenuta da produttori, autori, amici, collezionisti, ladri di copie. Da anni concilia il restauro delle pellicole con le normali proiezioni. «Sono fedele all'idea di Langlois che sognava un museo aperto alla gente, un, luogo di memoria ma anche di festa, n pubblico entra la mattina per visitare la mostra sui pionieri, vede qualche cortometraggio del muto, si siede alla caffetteria, consulta pubblicazioni in biblioteca, cena nel ristorante, e alla sera vede un film recente». Il sogno di Langlois, se il ministro manterrà gli impegni, si realizzerà meglio nel nuovo Palais de Tokyo pronto nel '95. La Cinémathèque, sotto la spinta decisiva di Paini, è ora una grande officina: ha una collana di libri, una rivista, organizza convegni, aprirà una scuola di cinema. «Grazie alla Cinémathèque di Langlois, tutta la Francia è diventata un'immensa cineteca: ogni anno ci sono 400 festival, rassegne, Convegni. Il cinema è sempre più vivo. In questo clima di euforia la Cinémathèque ha senso solo se orienta e forma il gusto con le sue rassegne. Quando nacque il Louvre, il primo museo del mondo, l'idea di "conservare" non era affatto importante: il suo ruolo era quello di educare. La parola d'ordine di un museo del cinema deve essere "conservare per mostrare". Fino a qualche anno fa, la priorità era salvare più film possibili dallo sbriciolamento. Oggi possiamo finalmente programmare il restauro». La Cinémathèque sta per finire il recupero dei film dei Lumière (oltre 4200) in collaborazione con l'Archivio di Stato («dopo anni di rivalità abbiamo firmato la pace: lavoriamo insieme»). Tra gli ultimi «salvataggi», 30 film di russi esuli a Parigi negli Anni 20 dopo il golpe bolscevico, come Volkof, Touriansky, autori di un cinema antirivoluzionario, esotico, pieno di principi, perle, abiti preziosi. Una particolare attenzione - nuova per un museo - è rivolta al porno, più esposto alla consumazione, data la sua eterna clandestinità. «L'archeologia del cinema è legata a immagini proibite di "case chiuse", di amplessi e donnine. Perché la storia del cinema è fondamentalmente una storia del sesso. Esistono film d'autore, come Man Ray, o semplici dilettanti voyeur. Un'opera pornografica clandestina ha per me lo stesso valore di un grande artista. Strapperemo 'all'oblio anche ciò che la morale ha condannato». Bruno VentavoR

Luoghi citati: Francia, Parigi, Tokyo, Torino