Maradona l'urlo del vecchio campione

Tra tante giovani stelle, il re è sempre lui: con la sua classe ha illuminato Argentina-Brasile Tra tante giovani stelle, il re è sempre lui: con la sua classe ha illuminato Argentina-Brasile Maradona, l'urlo del vecchio campione Secondo il et Basile è «un mostro» Parreira: viene da un altro pianeta BUENOS AIRES DAL NOSTRO INVIATO Tra campioni consunti e finti campioni, il trentaduenne Diego Armando Maradona fa ancora la sua figura. E' sempre il re di un calcio in decadenza ma, se si considera che ha un rodaggio di appena cinque mesi nel Siviglia, è destmato a migliorare forma e rendimento. Purché regga ai sacrifici che il suo nuovo «status» psicofisico gli impone. Non ha più lo scatto fulminante, corre «rotondo», tuttavia il genio gli consente lanci e rifiniture magistrali. E, come regista, con licenza di aggiungersi alle punte, potrebbe essere utile a una squadra italiana, Juventus compresa, senza chiedergli i miracoli di Messico '86 o del suo trionfale ciclo napoletano. «Un mostro», l'ha definito il et argentino Basile. «Un giocatore di un altro pianeta», dice il tecnico brasiliano Parreira. Una traversa su punizione e alcune giocate di gran classe del capitano biancoceleste hanno illuminato una partita mediocre, povera di spettacolo, ma il Maradona-day ha rispettato il copione. Pochi gli applausi, alla fine, e solo per Dieguito. E' il responso del derby amichevole (si fa per dire) tra Argentina e Brasile, terminato in parità. Uno a uno, con un bolide di Mancuso, tradotto in gol da una papera di Taffarel, e un colpo di testa di Luiz Henri caie, Una rete per tempo, due espulsi, Ruggeri e Valdo, e poche emozioni tra le regine del Sud America chiamate a celebrare il centenario dell'Afa ma, soprattutto, il ritorno di Maradona in Nazionale dalla «maledetta» finale di Italia '90 persa con la Germania (da allora la Selección ha collezionato 24 risultati utili consecutivi). Due anni e mezzo in cui Diego è precipitato nell'abisso della droga e poi è risorto. E gli occhi dei 65 mila spettatori, che gremivano lo stadio Monumentai del River Piate, erano tutti per «el pelusa», in un clima che ricordava il Mundial '78 e in un caos organizzativo senza precedenti. L'Afa ha un secolo di vita e denuncia la seni- lità dei suoi dirigenti che non hanno saputo gestire il duplice evento: indisciplina nel dopogara, con giornalisti, fotografi, tv e intrusi assiepati in un caldo asfissiante davanti agli spogliatoi. E Maradona sballottato e impossibilitato a tenere la conferenza-stampa. Vergognoso. «Quando sono entrato in campo ero emozionatissimo e m'è venuta voglia di piangere: in uno stadio così pieno mi sentivo come a Napoli, e questo è solo l'inizio», ha sussurrato in mezzo alla bolgia con i poliziotti e Marcos Franchi, il suo manager, che tentavano, inutilmente, di farlo respirare. Spaventato, è scappato dalla palestra. Poi è tornato, per dire che l'Argentina era stata superiore al Brasile sino all' 1-1 e che gli errori dell'arbitro Filippi (è stato anche ammonito per proteste) avevano negato ai biancocelesti il successo. Maradona ha lasciato lo stadio da una porta secondaria a bordo di un'utilitaria, con la moglie Claudia al volante: è andato a casa a dormire. Lo aspetta una massacrante doppia trasvolata tra Argentina, Spagna e ritorno. Con Simeone vola oggi a Madrid, per giocare domani in campionato a Logrones, ripartire imme¬ diatamente per Buenos Aires e rimettersi a disposizione di Basile per l'amichevole di mercoledì a Mar del Piata con la Danimarca campione d'Europa. «E' assurdo, ingiusto», protesta Maradona ma nulla può. Così vuole Cuervas, intrasigente presidente del Siviglia. E' un altro passo verso il divorzio dopo meno un anno. L'altra notte, Maradona ha dimostrato che può reggere il confronto con le giovani «stelle», o presunte tali, del football sudamericano. Il tanto atteso Rai, fratello di Socrates, ha deluso. Pochi i palloni toccati dal lungo centrocampista del San Paolo, acquistato dal Paris St-Germain. Ha impressionato Cafù, terzino fluidificante del San Paolo che piace alla Juve. Un altro brasiliano seguito dalla società bianconera, e ritenuto troppo lento per le esigenze di Trapattoni, è Mauro Silva de La Coruna, mediano centrale di impostazione e marcatura (ha spesso incrociato Maradona). Non è un fenomeno. E lo stesso vale per Bebeto e Valdo. A sprazzi Careca, sostituito nel finale con Muller. Idem Batistuta, vivo ma inconcludente Caniggia, bravo e fortunato Mancuso. Tra i migliori il «vecchio» Maradona e Simeone, uno scarto del Pisa. Se il livello del calcio latino-americano è questo, sia l'invitta Argentina che il Brasile, in proiezione Usa '94, hanno poco da stare allegri. Bruno Bernardi E'FINITA 1-1 Argentina: Islas; Vazquez, Altamirano; Basualdo, Mancuso, Ruggeri; Caniggia (81' Acosta), Franco (65' Zapata), Batistuta, Maradona, Simeone. Brasile: Taffarel; Cafù, Celio Silva; Ricardo Gomes, Mauro Silva, Branco; Bebeto, Luiz Henrique (86' Dunga), Careca (81' Muller), Rai, Valdo. Arbitro: Filippi (Uruguay). Reti: 17' Mancuso, 60' Luiz Henrique. Diego non ha più lo scatto di un tempo, ma che genialità «Un'emozione da piangere mi pareva di essere a Napoli» i W Maradona (a lato con il terzino Cafù) era stremato al termine della gara: oggi vola in Spagna per giocare col Siviglia, poi torna subito a Baires