UTO UGHI ESEGUE BACH Il 22 e 24 febbraio al Conservatorio in programma «Sonate» e «Partite»

UTO UGHI ESEGUE BACH UTO UGHI ESEGUE BACH 1122 e 24 febbraio al Conservatorio in programma «Sonate» e «Partite» PIERROT LUNAIRE Taverna dirige Schoenberg Fi IEDELE all'appuntamento con il pubblico, e I nonostante le difficoltà che investono ormai quasi tutte le manifestazioni culturali, l'associazione Mythos propone una nuova rassegna chitarristica, realizzata in collaborazione con l'Assessorato per la Cultura della Città di Torino. Il ciclo musicale si articola in una serie di sei concerti che vede alternarsi sul palcoscenico del Teatro Araldo e del Teatro Adua interpreti di fama consolidata e giovani artisti. Il primo a scendere in campo è il romano Lucio Dosso, vincitore ex-aequo nel 1989 del concorso Andres Segovia di Madrid: il suo concerto - lunedì 22 alle ore 21, Teatro Araldo - comprende la Fantasia-Sonata opera 22A dello spagnolo Juan de Manén, Cinque melodie venezuelane di Vicente Sojo e la famosa Tarantella di Mario Castelnuovo-Tedesco, a cui seguiranno nella seconda parte Dieci canzoni popolari catalane di Miguel Llobet e la trascinande Cordova di Isaac Albeniz. Pagine in gran parte spagnole anche per il secondo concerto - lunedì 1° marzo, ore 21 - al quale partecipa Oscar Ghiglia: per l'appuntamento, torinese, l'unico organizzato al Teatro Adua, il celebre chitarrista ha scelto di spaziare dall'austera Suite per liuto BWV995 di Bach alle seducenti sonorità dei contemporanei Ohana e Rodrigo. Dopo i concerti di Andrea Dieci (8 marzo) e Laura Mondiello (15 marzo), Claudio Tumeo proporrà una serata dedicata al liuto rinascimentale e alla chitarra nell'800 (22 marzo) nel corso della quale eseguirà pagine del XVI secolo accanto a musiche di Fernando Sor. La conclusione della breve rassegna è affidata al Trio della Camerata delle Arti che, lunedì 29 marzo, interpreterà alcune composizioni per flauto, viola e chitarra di Diaccili, David, Apostel e Dodgson. UTO Ughi torna a Torino per l'Unione Musicale ed esegue le «Sonate» e «Partite» per violino solo di Bach. Ma prima di parlare di queste sublimi pagine è opportuno riferire del calendario, che ha subito variazioni rispetto a quanto era stato annunciato. Per la serie dispari, il concerto di mercoledì 24 febbraio è confermato, mentre quello di giovedì 25 viene anticipato a lunedì 22. Tutto come previsto per la serie pari: le due serate rimangono fissate a mercoledì 3 e giovedì 4 marzo. Gli appuntamenti sono tutti alle 21 nel Conservatorio. Come sottolinea Denis Stevens, Johann Sebastian Bach «possedeva un violino ordinario valutato due talleri e un fine Jacob Steiner valutato otto talleri, che suonava quando dirigeva l'orchestra e su questo secondo strumento compì le sue meditazioni musicali quando nel 1720 compose le "Sonate" e "Partite" nella loro stesura definitiva. Riuscì a fondere insieme le basilari forme della sonata da chiesa e da camera di origine italiana con l'aulica polifonia della scuola violinistica tedesca, e se in queste sei superbe composizioni si trovano più caratteristiche dello stile organistico di quante ve ne siano nei lavori di Biber, Walther o Westhoff, l'interprete moderno ha tutte le ragioni per gioirne». Si può pensare che Bach aves¬ se scritto queste opere per proprio uso. Ma Alberto Basso osserva che il Maestro a Weimar era entrato in contatto con Johann Georg Pisende, il più grande violinista dell'epoca, che potrebbe esseme stato il destinatario originario, e con Joseph Spiess, primo Kammermusikus di Kóthen. Le difficoltà tecniche delle «Sonate» e «Partite» hanno dato la stura a discussioni sull'utilizzo d'un archetto «bachiano» ri¬ CHITARRA SEI CONCERTI Alfredo Ferrerò curvo e corto. Ma Basso nel suo «Frau Musika» della Edt ha confutato l'esistenza di un archetto simile ai tempi di Bach: «Sarebbe una arbitraria invenzione dei tempi moderni, cui avrebbero prestato fede, nel tentativo di mostrare la validità di certi esperimenti esecutivi, alcuni violinisti della nostra epoca quali Emil Telmanyi e Rolph Schroder». QUASI 70 anni fa, il 5 e il 6 aprile 1924, venne eseguito nel salone del Liceo Musicale (l'attuale Teatro Gobetti di via Rossini) il «Pierrot Lunaire» di Schoenberg e, a quanto risulta, i giornali mantennero sull'evento un ferreo silenzio. E' curioso il fatto che il brano, composto nel 1912, venne portato in tournée in varie città italiane grazie all'iniziativa di Alfredo Casella, che nei confronti di Schoenberg non era in rapporto propriamente idilliaci. Il «Pierrot» prevede, da parte del soprano, il cosiddetto «Sprechgesang» («canto parlato»), nel quale l'intonazione delle note va soltanto accennata e poi abbandonata. Ora quella pagina musicale viene riproposta per il cartellone della Rai, all'Auditorium, giovedì 25 alle 20,30 e venerdì 26 alle 21, in una serata dedicata alla musica di questo secolo sotto la direzione di Gianpiero Taverna. Prima del «Pierrot lunaire» il programma prevede i «Trois poèmes de Mallarmé per voce e strumenti» di Ravel, il «Concerto per due pianoforti soli» di Stravisnkij e il «Trio per oboe, fagotto e pianoforte» di Poulenc. I solisti saranno il soprano Luisa Castellani, Pinuccia Giarmanà e Alessandro Lucchetti (pianoforte), Francesco Pomarico (oboe), Pierpaolo Gedda (fagotto). II. o.j PER

Luoghi citati: Madrid, Torino, Weimar