Per la stangata Clinton in tour di Franco Pantarelli

Il presidente in viaggio: «Spiegherò alla gente il mio piano di austerity» Il presidente in viaggio: «Spiegherò alla gente il mio piano di austerity» Per la stangata Clinton in tour Visita lampo nella città di Franklin Belano Roosevelt La gente è con lui, ma al Congresso si annuncia battaglia NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Bill Clinton ha lasciato Washington, e così il suo vice Albert Gore e vari altri membri dell'amministrazione. Sono tutti in giro per gli Stati Uniti a illustrare alla «gente» il piano di risanamento dell'economia, la «nuova direzione», la necessità di «spendere oggi per usufruirne domani». Alle spalle si sono lasciati una capitale tutta presa dalle dispute fra repubblicani e democratici (ma anche all'interno del gruppone democratico) su questa o quella parte del piano da lui presentato mercoledì sera. Il suo invito esplicito («chi ha delle idee alternative è pregato di essere preciso e specifico quanto lo sono io») non è stato molto accolto. I parlamentari guardano ai propri elettori, cercano di capire se davvero il grande consenso ottenuto da Clinton in base ai primi sondaggi è qualcosa di «durevole», per decidere se è meglio presentarsi come paladini del nuovo corso o come suoi decisi avversari, o magari come «perplessi». L'accoglienza concreta che il piano economico di Clinton avrà nel Congresso, quindi, dipende in gran parte dalla «tenuta» del favore popolare iniziale che è riuscito ad ottenere. Ed è proprio per consolidare quella tenuta che fra giovedì e ieri il Presidente e i suoi uomini sono partiti da Washington diretti in tutte le direzioni, in una sorta di gigantesca operazione di «agit prop» che ricorda molto da vicino la campagna elettorale. Alcuni commentatori si divertono a paragonare Clinton a un commesso viaggiatore che cerca di vendere la prorpia merce e sa benissimo che per farlo è, sì, necessario che la merce sia di buona qualità e che il venditore sia abile, ma è anche necessario che costui si impegni a fondo, che vada a stanare i potenziali acquirenti nelle loro case con ostinazione e senza mai scoraggiarsi. Altri,1 più interes¬ sati alle «novità» che questo nuovo Presidente sta introducendo, preferiscono soffermarsi sul fatto che in questo modo Clinton promette di rimescolare le carte del funzionamento della «società politica», da troppo tempo chiusa negli estenuanti giochi del Capitol che al grosso pubblico risultano totalmente incomprensibili. Al di là di quale sarà il destino del piano economico, dicono costoro, è comunque interessante il fatto che l'America, grazie a questo modo di fare di Clinton, è di nuovo spinta a discutere concretamente del suo futuro, a fa- re i propri conti in piazza. Se questo rientrava fra gli obiettivi di Clinton, è indubbio che è stato raggiunto. Lui, si diceva, vi si è impegnato a fondo. In ventiquattro ore il suo «Air Force One» ha toccato Saint Louis nel Missouri, Chillicothe nell'Ohio e Hyde Park nello Stato di New York, che è anche la città natale di Franklin Delano Roosevelt. E dovunque grandi strette di mano, lunghe discussioni con studenti, impiegati, gente comune, a spiegare instancabile che non si poteva più andare avanti come si era fatto finora, che se non si sbarazza del suo debito l'America non ha futuro, che se non si creano posti di lavoro quello che è successo l'anno scorso a Los Angeles risulterà quasi una bazzecola, e così via. Un po' per l'emozione di trovarsi di fronte l'uomo della Casa Bianca (a Chillicothe non vedevano un Presidente in carne e ossa dal 1952, quando ci andò Harry Truman), un po' per effettiva convinzione, sta di fatto che le accoglienze ottenute da Clinton sono state dovunque molto calde. Franco Pantarelli Il presidente Clinton gira gli Usa per fare propaganda all'austerity