Critici inglesi in rivolta «Stupidi giovani artisti»

Attacchi pesanti alle esposizioni pubbliche o private: «Sono cose noiose e senza senso» Attacchi pesanti alle esposizioni pubbliche o private: «Sono cose noiose e senza senso» Critici inglesi in rivolta «Stupidi giovani artisti» "7^1 OSA sta succedendo al1 ' l'arte inglese? Da qualI che settimana a questa 1 i parte la critica pare averne fatto il bersaglio di frecciate assai velenose e più che esplicite. A leggere la maggior parte dei quotidiani, infatti, dal «Sunday Times», all'«Evening Standard», all' «Observer» (ma anche Radio 4), gli aggettivi con cui la giovane arte inglese viene descritta dai critici sono soprattutto questi: «senza senso», «noiosa», «stupida», «arte da pubblicitari». Quest'ultimo insulto è rivolto, nient'affatto velatamente, al più grande collezionista di arte contemporanea a Londra, Charles Saatchi, fondatore, con un fratello, dell'agenzia pubblicitaria «Saatchi and Saatchi» e della «Saatchi Collection» dov'è in corso la mostra «Giovani artisti inglesi oggi 2», al centro della controversia. Particolarmente incriminata - quando non elegantemente presa in giro da William Feaver sull'«Observer» - è l'opera «Very Own 8» del ventinovenne Marc Quinn, un calco in latex della testa del suo stesso autore, riempito con otto pinte del suo sangue congelato. L'opera, che si conserverà solo finché il freezer che la contiene sarà tenuto acceso, ha subito trovato in Saatchi un entusiasta acquirente appena esposta qualche mese fa alla «Grob Gallery» nel West End di Londra. Dopodiché Saatchi ne ha fatto l'attrattiva principale della sua mostra dedicata ai giovani inglesi «che offre ai visitatori un notevole svago gratis per il fine settimana», ironizza Feaver. Ma l'opera di Quinn non è che l'inizio di un percorso, in cui Sarah Lucas offre, con «Two fried eggs and a kebab», un tavolo di legno con sopra due uova fritte (seni) e una piadina ripiena di montone (genitali) al pùbblico ludibrio. Né le opere di Mark Wallinger o di Rose Finn-Kelcey hanno ottenuto maggior favore in una mostra che in realtà sembra riflettere un problema di credibilità molto più vasto. Perché quando il critico Brian Sewell sull'«Evening Standard» scrive che «nei suoi intenti e nei suoi scopi l'arte è morta stecchita. E tutto quel che faccio io è dare un calcio al cadavere di tanto in tanto», non si riferisce solo alle operazioni culturali di Saatchi, ma a mostre pubbliche come «Doubletake» al «South Bank», che sconsiglia addirittura di andare a vedere. Oppure alla rassegna «Art '93» del mese scorso, ribattezzata da «Daily Telegraph» «Artless Britain '93», cioè «la non arte della Gran Bretagna 1993». Poi c'è anche il piccolo scandalo del Premio Barclays per i Giovani Artisti, nella cui selezione di opere hanno trovato posto anche due copie di Dalì realizzate dal giovane Glenn Brown (rimosse per un ovvio problema di diritti d'autore), e una stanza di Georgina Starr riempite di «banalità registrate». Se a questo si aggiunge che un dipinto «astratto» di una bambina di quattro anni è stato selezionato per un'importante mostra dalla Manchester Academy of Art, i sospetti dei critici cominciano a trovare qualche effettivo fondamento. «Per molto tempo sono stato una voce isolata dal coro», dichiara il critico più agguerrito Brian Sewell. «Ma quel che è interessante è l'improvviso mutamento di opinione di gran parte dei critici che fino a ieri sostenevano questo tipo di opere. La sensazione generale è che alla gente sia venuta a noia la povertà e la mancanza d'inventiva della nostra arte, che ricicla vecchie, stiracchiate idee degli Anni Sessanta e Settanta». Sewell prosegue accusando proprio Charles Saatchi e la sua «incapacità di distinguere un'opera d'arte, unita al suo cinismo commerciale», di molti degli eccessi dell'arte degli Anni Ottanta che avrebbero portato a tutto questo. Ma mentre Saatchi rifiuta di replicare alle accuse, Sarah Kent, curatrice del catalogo della mostra incriminata alla «Saatchi Collection» e giudice del Premio Barclays, risponde senza un'ombra di flemma: «Mi piacerebbe scavare una fossa bella profonda e seppellirci dentro i critici». Marc Quinn, intanto, il giovane della testa piena di sangue congelato, si butta in una comprensibile difesa nel ruolo di grande promotore dell'arte di Charles Saatchi e accusa il resto dell'Inghilterra d'invidiare chi ha successo. Tutte queste persone, secondo lui, quando si parla d'arte pensano in realtà «ma perché non ti trovi un vero lavoro?». Livia Manera Teste in latex piene di sangue uova fritte e piadine di montone A un concorso premiato per errore quadro astratto di una bimba di 4 anni ^»>:->:::::::::::--:::: «Very Own 8», la testa dello scultore Marc Quinn: il calco in latex è riempito con otto pinte di sangue, congelato Il pubblicitario Charles Saatchi, fondatore con il fratello della «Saatchi and Saatchi», è il più grande e discusso collezionista di arte contemporanea

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