E la Chiesa anglicana difende i topolini

In Inghilterra, si tuffano in acqua e annodano le lenze Teologo contro l'uso di cavie brevettate E la Chiesa anglicana difende i topolini Creati apposta per contrarre il cancro «Mai accaduto nella storia dell'etica» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un noto esponente della Chiesa anglicana scende in campo in difesa di un topo. Sarebbe una «violazione dei principi cristiani», sostiene un teologo dell'università di Oxford, sancire con un brevetto scientifico lo «Harvard Oncomouse», il topolino oncologico creato dall'Università di Harvard e la cui caratteristica principale è di essere geneticamente strutturato per ammalarsi di cancro. Il metodo per la trasformazione dell'embrione, già brevettato negli Stati Uniti e ora utilizzato dalla Du Pont per produrre intere generazioni di quei topolini destinati a importanti ricerche, è ora all'esame dell'Ufficio europeo dei brevetti. Ma la vicenda indigna Andrew Linzey, professore di teologia al Mansfield College: «Abbiamo toccato il fondo» afferma. Se il brevetto sarà concesso, come è probabile, quella decisioine «segnerà il livello più basso che l'uomo abbia attribuito a un animale nella storia dell'etica europea». Il topolino con il cancro nacque, con la condanna già scritta nelle sue cellule, nel 1985. Gli scienziati dell'Università di Harvard, da tempo impegnati in una diffìcile gara con numerosi altri gruppi di ricerca, erano riusciti con una nuova tecnica a inserire geni oncologici nel Dna di alcuni embrioni di topo. Ne erano risultati topolini con una propensione naturale a contrarre il terribile male, utilissimi e anzi indispensabili per poter approfondire gli studi su quella malattia e cercare di trovare un rimedio per l'uomo. E infatti, da allora, grandi progressi sono stati compiuti in numerosi centri di ricerca grazie anche al sacrifìcio del topolino fatto nascere per poter morire in laboratorio. «Siamo in un vicolo cieco umanistico», sostiene il professor Linzey, spalleggiato nella sua campagna da numerosi alti esponenti della Chiesa anglicana e che si sta adoperando per un pronunciamento ufficiale da parte dell'arcivescovo di Canterbury: «E' un vicolo in cui tutti i limiti imposti da Dio sono scomparsi. Non sta a noi dominare e controllare il mondo, ci sono limiti morali a quanto possiamo fare con il creato. Noi, infatti, siamo creature e non creatori». Non è un atteggiamento cristiano credere che la natura attorno a noi sia a disposizione dell'uomo, per farne ciò che meglio crede: «Quella, semmai, è una visione ellenistica, respinta dalla cristianità». Non sembra tuttavia che la condanna del teologo di Oxford, anche se riuscirà a smuovere i lenti ingranaggi dell'ufficialità religiosa anglicana, possa avere un effetto determinante sulle decisioni dell'Ufficio dei brevetti. Se il pubblico o la Chiesa vogliono obiettare alla ricerca scientifica su basi etiche, ha affermato ieri un portavoce di quell'ufficio, sono liberissimi di farlo: «Ma il modo giusto - ha aggiunto - non è attraverso l'ufficio brevetti». Un articolo della Convenzione europea proibisce la concessione del brevetto a invenzioni il cui sfruttamento rappresenterebbe un pericolo per la morale o per l'ordine pubblico. Ma il brevetto di nuovi organismi viventi non solleva alcuna questione morale: si limita infatti a conferire all'inventore un monopolio temporaneo sullo sfruttamento della sua invenzione. Se il brevetto fosse rifiutato, nel caso dei topolini oncologici, «ciò non impedirebbe alla Du Pont di produrre e vendere tali animali, ma semplicemente consentirebbe a chiunque altro di fare lo stesso». [f. gal.] Un topo da esperimenti

Persone citate: Andrew Linzey, Linzey, Mansfield, Pont

Luoghi citati: Londra, Oxford, Stati Uniti