Note di libertà oltrecortina
CAPITALISMO VIA ETERE Naie di libertà oltrecollina Record di ascolto (clandestino) nell'era Breznev CAPITALISMO VIA ETERE NEW YORK NOSTRO SERVIZIO E così fra un po' gli accaniti ascoltatori di «Radio Free Europe» e di «Radio Liberty» resteranno orfani. Per decenni l'ascolto clandestino di queste due emittenti è stato rischiosa trasgressione e vanto, rispetto di una specie di moda e fonte insostituibile di informazione, lotta alla solitudine e speranza di cambiamento. Incidentalmente, l'attività di quelle radio serviva anche ai potenti del mondo, quando le superpotenze erano due, per mandarsi i loro messaggi cifrati: a seconda di quanto le loro trasmissioni venivano «di¬ sturbate», per esempio, si poteva stabilire come con un termometro fino a che punto i sovietici erano arrabbiati con gli americani. Ora non ce n'è più bisogno, e per di più i problemi di bilancio incalzano. Perché continuare a spendere tanti soldi, si sono detti gli uomini di Bill Clinton, se non c'è più tornaconto? Le notizie, ormai, i cittadini dell'ex Urss le trovano sui propri giornali che vanno a frugare negli archivi del Kgb, non c'è nulla di cospirativo nell'ascoltare gli stringati riassunti che vengono trasmessi. Da anni succedono tante cose per le quali è il caso di scomodare il termine «svolta storica», ed anche la fine di queste due radio a suo modo lo è. Radio Free Europe fu fondata nel 1951, trasmetteva in tutti i Paesi che alla fine della guerra, si erano trovati nella «sfera di influenza» sovietica ed aveva ottenuto i finanziamenti necessari direttamente dalla Cia, che aveva sentito il bisogno di qualcosa di più «politicamente mirato» della vecchia «Voice of America», in funzione sin dal 1942, la quale però dedicava molto del suo tempo alla «penetrazione culturale», con molto rilievo alla musica, all'intrattenimento, all'«american way of life». I risultati (o comunque quelli che furono vantati come tali) non si fecero attendere. I moti in Polonia e in Germania orientale del 1953 convinsero la Casa Bianca di allora che la fornitura quotidiana in lingua locale di notizie che i governi di quei Paesi negavano era un'ottima cosa e decisero di creare anche «Radio Liberty», destinata a colpire direttamente il cuore del nemico, vale a dire tutte le Repubbliche sovietiche più l'Afghanistan. Nell'Ungheria del 1956, i rivoltosi venivano aggiornati continuamente da Radio Free Europe; del «rapporto Krusciov» sui crimini di Stalin, sempre nel '56, i cittadini sovietici ebbero una completa informazione da Radio Liberty. Nella plumbea Mosca di Leonid Breznev, l'ascolto di quella radio era una specie di rito fra i confusi dissidenti (anche se qualche volta le notizie erano false, come quella sulla morte di Breznev medesimo, che veniva diffusa ogni tre o quattro mesi affinché fuori si potesse fare qualche speculazione di Borsa), e quando in Polonia, dagli scioperi ai cantieri Lenin di Danzica emerse un leader di nome Lech Walesa che tutti gli inviati americani volevano intervistare, il boccone più ghiotto che lui offriva in pasto era l'affermazione di essersi «formato» ascoltando Radio Free Europe. Franco Fattarelli
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