Tangentopoli? Torino non è Milano

Tangentopoli? Torino non è Milano Tangentopoli? Torino non è Milano Frutterò: «Qui c'è il Cottolengo, mica il Trivulzio» ■m ■■■■■■■ ■ %i ':' & '■- ' ^W^'-^ INTELLETTUALI E CORRUZIONE TANGENTOPOLI due» con la Mole al posto del Duomo? La domanda rimbalza con qualche inquietudine tra i palazzi del Potere, politico e imprenditoriale. Arriva anche in curia. E il cardinale Giovanni Saldarmi invita gli amministratori torinesi a un seminario sul tema «La città della speranza». E' la terza volta che l'arcivescovo propone un incontro del genere, ma mai come adesso la meditazione sarà attuale. Dieci anni dopo Adriano Zampini, primo grande corruttore, Torino è di nuovo allo specchio. Alle domande sui mali e sui rimedi rispondono alcune voci di questa città in crisi. Giulio Bollati, editore. Tangentopoli a Torino non mi stupisce. In tangentopoli si specchia il sistema italiano. Perchè Torino dovrebbe esserne esente? E' probabile che questo scandalo segni un ricambio anche per la classe dirigente torinese, e che sia qui sia a Milano sarà riassorbito in tempi brevi. I giornali stranieri parlano di una rivoluzione, non credo sia così. Sta solo cambiando un sistema, non immagino prospettive catastrofiche. Luigi Ciotti, Gruppo Abele. L'indignazione di chi lavora e fatica cresce parallelamente all'azione della magistratura ed è sacrosanta. Ma il mio auspicio è che sappia prodursi in spirito costruttivo: sarebbe troppo facile criticare senza proporre. Sarebbe pericoloso che questa crisi non venisse gestita per costruire il nuovo. Ma occorre che al vecchio non subentri il peggio. Torino non è né più né meno corrotta di altre città. Mi auguro che i magistrati siano messi in grado di fare sino in fondo chiarezza. Franco Debenedetti, industriale. Se parliamo di regime, e il regime è pervasivo, perché mai si sarebbe dovuto pensare che Torino fosse isola protetta? Nel clima attuale un caso come quello di Zampini avrebbe consentito approfondimenti diversi. Abbia¬ mo la sensazione che esista una differenza con Milano, non tanto per le dimensione degli scandali, ma per la scientifica sistematicità dell'organizzazione della corruzione. La sensazione è che Torino non sia stata il luogo del "salto di qualità" che caratterizza i fatti di Milano e Roma. Cerio Frutterò, scrittore. Come sempre Torino è all'avanguardia. Dopo aver creato la moda e l'Eiar, cose nate qui e poi esportate e migliorate da altri, ha creato Zampini, che è una sorta di marchio. Comunque sia, una cosa, almeno, è certa: il Cottolengo non è come il Trivulzio. Stadio, metrò, Anas: una polveriera di calibro potenzialmente uguale a quella di Milano. Bella notizia quella di Goria: sicuramente lui è un uomo per bene, ma ha fatto tali gaffe che va eliminato. Galante Garrone, giurista. La prima impressione è che il male sia generale e non si possa isolare in una città o in una regione. Torino non è un'isola beata, più avanzata o meno di altre città sotto il profilo politico. Non indulgerei a pretese di immunità da certi mali ed è fuori posto ogni orgoglio municipale. Qui, comunque, abbiamo registrato anche una singolartità positiva rispetto a episodi di alcuni anni fa: Novelli, avuto sentore di qualcosa di poco pulito, invece di lasciar passare è andato dal giudice. Giovanna Incisa Cattaneo, ex sindaco. Forse ci eravamo il¬ lusi che Torino non fosse come Milano, dopo Zampini pensavamo che ci fosse maggiore attenzione. Invece queste cose sono avvenute, forse in misura minore che a Milano perché Torino ha costruito meno. Nel periodo in cui sono stata assessore e sindaco, non ho toccato con mano questa realtà: se mi fosse accaduto mi sarei comportata in altro modo. Mi demoralizza che sotto i miei occhi, anche se fuori dalle stanze della politica, avvenissero questi affari: ci vivi in mezzo e non te ne accorgi. Nessuno di noi avrebbe potuto immaginare questo taglieggiamento totale e assoluto su tutto. Quanto alla corruzione, bisogna trovare una via d'uscita. Non attraverso un condono: le inchieste devono andare avanti. Sergio Pininfarina, industriale. Zampini era piccola cosa rispetto ai problemi di oggi. Qui non abbiamo mai avuto un Ambrosiano. Questo fa la differenza con Milano. Il tessuto economico torinese, prevalentemente indu¬ striale e privato, rende Torino non paragonabile al capoluogo lombardo, legato ai lavori delle commesse pubbliche, dove è più facile «cadere». Dal punto di vista economico, politico, istituzionale, occupazionale, è preoccupante la situazione del Paese intero. Il sistema partitico ha dimostrato d'essere entrato, ovunque, nello stesso meccanismo. Gianni Vattimo, filosofo. Era difficile credere che Torino fosse esente dal terremoto tangenti per ragioni miracolose. I nostri politici sono marginali per la città, meno coinvolti con lo spirito e la cultura torinesi. Il mix tra certa cultura e la politica che a Milano ha fatto la fortuna del psi, a Torino non c'è. Savoino non ha prodotto cose significative come architetto, chi lo conosce? E non mi pare che Bonsignore frequentasse Bobbio. La Ganga, poi, non è mai stato avviluppato nella vita culturale della città. Eva Ferrera Renato Rizzo Bollati: «Spero nel ricambio della classe dirigente» Una veduta di Torino Sopra, Gianni Vattimo Sergio Pininfarina (foto sopra) Galante Garrone (foto sotto)