L'ex delfino inventa l'eutanasia socialista di E. B.

UN PARTITO TRA PAURA E COMPLOTTI L'ex delfino inventa l'eutanasia socialista UN PARTITO TRA PAURA E COMPLOTTI PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Liquidare il ps, gettarsi alle spalle il mitterrandismo e i suoi troppi delfini per ricostruire dopo il prevedibile crollo nelle politiche in marzo - «un big bang», «ampio movimento» in cui trovino casa gli ex della Gauche, Verdi, centristi. L'altra sera Michel Rocard era a Montlouis, oscura località sulla Loira, per inaugurare una campagna elettorale che sinora l'aveva visto defilarsi, sgusciare guardingo, prendere - come Jacques Delors - le distanze. Ma anziché alle tradizionali perorazioni, le scarse truppe che l'attorniavano hanno assistito, in diretta, ai funerali del ps, implacabile requiem per la Rosa un mese prima che i francesi possano trafiggerla nell'urna. Laurent Fabius, il segretario, era in sala. Teso, livido. E imperturbabile quando, a fine discorso, la platea ha applaudito con veemenza le provocatorie tesi esposte dall'ex premier, che lo seppellivano tra le ceneri del ps. Presa la parola, dopo un omaggio assai formale per l'oratore, arriva la stilettata: «Nessuno, tranne i militanti, può ipotecare il nostro avvenire comune». Giù le mani dal mio ps, ammonisce. Sarà forse un cadavere, ma eccellente. La Francia si ritrova da ieri con uno psicodramma in più e una crisi politica ormai conclamata. Il premier Bérégovoy accoglie le tesi rinnovatrici rocardiane, ma vorrebbe innestarle sul vecchio ps, «che continuerà ad esistere». Alcuni notabili, da Lionel Jospin a Pierre Mauroy, ma non bisogna dimenticare che negli ultimi mesi Laurent Fabius ha disarcionato entram¬ bi, oggi assaporano, forse, la revanche. Bernard Kouchner, il telegenico ministro dell'Azione Umanitaria, è l'unico a entusiasmarsi: «Sarà un'avventura esaltante». Altri non celano la propria indignazione. Rocard non sarà forse un parricida, visto che a Francois Mitterrand deve - in ultima analisi - assai poco, ma farsi giustiziere del ps in agonia non lo onora: secondo i critici è un colpo basso, che pugnala alle spalle la Rosa. E i fini reali sarebbero abietti: ritagliarsi una verginità politica lui, già compromesso dal lungo soggiorno a Matignon - per le presidenziali del '95. Il partito, dunque, è diviso tra plausi e rancore. Se Michel Rocard puntava all'unanimità, oggi non può che esserne deluso. Ma le frustrazioni maggiori arrivano dai destinatari dell'appello. Giscard trova «curio¬ so» che gli si proponga una nuova formazione politica in cui accorpare «ex comunisti e uomini di centro». Brice Lalonde, leader verde, sfotte: «Ho una tessera per Michel Rocard. Ma non saremo noi a correre in suo aiuto». Anche il suo collega Antoine Waechter frena: non vuole bruciare il «sorpasso» della Rosa con fumose alleanze postelettorali. Nel pcf, solo gli esponenti in rissa perenne con Marchais mostrano un interesse effettivo. Ma la loro è una «terra di nessuno» poco appetibile: l'elettorato, anche quello giovanile, finora è parso snobbare la dissidenza marxista. Malgrado lo scacco apparente, gli osservatori sono quasi concordi nel ritenere che l'iniziativa di Michel Rocard fosse ormai indifferibile per non farsi travolgere dalla sconfitta ps. La sfida è audace: trasformare la catastrofe in catarsi. Ma per farlo con qualche credibilità occorre muoversi prima che il voto popolare certifichi il kappaò. Così Rocard invoca «una nuova battaglia della Marna», come nel '14, quando il futuro maresciallo Foch trovò energia e lucidità per ricacciare indietro le forze germaniche. «Socialista sono e morrò» dice, ma poi paragona la classe politicogiornalistica attuale «alla corte di Versailles» e chiede «una rottura» nel ps per «rendere possibile la rinascita». «Abbiamo commesso errori gravi» conclude, e predica lo scioglimento. Lo choc è grande. Si aggiunge all'ennesimo sobbalzo nello scandalo Péchiney, che vedrà l'ex segretario capo di Pierre Bérégovoy sotto processo in maggio. L'atmosfera rimane cupa, da tangentopoli e dintorni. Forse per questo Eric Cochard appare nudo su 2000 manifesti che invitano i suoi elettori a ridargli la fiducia: «Sono socialista e non ho nulla da nascondere» recita il cache-sexe. [e. b.]

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