«Via i mercanti dal tempio»

«Via i mercanti dal tempio» «Via i mercanti dal tempio» / vescovi approvano Saldarìni Bianco (de): bisogna distinguere ROMA. «Fuori i mercanti dal tempio», ha detto domenica l'arcivescovo di Torino Giovanni Saldarmi, invitando i politici invischiati nello scandalo delle tangenti a farsi da parte. E ieri la maggior parte dei vescovi si è. schierata al fianco del prelato torinese, a patto che «siano evitati i giudizi sommari». «Quell'appello era necessario - dice da Ivrea monsignor Luigi Bettazzi -. Per ridare fiducia ai cittadini, per far sì che arrivino uomini nuovi a partecipare alla ricostruzione». E monsignor Ersilio Tonini replica da Ravenna: «Il discorso del cardinal Saldarìni è molto ragionevole - dice -. Sottolinea il bisogno di fare giustizia e quello di risanare il Paese rispettando il diritto all'onore. Una scomunica? Assolutamente no, quella viene data davanti a fatti della massima gravità. Non dico che la disonestà non sia un peccato, ma la scomunica è un'altra cosa». Più drastico monsignor Pietro Nonis, vescovo di Vicenza. «Chi è investigato non ha la coscienza tranquilla e si deve mettere da parte», avverte. Ma non basta: m un clima dì «emergènza morale» emarginare i corrotti non è più sufficiente, bisogna cambiare le regole in maniera più profonda: «Se non saranno varate al più presto le riforme istituzionali è possibile che forze occulte minaccino il sistema democratico - continua -. E' impensabile che sulle ceneri del passato possa nascere un mondo nuovo. C'è un'illusione di fondo, quella che per cambiare le cose basti cambiare le persone e le strutture. Ma il cuore dell'uomo è sempre lo stesso, luogo di ombre e di luci. Se non cambierà il cuore, i rapinatori di oggi saranno subito sostituiti dai rapinatori di domani...». Anche il vescovo di Padova, monsignor Antonio Mattiazzo, ha tuonato contro corrotti e cor¬ ruttori, prima ancora di Saldarìni: «Sarebbe bene che si mettessero da parte non solo coloro che sono penalmente responsabili, ma anche quanti li coprivano - aveva detto qualche giorno fa -. Chi governa e amministra in nome e al servizio della comunità e del bene comune ha bisogno di autorevolezza morale. Altrimenti diventa difficile chiedere alla gente i sacrifici necessari». All'«andatevene» dei vescovi, fa riscontro la perplessità dei politici. «Il problema non è cacciare i tangentocrati, ma distinguere - dice Gerardo Bianco, capogruppo democristiano a Montecitorio -. Altrimenti si rischia di fare di ogni erba un fascio. E' vero, ci sono state la corruzione, la concussione, le tangenti nell'amministrazione pubblica. Ma il finanziamento illecito della vita politica è stato reso necessario da una legge sbagliata e ipocrita». Sulla stessa linea Maurizio Pagani, socialdemocrtaico e ministro delle Poste: «Che la Chiesa intervenga su Tangentopoli mi pare normale -dice -: quando gli altri poteri sono deboli, è chiaro che il magistero morale si fa più forte e occupa anche lo spazio della politica. Tuttavia mi sembra il caso di distinguere caso per caso. Altrimenti c'è il rischio che chi ha scrìtto una lettera di raccomandazione sia messo sullo stesso piano di chi ha intascato qualche miliardo di tangenti». Ma i prelati non fanno distinzione di «qualità». Per loro, l'unico rischio da evitare è la giustizia sommaria: «Prima di condannare qualcuno bisogna aspettare che sia la magistratura a dirlo in via definitiva», ammonisce Ernesto Vecchi, vicario del cardinal Biffi a Bologna. Bisogna verificare la responsabilità giudiziaria. Ma dopo, e a qualsiasi livello, il corrotto deve mettersi da parte». [r. i]

Persone citate: Antonio Mattiazzo, Ernesto Vecchi, Ersilio Tonini, Gerardo Bianco, Giovanni Saldarmi, Luigi Bettazzi, Maurizio Pagani, Pietro Nonis

Luoghi citati: Bologna, Ivrea, Padova, Ravenna, Roma, Torino, Vicenza