«Pennina» che passione

Breve guida all'acquisto dei pezzi più pregiati Breve guida all'acquisto dei pezzi più pregiati «Pennina», che passione Nome sostituito in anni recenti dal termine maschile pennino Prodotti in numerosi materiali, costano fino a 50 mila lire l'uno Lo si vede talvolta girare per mercatini e negozi specializzati con un catalogo sotto il braccio, pronto per la febbrile consultazione. E' r«amatore» di pennini, meticoloso, paziente raccoglitore dei più disparati esemplari. Un tipo di collezione che si va diffondendo perché non comporta eccessive spese (da poche migliaia di lire a 50 mila al massimo), è divertente e non ha fastidiosi ingombri. Il termine «pennino» è abbastanza recente. Solo 80 anni fa si chiamava «penna metallica» e negli Anni 20 si preferì il femminile «pennina». Gli appassionati più pignoli li suddividono in base all'uso, secondo i criteri un tempo seguiti dagli stessi produttori. La raccolta per marche invece può dare ampie soddisfazioni con quelle britanniche: James Perry, Gillot, John Mitchell, William Mitchell, Brandauer, Hinks Wells. Vi sono poi ottimi esemplari francesi: Blanzy-Poure, J. B. Mallat, Baignol &■ Farion e Conte. Fra i tedeschi si segnalano: Heintze & Balnkertz di Berlino, F. Soennecke di Bonn, Brause e Hermanna Mùller. Inseguire ogni produzione è difficile e diversi collezionisti si specializzano volentieri nel prodotto italiano, che dagli Anni 20 in poi si distinse con i pennini della Presbitero, di Legriani, Ruspi, Locati e Fiore. Questi produttori proponevano più marchi. Astoria, Cobaltea, Elettra, Trionfo, Sahara, Levis, Kantel erano pennini Ruspi. La Presbitero firmava i Tre Vene-' zie, Cucharita, Lazio, Torre, Lot, Lancere e Carroccio. La Legnani produceva i tipi Freccia d'oro, Gloria, Littorina, Serpentina, Caporal, Impero e Lus. Altri esemplari erano realizzati da aziende minori, che ricevevano la commissione dai «grandi marchisti» e mettevano in vendita pezzi come i Pastori, Pinocchio, Mediolanum e Vertua. Seguire tutto il mercato d'epoca è arduo, specie quello fra gli Anni 20 e 50. C'è chi bada al formato e chi ai materiali: acciaio, ma anche vetro colorato. Nel metallo vi sono pezzi grigi, nichelati, cromati, dorati, bronzati o blu. Non mancano pennini «silver plated» o d'argento e d'alluminio, di bell'effetto estetico. Un sistema semplice di raccolta è quello detto del «set da piazzista», che sistema su cartoni di media grandezza i vari pennini, fissandoli con tanti archetti di elastico, come usavano fare un tempo i venditori. Vi è poi chi non si accontenta solo del pennino, ma vuole la sua confezione originaria. Questo genere di raccolta è però la più difficile e comporta i prezzi più elevati. Il modo migliore per trovare pennini è cominciare a visitare le antiche cartolerie della città e negozi specializzati in penne d'epoca, come Quill in via Monte di Pietà 17, e la Stilografica di via Cernaia 34. E poi, con tanta pazienza, «battere» i mercatini delle pulci. Alma Toppino Il pennino è entrato di prepotenza nella hit-parade degli oggetti da collezione

Luoghi citati: Berlino, Bonn, Brause, Lazio