Jean Arp alla mercé del caso
Torna a Torino Torna a Torino JeanArp alla mercé del caso ~^m\ TORINO IN quale maniera Jean I Arp, il famoso artista alI saziano fondatore con *l Hugo Ball e Tristan Tzara del movimento Dada a Zurigo nel 1916, abbia sperimentato e fatte proprie le leggi del «caso», ci è narrato nelle cronache del tempo di Hans Richter. Nel 1917, insoddisfatto di un disegno, Arp lo fece a pezzi, gettandolo sul pavimento; e lì ebbe la folgorazione: il caso aveva disposto i brandelli di carta nel migliore modo possibile, e a lui non restò che incollarli sul foglio in quell'ordine. Da quell'esperienza, non soltanto per Arp, ma per tutti gli artisti Dada (e per i surrealisti) il caso divenne la «bussola» del movimento, e il nuovo stimolo della creatività. Per Arp, fu un'esigenza fondamentale, quasi religiosa, che percorse tutte le complesse vicende della sua vita. Attraverso il caso, egli ritrovò e raggiunse la spontaneità, la poesia profonda, e soprattutto, la magia primitiva dell'opera d'arte; gli si aprì la possibilità di usare e accostare materiali inusuali, diversissimi (legno, carta, stoffa), e di oltrepassare la barriera tra pittura e scultura. Un itinerario affascinante attraverso 40 sue bellissime opere, comprese tra il 1932 e il 1966, anno della sua morte, ci è proposto fino al 27 marzo dalla Galleria Narciso che, con felice scelta, ha ricostituito la mostra dell'artista già allestita nella stessa sede nel 1968 (la prima allora in Italia) ricorrendo per la maggior parte delle opere esposte al prestito di collezioni private italiane. Nei grandi Rilievi in legno o alluminio esposti, che rimandano ai primi eseguiti nel 1917, come nei collages delle Carte strappate e delle Costellazioni, le forme astratte di tipo organico trovano il loro preciso e folgorante assetto in virtù dell'esperienza del caso, dettato dall'Inconscio, come Arp ha rivelato in un suo scritto: «La legge del caso, che racchiude in sé tutte le leggi e resta a noi Incomprensibile come la causa prima onde origina la vita, può essere conosciuta soltanto in un completo abbandono all'inconscio». Sono forme purissime, che attingono la loro essenza prima dalla natura vegetale, al cui ordine e misura l'artista anelava. Oltre i Rilievi, le ceramiche, i guazzi, gli oli, i disegni esposti dai titoli poetici come Conchiglia-nuvola, Nuvola-sguardo, Costellazione vegetale, rivelano la sua volontà costruttrice, l'aspirazione a un'armonia originaria e universale che, secondo le sue parole, avrebbe potuto ristabilire «l'equilibrio tra il cielo e l'inferno». Salda e ampia la sua cultura europea, che va dalla frequentazione di Kandinsky alla partecipazione, giovanissimo, a Monaco a mostre del Blaue Reiter nel 1912, dalla collaborazione con Dada a Zurigo e poi a Colonia con Max Ernst, all'adesione al gruppo surrealista di Bréton nel 1925, fino alla cooperazione con Van Doesburg e «De Stijl» negli Anni 30. Attraverso le leggi del caso e dell'automatismo psichico, Arp ha esplorato, come Duchamp, il campo dell'analogia e delle libere associazioni, testimoniato dalla sua produzione poetica; nel campo della scultura, dopo il 1935, come negli splendidi esemplari di bronzo esposti, le forme astratte mediano dalla natura il concetto di metamorfosi e di crescita organica. Completata da un catalogo a cura dì Marzio Pinottini, con precise schede e biografia di Luigi Cavadini, per 11 carattere di internazionalità, la mostra si colloca a buon diritto nell'ambito delle manifestazioni intorno a «Torino e le arti 1950-1970», aperta al Castello di Rivoli. Mirella Bandirli
Persone citate: Duchamp, Hans Richter, Hugo Ball, Kandinsky, Luigi Cavadini, Marzio Pinottini, Max Ernst, Reiter, Tristan Tzara, Van Doesburg
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