Il poema di un giudice per Falcone e Borsellino di Vincenzo Tessandori

Lo ha scritto il pretore genovese Sansa Lo ha scritto il pretore genovese Sansa Il poema di un giudice per Falcone e Borsellino Verso suggerisce ipotesi inquietanti «Gli assassini nell'ombra e a Roma» GENOVA. Un senso di colpa, una sorta di rimorso, doloroso e insistente. «Ma sì, ho avuto quasi il dubbio di essere stato troppo distante, di essermi tenuto fuori vivendo privatamente in un momento in cui, invece, altri vivevano fino al punto di morire». Era la maledetta estate dello scorso anno, quando Giovanni Falcone eppoi Paolo Borsellino furono ammazzati dagli uomini del disonore. E allora, quasi per riparare a quell'assenza, peraltro involontaria perché in quei giorni era ricoverato in ospedale, Adriano Sansa, pretore in Genova, ha scritto il poemetto «Onore di pianti. In memoria dei martiri di Sicilia», Marietti editore: i diritti andranno ai famigliari delle vittime. Lo schema è quello suggestivo della tragedia greca, un verso inquietante dice: «Gli assassini / riposano così nell'ombra e a Roma». Stragi che hanno lasciato segni indelebili: «Nel vedere il sangue con questa abbondanza, con questa violenza, la mia generazione che non ha fatto la guerra rimane profondamente sconvolta». Un po' per timore e un po' per derisione, vent'anni fa Sansa fu chiamato con altri «pretore d'assalto». Qual è la differenza fra oggi, stagione di «mani pulite», e allora quando si cominciava a parlare di ambiente, di petroli, di bandiere ombra, di corruzione? «La principale che non avevamo un appoggio dell'opinione pubblica così massiccio e così forte. C'era un appoggio di simpatia non trascurabile, però da parte di un'opinione pubblica non organizzata, non abbastanza forte e capace di farsi sentire. Insomma, godevamo di una certa simpatia perché forse ci credevano dei cavalieri nobili ma destinati a perdere. Oggi c'è Giovanni Falcon e la convinzione che, finalmente, si può cambiare il Paese». Processi che fecero scalpore e che videro accusati petrolieri, industriali e ministri. «Processi che spesso finivano nel nulla, per le immunità, per decisioni della commissione inquirente, per amnistie o indulti. Era il "73, un nostro processo aveva portato a individuare alcuni ministri che erano stati deferiti alla commissione inquirente come responsabili di corruzione: in sostanza, avevano comprato delle leggi. Il meccanismo era questo: certi partiti o giornali di partito ricevevano denaro dai petrolieri i quali, in cambio, ottenevano agevolazioni, per esempio sgravii fiscali, variazioni di prezzi». Daffare più degli altri si eran dati la de, il psi e il psdi. «Come schema, dunque, era identico a quello di oggi». Allora scattarono poche manette, ma oggi c'è chi si dice preoccupato per i tanti, troppi arresti. La risposta di Sansa è tagliente: «Quando si dice che bisogna fermare queste indagini perché finirà che tutta la classe dirigente va in carcere, credo sia un argomento risibile, un pretesto che viene da quelli che non vogliono andarsene. Insomma, potranno essere tolte dai posti dirigenti alcune migliaia di persone, ma l'Italia ha centinaia di migliaia che per cultura, competenza, volontà sono assolutamente in grado di sostituire gli altri e ricominciare da capo». Insomma, oggi è ragionevole esser ottimisti «considerato come il Paese ha reagito alle morti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». E tenuto conto che alla procura di Palermo è andato un magistrato come Giancarlo Caselli. Vincenzo Tessandori Giovanni Falcone

Persone citate: Borsellino, Giancarlo Caselli, Giovanni Falcon, Giovanni Falcone, Marietti, Paolo Borsellino, Sansa

Luoghi citati: Genova, Italia, Palermo, Roma, Sicilia