Amato: così rilancio il mio governo

Il presidente del Consiglio non vuol sentir parlare di crisi e ha una parola d'ordine: resistere Il presidente del Consiglio non vuol sentir parlare di crisi e ha una parola d'ordine: resistere Amato: così rilancio il mio governo Reviglio alle Finanze, ilpli boccia Aiuti alla Sanità ROMA. «Una crisi di governo? Neanche a parlarne. Intanto sostituiamo i ministri dimissionari e se nelle prossime settimane altri esponenti di governo saranno raggiunti da avvisi di garanzia, sostituiremo anche loro». Nella hall dell'hotel Plaza Gianni De Michelis, appena uscito da un colloquio con Giorgio Benvenuto, descrive qual è la posizione di Amato: resistere. In realtà, ieri il presidente del Consiglio oltre a resistere ha deciso anche di osare, o meglio, ha capito che per resistere davvero doveva osare per forza. Così, quello che doveva essere mi «rimpastino», cioè la sostituzione «tout court» dei ministri dimissionari, si è trasformato in un vero rimpasto con un obiettivo preciso: far cambiare ministero a Guarino, indicato come il responsabile del fallimento dei progetti di «privatizzazione» delle aziende di Stato. Per fare questa piccola rivoluzione, più che rischiosa, Amato si è mosso alla sua marnerà, con molta prudenza e senza strafare. Piano piano, con l'aiuto di Benvenuto ha messo su un piano che dovrebbe garantirgli la soprav- vivenza. E quando il capo del governo ha tirato le somme di una giornata di lavoro passata al telefono, tra contatti, sondaggi e consultazioni con alte cariche dello Stato, segretari di partito e possibili ministri, ha potuto mostrarsi soddisfatto con Scalfaro, malgrado alcune caselle del suo governo siano ancora senza un nome. Ieri sera, infatti, Amato ha potuto acquisire alcune certezze sia pure accompagnate da un certo riserbo de (un dato da sempre foriero di imprevisti). Intanto è riuscito ad ottenere dalla de un vicepresidente del Consiglio, il che dovrebbe rendere più affettuoso l'atteggiamento di piazza del Gesù verso il governo: a quel posto potrebbe andare o l'attuale ministro della Pubblica Istruzione Rosa Russo Jervolino, presidente della de, o Beniamino Andreatta, fedelissimo di Martinazzoli. Tutto dipenderà da come Amato deciderà di risolvere il problema principale che si è trovato di fronte ieri, cioè la nuova collocazione del ministro Guarino sostituito all'Industria da Paolo Baratta, un professore (ex presidente del Crediop) di area socialista. Guarino, come era naturale, nella giornata di ieri ha fatto le bizze e ha tentato fino all'ultimo di ottenere da Amato, che in un primo tempo voleva mandarlo alla Pubblica Istruzione, la consolazione di finire in un ministero economico. «Il fatto che sia professore - ha protestato l'attuale ministro dell'Industria non vuol dire che sono un esperto dei problemi della scuola». Il capo del governo ha deciso di mettere alle Finanze Franco Reviglio, mentre è rimasta ancora aperta la questione del ministero della Sanità: Amato ha cercato di convincere il pli (dopo il «no» del prof. Donato dell'Università di Pisa) ad accettare in quel posto il prof. Ferdinando Aiuti (massimo esperto italiano in materia di Aids), ma i liberali hanno resistito fino all'ultimo proponendo casomai, in subordine, i nomi dei professori Cazzanti e Pozzo (quest'ultimo primario dell'ospedale San Raffaele di Milano), o addirittura il ministero delle Finanze per Antonio Martino. Per arrivare a questi risultati non ancora definitivi - Amato ha dovuto sudare sette camicie. E non sempre le cose nella giornata di ieri gli sono andate per il verso giusto. Ad esempio, il presidente del Consiglio ha tentato in tutti i modi di coinvolgere nel governo «tecnici» di aree politiche che andassero oltre il quadripartito: ha fatto un sondaggio molto felpato su Cavazzutti, l'economista vicino al pds, ma senza risultati. E' stato poi più deciso nel contattare personaggi di area repubblicana per il ministero dell'Industria, come il presidente dell'Imi, Luigi Ararti, e il presidente delle Ferrovie, Necci. Ma anche in questo caso gli è andata male. Alla line si è fermato su Baratta, anche per le insistenze di Benvenuto: in questo modo, infatti, il psi riuscirebbe a riequilibrare con un professore di area socialista l'ingresso nel governo del prof. Conso, di area cattolica. Ad Amato non è andata in porto neanche l'operazione di lasciare fuori dal governo il ministro Conte, anch'egli raggiunto da un avviso di garanzia. Per andarsene Conte ha chiesto la vice¬ segreteria del psi, prendendo a pretesto anche tutte le lettere recapitate in queste settimane alla direzione del psi che chiedevano la sua nomina. Ma Benvenuto non ha voluto accontentarlo e qualcuno dei personaggi in vista del psi ha fatto notare con perfidia che quelle lettere sono partite tutte da Salerno, cioè dalla circoscrizione elettorale di Conte. In altre parole il ministro se le sarebbe spedite da solo. Amato ha però avuto dal psi una buona notizia per la stabilità del governo: Valdo Spini, che nell'ultima Assemblea nazionale era il candidato della minoranza contro Benvenuto, sarà il nuovo capogruppo dei deputati socialisti al posto di La Ganga e questa nomina potrebbe pacificare almeno in parte il confronto all'interno del psi. A ieri sera, invece, il presidente del Consiglio non era ancora riuscito ad ottenere la garanzia che i sottosegretari raggiunti da avvisi di garanzia si sarebbero dimessi e non aveva ancora trovato una soluzione al «caso» Ripa di Meana: il ministro per l'Ambiente si è dimesso dal psi ma è rimasto nel governo. [au. min.] II presidente del Consiglio Giuliano Amato «Crisi? neanche a parlarne»

Luoghi citati: Milano, Roma, Salerno