Lira ko titoli di Stato nella bufera
Giornata drammatica sui mercati scossi prima da voci di crisi poi dalle dimissioni di Goria Giornata drammatica sui mercati scossi prima da voci di crisi poi dalle dimissioni di Goria Lira ko, titoli di Stato nella bufera La moneta rotolata a 960 sul marco (970 a New York) Ifutures cedono quaranta centesimi in pochi secondi MILANO. Giù la mattina. Su a mezzogiorno. Giù il pomeriggio. Che altalena per la lira, per i titoli di Stato. Piazza Affari, tutto sommato se l'è cavata: le incertezze politiche della mattinata hanno portato a un -0,45% che con quello che è successo nel pomeriggio è uno zuccherino. Peggio è andata per la lira che, alla chiusura dei mercati italiani, era quotata 959,56 nei confronti del marco e 1570 nei confronti del dollaro. Ma la caduta non si è fermata con la chiusura delle sale cambi italiane e all'estero, a Londra e a New York, la lira ha toccato le 940 e le 970 per un marco, Mentre per i titoli di Stato il su e giù è stato continuo, con alcuni momenti di blocco delle contrattazioni nel pomeriggio e un recupero finale. Di sicuro, un gran brutto venerdì per i mercati finanziari: prima il timore di dimissioni di Amato, poi il respirane di sollievo per le dichiarazioni rassicu¬ ranti del presidente del Consiglio e infine, a metà pomeriggio, a Borsa chiusa, la tegola delle dimissioni del ministro Goria e del collega De Lorenzo. Non bastassero le incertezze sul fronte politico, ecco le certezze sul fronte giudiziario: Mani pulite non concede tregue e l'elenco degli imprenditori finiti in manette si allunga con l'arresto di Roberto Giannini, ex presidente della Franco Tosi da venti giorni presidente di Iritecna, società impiantistica dell'Iri. E adesso? «Adesso, per fortuna ci sono due giorni di tempo per riflettere prima della riapertura dei mercati, lunedì», sentenzia con pragmatismo tutto meneghino l'amministratore della Sim Comit Maurizio Pinardi. Ma lunedì rischia di essere un'altra giornataccia: «Il mercato azionario - teme Pinardi - potrebbe subire traumi, guai se Amato cedesse, speriamo che entro lunedì si arrivi a una deci¬ sione di rimpasto o di sostituzione come è avvenuto per Martelli». Altrimenti? ((Altrimenti vedo nero per la Borsa, per le privatizzazioni, per le aspettative che si erano create sul mercato». A spezzare una settimana che in piazza Affari aveva visto grandi cose, sono bastate le voci, questa volta terribilmente vicine alla realtà, di nuove perturbazioni provenienti da Roma, dai corridoi della politica dove i sensori trasmettevano segnali di grande incertezza. I mercati, quello borsistico ma anche quello monetario, si sa, hanno le orecchie lunghe. E fin dalle prime ore hanno reagito a modo loro, con gran nervosismo. Lira in flessione. Contratti futures sui Btp in discesa di qualche decina di centesimi. La notizia degli arresti domiciliari del padre di De Lorenzo fa temere il peggio ma il peggio non arriva. Soprattutto in Borsa dove gli indici scendono sì ma meno del temuto. Poi, passa¬ to mezzogiorno, la momentanea boccata d'ossigeno. Dalla Germania arriva la conferma del calo della massa monetaria tedesca che fa riprendere ai futures una lira tonda tonda. Il disastro si riprcsenta verso l'ora del tè. L'uno-due che manda ko i mercati ancora aperti, quello dei titoli di Stato e dei cambi della lira, sono gli arresti uniti alla notizia-bomba delle dimissioni di Goria, il ministro delle Finanze. Sul circuito secondario è subito crollo, giù di 40 centesimi in pochi secondi. Per la lira sono minuti drammatici. Gli acquisti di valute straniere, marchi ma anche dollari, tipici del weekend moltiplicano l'effetto-valanga: il cambio lira-marco va a 963 lire, quello lira-dollaro a 1573,25. E l'ironia, nelle sale cambi, si fa profezia: «A cinque lire l'uno, se si dimettessero sette o otto ministri arriveremmo a mille per un marco». la. z.] IL CALVARIO DELLA LIRA ora 8,30
Persone citate: De Lorenzo, Franco Tosi, Goria, Maurizio Pinardi, Pinardi, Roberto Giannini
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