Non solo fisco per ripianare il deficit

Non solo fisco per ripianare il deficit Le condizioni dello sviluppo: tasso di cambio competitivo e costo del denaro in calo Non solo fisco per ripianare il deficit Reviglio: ci vuole una riforma del meccanismo di spesa LA PROPOSTA DEBENEDETTI LA svalutazione e l'uscita della lira dal Sistema monetario europeo hanno implicato un mutamento fondamentale nella politica economica del nostro Paese. Per la prima volta dalla metà degli Anni Settanta l'onere dell'aggiustamento dei conti pubblici si sta spostando gradualmente dalla politica monetaria alla politica fiscale. Questo riequilibrio tra diversi strumenti della politica economica è insieme auspicabile e necessario. Il peso del debito del settore statale sul Pil a fine '92 si è assestato tra il 106,5 e il 107 per cento e probabilmente aumenterà ancora nel 1993, nonostante le dimensioni della manovra di bilancio che il Parlamento ha approvato per l'anno in corso. L'azione di risanamento che abbiamo avviato deve pertanto continuare, pur tenendo conto degli aspetti congiunturali di breve periodo. Occorre arrivare, come ha ricordato Franco De Benedetti nel suo articolo su «La Stampa», a una riforma del meccanismo di spesa, per dare completezza e peso alla nuova costituzione economica avviata da questo governo. In particolare, occorre lavorare per «smontare» la crescita tendenziale delle spese pubbliche nel bilancio dello Stato. Le leggi delega, l'autonomia finanziaria degli Enti locali, la nuova legislazione sul Mezzogiorno vanno in questa direzione, ma devono essere affiancate da interventi istituzionali e legislativi che consentano un più efficace controllo della spesa e una maggior equità nella distribuzione. Il risanamento finanziario, come ha dimostrato la manovra approvata per il 1993, è un obiettivo macroeconomico che richiede interventi microeconomici e strutturali. Ma una politica fiscale rigorosa non è condizione sufficiente per lo sviluppo e la ripresa dell'occupazione, che restano gli obiettivi principali della politica economica, anche se il risanamento della finanza pubblica rimuove il vincolo alla crescita economica, come ampie esperienze di altri Paesi indicano. Se vogliamo di nuovo crescere a tassi del 3 per cento in un periodo di tempo lungo con sviluppo di tipo sostenuto dobbiamo liberarci dei vincoli esterni e interni, cioè dal disavanzo strutturale della finanza pubblica e dal disavanzo esterno della nostra economia. L'esperienza dei Paesi europei che hanno realizzato recentemente un aggiustamento fiscale suggerisce che altre condizioni, per fortuna coerenti tra loro, giocano un ruolo assai importante. Anzitutto il tasso di cambio deve restare molto competitivo, in modo che le esportazioni compensino il calo della domanda determinato dalla restrizione fiscale. Quindi il tasso di interesse deve scendere in modo da rilanciare lo sviluppo e ridurre il servizio del debito pubblico. Con un tasso di interesse al 4 per cento reale (8-9% nominale) e un tasso di crescita del 3 per cento la sostenibilità del debito nel nostro Paese sarebbe già conseguita, altrimenti l'obiettivo si allontana nel tempo nonostante i nostri faticosi sforzi e successi per registrare avanzi reali crescenti. La terza condizione, infine, è quella di un insieme di politiche reali che sostengano l'economia durante il processo di risanamento finanziario. Il successo dei sistemi economici avanzati dipende dal «mix» tra Stato, imprese e istituzioni finanziarie. Nel nostro Paese questo intreccio ha prodotto risultati altamente perversi: corruzione, inefficienza, alti tassi. Non è questa la sede per parlare di riforme istituzionali. Ma anche interventi di ca¬ rattere strettamente economico possono avviare la transizione da un sistema assistenziale-clientelare-protetto a un sistema aperto trasparente e concorrenziale. Alcune misure sono chiare e urgenti, tra queste una legislazione sugli appalti che accompagni un pacchetto di progetti infrastnitturali per l'ambiente e il rilancio degli investimenti, un insieme di interventi per riqualificare il capitale umano e agevolarne l'ingresso nel mercato del lavoro, un programma di valorizzazione del patrimonio artistico e naturale, un programma di riconversione dei grandi sistemi di servizi. Altri aggiustamenti poi dovrebbero ridurre ulteriormente gli sprechi in alcuni settori come quello della sanità. Un cenno merita anche il piano di privatizzazioni. Al di là del suo valore intrinseco per il miglioramento del sistema produttivo, le privatizzazioni rappresentano l'unico grado di libertà che possiamo concretamente usare per garantire il raggiungimento degli obiettivi di fabbisogno, nel caso ciò non si verificasse. Occorre essere consapevoli che, anche per questa loro funzione, le privatizzazioni sono nell'interesse pubblico. I primissimi dati sull'andamento della spesa e delle entrate per il 1993, di cui possiamo disporre, non sono sufficienti, né significativi, per valutare l'andamento della finanza pubblica nell'anno. I provvedimenti approvati per il 1993 faranno sentire i loro effetti a partire dalla fine di marzo. Nel corso dell'anno tuttavia l'andamento della finanza pubblica sarà sotto lo scrutinio continuo dei mercati. Occorre pertanto essere pronti a utilizzare tutti i margini e i gradi di libertà per mantenere e accrescere una credibilità che è davvero necessaria per proseguire nella discesa dei tassi e per creare le condizioni che rendano la discesa irreversibile. Franco Reviglio A sinistra la sede dei ministeri del Tesoro e del Bilancio in via XX settembre a Roma In alto il ministro Reviglio A destra Franco Debenedetti

Persone citate: Franco De Benedetti, Franco Debenedetti, Franco Reviglio, Reviglio

Luoghi citati: Roma