BELLEZZA BATTAGLIE E BEBÉ' di Pierluigi Battista

BELLEZZA BATTAGLIE E BEBÉ' BELLEZZA BATTAGLIE E BEBÉ' La «signora ben vestita» non è più il nemico Vultimo bersaglio i «padri della fallocrazia» RROMA ITA Montagnana Togliatti: «Ama molto la casa ed ha un figlio già grande». Teresa Noce Longo, la leggendaria Estella: aspira a «una serena vita familiare», ancorché compatibile «con le sue serie occupazioni». Che titanico sforzo, quello di dare un volto umano, un tratto di dimessa amabilità casalinga a quelle tetragone condottiere del distaccamento rosso femminile. E quanta voglia, nelle pagine del giornale Udì Anni Quaranta, di temperare il bigottismo, la severità spartana, la disciplina d'acciaio della donna comunista tutta d'un pezzo con un po' di vaga no¬ stalgia per l'eterno femminino, con un modello di donna certo austera e pugnace ma anche, perché no, premurosa con i figli, dedita alla famiglia, finanche non priva di una certa grazia. Lode a Rita Montagnana e Teresa Noce, «combattenti per la pace». Vigilia delle elezioni del '48: «L'aviatrice russa Eugenia Gigulenko abbraccia affettuosamente un bambino romano», annuncia la didascalia di una copertina ispirata ai canoni del più puro realismo socialista. A pagina sette una galleria di neonati paffutelli e rubicondi: sono i bambini del «Concorso per l'Angioletto della Pace». La donna dell'Udì è prima di tutto madre: «Mamme, votate contro la guerra». E prima di essere donna è una militante impegnata nella lotta di classe: «La signora molto ben vestita» ingiuriata nel 1949 è innanzitutto una nemica, altro che pensiero della differenza. «Anche Katharine Hepburn è per la pace», titola il giornale. Anche le lettrici di Noi donne sono vulnerabili al richiamo dello star system. E per battere la concorrenza dei famigerati «femminili borghesi», l'organo dell'Udì non disdegna un profluvio di rubriche «per il vostro bebé», «l'angolo delle ricette», «i consigli di bellezza» confidenzialmente firmate Grazia, Caterina, Michela, Lucia. Non si ri- spanciano suggerimenti di moda e sul modo di acconciarsi i capelli senza dover ricorrere all'ausilio di costosi parrucchieri: lavarsi la chioma «con acqua tiepida» e con frequenza quindicinale. Per essere più belle e avvenenti? No, «per avere un aspetto ordinato». Passano gli anni, ma le rivendicazioni femminili restano le stesse: lavoro, scuola, salute. Si salutano calorosamente le ragazze dell'Azione cattolica: «I nostri programmi non presentano contrasti né contraddizioni» malgrado «le parole d'odio dei vostri dirigenti». Nel '56 si affronta un tema scabroso: il controllo delle nascite. La parola «aborto» è severamente bandita e se si spezza una lancia per gli anticoncezionali è perché un responsabile controllo delle nascite mantiene «l'unità e la serenità del focolare domestico». Intanto l'Italia cambia, e l'Udi s'adegua. «Fatevi da sole il tailleur delle vacanze», annuncia civettuola una copertina della fine degli Anni Cinquanta. Le donne vogliono guidare l'automobile, «fatto acquisito tra le lavoratrici socialiste dell'Urss, della Cina e della Polonia». Le città si riempiono di antenne e su Noi donne appare un sorprendente panegirico della neonata tv: «Grazie alla televisione il mondo non sembra più irraggiungibile e i biso- gni e le aspirazioni delle donne aumentano e s'arricchiscono». Una ventata di modernità sembra piegare le pagine austere della rivista Udi. Ma con la modernità arrivano i primi segnali della rivoluzione sessuale. E Noi donne non gradisce granché. Certo, negli Anni Sessanta si scopre la pillola, furoreggiano le minigonne e sul giornale compare persino un audace titolo: «Via il reggiseno». Ma si dice anche che negli Stati Uniti è in auge «un nuovo costume sessuale di per sé discutibile». E quando Noi donne pubblica un'inchiesta sulla frigidità femminile, tra le principali cause viene annoverato il disdicevole fenomeno per cui «la verginità è considerata fuori moda come la cintura di castità» tanto che le giovani non cercano «che la prima occasione per disfarsene». Si fustiga Patty Pravo, «prodotto di laboratorio» costruito dai discografici, ma con venticinque anni di anticipo rispetto all'Unito di Veltroni appaiono sul giornale dell'Udì le «storie aziendali» del ragionier Fantozzi. Sono gli ultimi fuochi del Noi donne d'un tempo. Si esalta ancora, a dieci giorni dall'invasione sovietica della Cecoslovacchia, la compagna praghese Bozena Macharova. Ma oramai il femminismo è alle porte e il settimanale dell'Udì riempie le sue pagine di divorzio e di aborto. Teresa Noce non c'è più. E' tutto un inno alle santone del femminismo: Juliet Mitchell, Betty Friedan, Kate Milieu. «La signora molto ben vestita» non è più una nemica. Ora il bersaglio sono «i padri della fallocrazia». Pierluigi Battista

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Cina, Italia, Polonia, Stati Uniti, Urss