Costruì la Miura per fare un dispetto di Eugenio Ferraris

Costruì lo Miura per fare un dispetto E' morto Lamborghini, un «grande» dell'auto Costruì lo Miura per fare un dispetto PERUGIA. Con la morte di Ferruccio Lamborghini - colpito, a 76 anni, da un'ischemia cerebrale la sera del 5 febbraio mentre registrava un'intervista negli studi di una televisione privata - scompare uno dei grandi nomi dell'industria automobilistica. Un personaggio assurto a fama mondiale, a dispetto dell'esordio piuttosto recente (1963) su un palcoscenico che era riservato ai Pinin Farina, ai Bertone, ai Ferrari, ai Maserati: costruttori e disegnatori di auto di razza, di macchine che hanno fatto sognare intere generazioni. Entrato nella leggenda quando era ancora in vita, si dice che Ferruccio Lamborghini - costruttore di trattori, bruciatori, condizionatori d'aria e persino di un elicottero rimasto però allo stato di prototipo - si fosse avvicinato al mondo dell'automobile per uno spiccato senso ipercritico nei confronti della produzione altrui. Nella sua scuderia possedeva, e tra l'altro ne andava particolarmente fiero, alcune Ferrari. E fu dopo una «lite» con il Dra- ke («Mi lamentai con lui perché si bruciava spesso la frizione. Mi rispose che era colpa mia, che non sapevo guidare, che me la cavavo soltanto con i trattori») che il sanguigno imprenditore decise di cimentarsi in un'impresa che a molti, compreso lo stesso Ferrari (seccato perché il «rivale» gli aveva sottratto alcuni meccanici), parve disperata. La prima automobile della produzione Lamborghini fu presentata al Salone di Torino nel 1963. Era stata battezzata con una sigla, 350 GTV: motore costruito da Giotto Bizzarrini, carrozzeria disegnata da Scaglione. Non fu accolta, a leggere le cronache dei tempi, con grande entusiasmo. Cosa che non turbò minimamente i sonni, e tantomeno i progetti, di Ferruccio Lamborghini, più risoluto che mai a proseguire in quella che sembrava una vera e propria bat- Ferruccio Lambor hini taglia personale con il Cavallino Rampante. In un anno l'industriale di Cento costruì uno stabilimento ad hoc a Sant'Agata Bolognese e presentò una nuova versione della 350, denominata 350 GT, con lo stesso motore di Bizzarrini ma con una carrozzeria disegnata dalla Touring. Da allora il marchio del toro infuriato (scelto dal segno zodiacale di Lamborghini) è comparso su automobili prestigiose, tra le quali la Miura (salone di Ginevra 1966) è senza ombra di dubbio la più conosciuta. Era, all'epoca, la più veloce gran turismo offerta sul mercato delle automobili d'elite: 290 chilometri l'ora, raggiunti con estrema facilità grazie ad un motore a dodici cilindri di quattro litri di cilindrata. La carrozzeria, filante ed aggressiva, portava la firma di Bertone. Ricordava recentemente Ferruccio Lamborghini: «Dei sei modelli costruiti, fu proprio la Miura a scatenare il massimo della follia. Ebbi delle richieste pazzesche. Frank Sinatra piombò da me, in fabbrica, con delle pelli di leopardo. Mi chiese di usarle per rivestire i sedili e volle pure lo scappamento in ottone dorato. Le pretese di Reza Pahlavi, allora scià di Persia, non furono da meno: lui ebbe la sua Miura con tutte le cromature in argento». Qualche anno fa, Ferruccio Lamborghini abbandonò le automobili e si ritirò in una tenuta in Umbria, duecento ettari che aveva acquistato con l'idea di farne una riserva di caccia per sé e gli amici. Ma poi ci aveva ripensato, e l'aveva lasciata com'era, un'azienda agricola. Nella quale si produce un vino che, guarda caso, si chiama Sangue di Miura e ha come marchio, sulle bottiglie, un toro a corna basse, pronto a caricare. Come quello che c'è sulla mitica Miura, simbolo ruggente dei ruggenti Anni Sessanta. Eugenio Ferraris Ferruccio Lamborghini

Luoghi citati: Cento, Ginevra, Perugia, Sant'agata Bolognese, Torino, Umbria