La sfida di Wittgenstein matematica e sregolatezza

Al FilmFest di Berlino l'ultimo, affascinante Jarman Al FilmFest di Berlino l'ultimo, affascinante Jarman La sfida di Wittgenstein matematica e sregolatezza BERLINO DAL NOSTRO INVIATO Sul palcoscenico Manfred Salzgeber, dirigente della rassegna Panorama, va al microfono e spiega che Derek Jarman non c'è perché colpito da un repentino male all'occhio: «Ma noi gente dell'Aids, lo dico per esperienza diretta, siamo come un misirizzi, si cade e poi ci si rialza, si cede e si resiste...». Già, però arriva la notizia che il regista d'un altro film del FilmFest, Amos Gutman, 38 anni, è morto di Aids l'altra notte a Tel Aviv: una tristezza accorata plana sulle proiezioni, dà un'aria remota a un cortometraggio consueto come «The Attendant» di Isaac Julien, quadri viventi sadomasochisti in un museo inglese, con Cupidi ventenni dagli stivali d'argento che scoccano frecce su un bellissimo nero nudo e ingioiellato, con i disegni di Tom of Finland sullo sfondo, con una società produttrice battezzatasi ironicamente «Normal Productions». Derek Jarman ha girato il suo nuovo film, «Wittgenstein», in stretta economia, in quindici giorni, utilizzando costanti sfondi neri e luci sapientissime, con la consulenza di Terry Eagleton docente a Cambridge. Racconta intrecciandoli la vita unica e il pensiero geniale del filosofo austriaco nato a Vienna nel 1889 e morto a Cambridge nel 1951 (due biografie sono uscite di recente in Italia, edite da Bompiani e da Bollati Boi inghieri), nato in una famiglia ricchissima e malata (tre suoi fratelli morirono suicidi), omosessuale segnato dall'alienazione da sé (fuggì come volontario nella Grande Guerra, come maestro in una scuola rurale austriaca, come lavoratore manuale in Russia), amico di Bertrand Russell (interpretato da Michael Gough), di lady Ottoline Morrell (Tilda Swinton), di Maynard Keynes (John Quentin). Nel film il protagonista si sdoppia in un ragazzino dodicenne e in un adulto tormentato (Karl Johnson); l'illustrazione del personaggio e delle sue teo¬ rie è affidata alla parola; la nevrosi del filosofo-logico-matematico è contrastata dalla presenza radiosa d'un giovane amante dolce e sensuale. Le numerose, brillanti idee di messa in scena che a volte materializzano immagini o metafore di Wittgenstein e il netto stile affascinante di Derek Jarman bilanciano certe lacune o forzature biografiche, fanno vincere al film riuscito la sua sfida quasi impossibile. Lietta Torna buoni Derek Jarman non era a Berlino perché colpito da un repentino male all'occhio: «Ma noi gente dell'Aids - ha detto il dirigente della rassegna Panorama - si cade e poi ci si rialza, si cede e si resiste...»

Luoghi citati: Berlino, Cambridge, Italia, Russia, Tel Aviv, Vienna