la giunta: si processi pure De Lorenzo di Flavia Amabile

«Sì» anche per Di Donato e Vito. Citaristi sarà giudicato, ma non sulle accuse di corruzione «Sì» anche per Di Donato e Vito. Citaristi sarà giudicato, ma non sulle accuse di corruzione la giunta; si processi pure De Lorenzo Per protesta il liberale Biondi se ne va ROMA. Alla Camera è arrivata l'autorizzazione a procedere per il ministro liberale Francesco De Lorenzo (inquisito nell'inchiesta per il voto di scambio a Napoli) ed è un altro scossone per il governo, alla vigilia del dibattito parlamentare sulle dimissioni di Martelli e la nomina di Conso a ministro della Giustizia. Contemporaneamente al Senato è arrivata l'ennesima autorizzazione a procedere per il segretaT rio amministrativo della de, Severino Citaristi, e c'è una sorpresa: i senatori della giunta per le autorizzazioni (ma anche qui sarà necessario il passaggio in aula) l'hanno concessa solo per il reato di violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti, non per quello di corruzione. Una scelta che può celare una sorta di scappatoia: se l'accusa è «solo» la violazione della legge sul finanziamento pubblico, ormai da tutti considerata insufficiente, e non la corruzione, l'imputato avrà più possibilità di cavarsela e dimostrare la sua buona fede. E se poi la legge sul finanziamento dovesse cambiare, il caso potrebbe addirittura chiudersi senza conseguenze. Ieri sera alla Camera, però, la giunta non esaminava solo il caso De Lorenzo ma, dopo quattro ore di lotte, minacce di dimissioni, pressioni, pause e tradimenti, ha deciso di dare l'autorizzazione a procedere nei confronti di tre parlamentari coinvolti nel- l'inchiesta sul «voto di scambio». Per De Lorenzo: nove sì, due no e sette astensioni da parte della giunta e un solo commento da parte sua: «E mo' va di moda prendersela con me...». Per l'ex vicesegretario socialista Giulio Di Donato e l'onorevole democristiano Elio Vito (entrambi con 10 sì, un no e 7 astensioni) noto più che altro per aver battuto alle ultime elezioni ogni altro candidato nella sua città, Napoli. Al Senato, invece, la votazione su Citaristi ha già sollevato polemiche per le sue conseguenze. «Ciò dimostra che all'interno dei partiti non riesce ancora ad affermarsi il principio secondo il quale chi ha sbagliato deve pa¬ gare e che è finito il tempo dell'impunità», hanno commentato Antonio Franchi e Anna Pedrazzi del pds. Entrambe le proposte dovranno ora passare in aula, ma, nell'attesa le conseguenze si sono già fatte sentire. Per il governo il rimpasto tentato, annunciato e rinviato da Amato diventa impellente, ed è presumibile che non coinvolgerà solo De Lorenzo. Il pli dovrà decidere quale atteggiamento tenere: il segretario del partito, Renato Altissimo, ad esempio, che ha trascorso gli ultimi giorni a cercare di convincere buona parte dei membri della giunta della Camera a pronunciarsi per il no nei confronti di De Lorenzo, dovrà scegliere se adottare una difesa a oltranza o convincere il ministro a farsi da parte. E, nella giunta il rappresentante del suo partito, Alfredo Biondi, dopo aver contato i voti, nove sì, due no e 7 astensioni, non ha partecipato alle votazioni e ha annunciato le sue dimissioni, protestando contro la mancata difesa del ministro da parte della maggioranza. A tenere in scacco l'intera giunta ieri è stato il radicale Roberto Cicciomessere, contrario all'autorizzazione nei confronti del ministro liberale («se si stabilisce il principio che i ministri sotto inchiesta devono dimettersi, si affida il destino del governo alla magistratura, e questo è inaccettabile»), e favorevole negli altri due casi. Di fronte al pasticcio che si stava per produrre, e che avrebbe portato all'assoluzione di De Lorenzo e alla condanna degli altri due, i socialisti hanno deciso in blocco di astenersi, seguiti da una parte dei democristiani. Meno violenta, ma egualmente traumatica, invece, è stata la seduta con cui l'aula ieri mattina ha concesso l'autorizzazione nei confronti del democristiano Bruno Tabacci, confermando il parere favorevole della giunta con 260 sì e 177 no. Flavia Amabile A sinistra il ministro della Sanità Francesco De Lorenzo A destra Giuliano Amato

Luoghi citati: Napoli, Roma