Tangenti Enel l'Edera nella bufera
A San Vittore Giorgio Medri, già capo della segreteria del pri. Oggi si sposa sua figlia A San Vittore Giorgio Medri, già capo della segreteria del pri. Oggi si sposa sua figlia Tangenti Enel, Fiderà nella bufera Per Corra ilpm ordina: 90 giorni di carcere preventivo MILANO. Che giornata, ieri a Tangentopoli: arresti, interrogatori a raffica, dalla mattina a tarda sera. Il tutto mentre si profila un duro braccio di ferro attorno a Enzo Carra, l'ex portavoce di Forlani in carcere da venerdì. Ma la vera mazzata tocca al pri di Giorgio La Malfa. Giorgio Medri. E' mattina e tira vento a Linate quando due ufficiali della Finanza avvicinano in aeroporto Giorgio Medri, ex capo della segreteria politica del pri, ex deputato dell'edera, ex segretario regionale e ora consigliere al Comune di Como. «Ci segua» dicono i due, dopo aver letto il mandato di cattura spiccato dai magistrati di Mani pulite: corruzione e violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti. «Domani - commenta Medri in arrivo da Roma - si deve sposare mia figlia...». «Già - replica nel pomeriggio il sostituto procuratore Gherardo Colombo -, ce l'ha detto lui. Noi non lo sapevamo mica che domani si sposava sua figlia...». E allora? «Vedremo» taglia corto il sostituto procuratore. Contro l'esponente del pri, che ha immediatamente dato le dimissioni dal partito, ci sono le accuse di Piergiorgio Faletti, ex pri, ex consigliere dell'Enel: a Medri, avrebbe detto Faletti, fu girata una mazzetta di 300 milioni versata dall'industriale Roberto Fochi (arrestato nella serata di sabato). E contro l'uomo di fiducia dei vertici dell'edera ci sarebbe anche la testimonianza di altri consiglieri dell'Enel. Medri smentisce e, in una lettera a La Malfa, sottolinea che «non mi sarà difficile dimostrare la mia estraneità e buona fede». «L'arresto di Medri mi provoca un forte dolore risponde a distanza La Malfa -. Mi auguro che venga provata la sua estraneità». Enzo Carra. Ormai è sicuro: sulla sorte dell'ex portavoce di Arnaldo Forlani si è aperto un nuovo braccio di ferro senza esclusioni di colpi. Novanta giorni, fino a metà maggio, potrebbe durare la carcerazione preventiva dell'esponente de. Il giudice Italo Ghitti, infatti, ha convalidato ieri l'arresto, fissando i termini massimi della carcerazione preventiva. Mariano Del Papa. E' mattina anche quando Antonio Di Pietro varca il portone di San Vittore. A lui tocca interrogare, assieme a Colombo, il direttore generale dell'Arias, Mariano Del Papa, conteso tra i magistrati di Milano e quelli di Roma che ne hanno disposto il fermo nella giornata di sabato, battendo sul tempo i colleghi milanesi. Dalla capitale giungono segnali di distensione ma oggi, quando il giudice delle indagini preliminari (probabil- mente lo stesso Ghitti) deciderà la convalida dell'arresto, ci sarà in aula anche un rappresentante della Procura romana. Conto Protezione. Continua la sfilata dei potenti di Stato di una decina di anni fa. Ieri il sostituto procuratore Maurizio Dell'Osso ha lungamente interrogato, come teste, Alberto Grandi, già presidente dell'Eni tra il maggio dell'80 e il marzo dell'82, proprio all'epoca del trasferimento dei famigerati sette milioni di dollari sul conto protezione. Quattrini versati da Roberto Calvi, allora presidente dell'Ambrosiano, come provvigione al psi per un finanziamento di 50 milioni di dollari da parte di una consociata estera dell'Eni. «Ma io - ha detto Grandi, area de e collaboratore di Enrico Mattei - ho saputo del finanziamento all'Ambrosiano solo dopo il 15 aprile dell'81 ». Quel giorno la guardia di Finanza aveva fatto irruzione negli uffici dell'ente e, per la prima volta, si sollevò un velo sulle operazioni estere del vicepresidente Leonardo Di Donna e del direttore finanziario Florio Fiorini. «Quei due - commenta Grandi - li conoscevo bene. Anzi li ho assunti io. E me ne sono pentito, altro che se sono pentito...» Sette ore di testimonianza, dalle undici all'una e poi ancora per tutto il pomeriggio, fin dopo le sette di sera. Il tutto per ricostruire, almeno da quanto si è capito, il meccanismo di finanziamento dei partiti da parte dell'Eni. Sette ore anche per capire come fosse possibile finanziare Calvi («un personaggio enigmatico - spiega Grandi che lo ha conosciuto ai tempi della Bastogi - difficile da inquadrare») per 50 milioni di dollari all'insaputa del presidente. All'epoca, ha ripetuto Grandi, strutture di controllo in pratica non ce n'erano. «Dopo la perquisizione - ha concluso l'ex presidente dell'ente petrolifero - abbiamo costituito società di trading sia in Italia che all'estero». Meglio tardi che mai. Fabio Potetti L'ex presidente dell'Eni, Alberto Grandi, interrogato dal procuratore Dell'Osso
Luoghi citati: Comune Di Como, Italia, Milano, Roma
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