Microspie negli uffici Sitaf di Gianni BisioGiuliano Dolfini

Blitz della polizia: scoperta anche una telecamera nel soffitto Blitz della polizia: scoperta anche una telecamera nel soffitto Microspie negli uffici Sitaf Fermati e rilasciati 2 investigatori privati che avrebbero organizzato lo spionaggio Giallo alla Sitaf, la società dell'autostrada del Fréjus, che ha sede al centro «Piero della Francesca», in corso Svizzera 185. In un'improvvisa perquisizione guidata dal pm Luigi Marini, il magistrato che indaga da mesi sulla società, gli specialisti della polizia scientifica hanno scoperto una microspia, celata in una parete, ed una telecamera miniaturizzata nascosta nel soffitto dell'ufficio del segretario dell'amministratore delegato, Franco Froio. Sulla vicenda viene mantenuto il massimo riserbo, ma si sa che la polizia avrebbe fermato, e poi rilasciato, i due «007» privati che avrebbero compiuto l'operazione. Nella vicenda sarebbe forse coinvolta un'impiegata della società, il cui nome è citato nel mandato di perquisizione: si tratta della segretaria di un dirigente già inquisito nell'inchiesta sulla Sitaf. Il giallo è ancora tutto da chiarire. Di certo si sa che lunedì sera, poco dopo le 22, il responsabile della custodia degli uffici Sitaf è stato rintracciato da un funzionario di polizia, che ha detto di sospettare la presenza di sconosciuti all'interno dei locali. Forse ladri o qualcuno interessato a trafugare documenti. Gli agenti si sono fatti aprire e pare abbiano trovato due persone all'interno. Poi, a mezzanotte, colpo di scena: sono stati posti i sigilli a tutti gli uffici su mandato del pm Marini. Alcuni poliziotti sono rimasti per tutta la notte a piantonare la sede della Sitaf. Ieri mattina, alle 8, si sono presentati regolarmente gli impiegati ed i dirigenti, una trentina di persone in tutto, ma gli agenti li hanno invitativa rientrare a casa: «Gli uffici sono sotto sequestro, vi faremo sapere quando potrete tornare». Alle 11 è comparso il pm Marini, accompagnato dal direttore generale della Sitaf, Gianfranco Campo, e dal direttore del traforo, Giovanni Desiderio. Nessuno parla. Pochi minuti dopo sono giunti una decina di uomini della questura guidati dal dott. Di Guida. Il magistrato ha strappato i sigilli e il gruppo di investigatori è entrato. Alle 11,30 gli specialisti della polizia scientifica della questura con alcune apparecchiature elettroniche utilizzate per la scoperta di intercettazioni ambientali sono entrati direttamente nell'ufficio del segretario particolare di Froio, Antonio Mazzotta. In pochi minuti hanno individuato le emissioni di una microspia che è stata trovata in una parete. Dopo è stato scoperto l'occhio di una minuscola telecamera dotata di una piccola trasmittente e celata nella controsoffittatura. Entrambe le apparecchiature - in funzione - erano alimentate con batterie della durata di 15 giorni. Su richiesta degli stessi dirigenti della Sitaf sono stati passati al setaccio tutti i locali compresa la grande sala del consiglio di amministrazione. Non è stato trovato nulla. Mentre si svolgevano le ricerche è giunto da Roma l'amministratore delegato della Sitaf, Franco Froio: «Mi hanno avvertito e sono venuto subito: ne so quanto voi» ha detto ai cronisti. Alle 12,10 il pm Marini ha lasciato gli uffici con il dott. Di Guida. Poco prima era uscito il legale di Froio, avv. Mittone. Nessuno ha spiegato che cosa stava accadendo. Solo il magistrato ha detto: «Riferirò al procuratore oggi pomeriggio per eventuali provvedimenti». Alle 12,30 l'amministratore delegato è potuto entrare negli uffici dove era atteso dal legale della Sitaf, aw. Vecchione giunto nella prima mattinata. In sua presenza Froio ha svelato ai cronisti il ritrovamento della microspia e della telecamera nell'ufficio del segretario: «Sono stufo di questa situazione: non lo scrivete, ma finirò col dimettermi», si è sfogato. «C'era qualcuno che ci spiava: registravano i colloqui del mio se¬ gretario. In questa vicenda siamo i danneggiati: lavoravamo tutto il giorno e quelli ci controllavano. Chi sono?». Nel pomeriggio è trapelata la notizia del «fermo» di due colla¬ boratori esterni dell'agenzia Spazialpol di piazza San Carlo 197. Qui il fatto è stato sostanzialmente confermato: i due maldestri «007», che hanno violato l'art. 615 del codice penale (intrusione nella sfera privata), avrebbero agito per conto proprio e non su mandato dell'agenzia. Il loro fermo però non è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari, Oggè. Restano una serie di domande inquietanti. Chi ha inviato gli «007» a spiare la Sitaf e a quale scopo? Perché c'era anche una telecamera? Quale elemento ha indotto il pm Marini a ordinare una perquisizione così mirata? Gianni Bisio Giuliano Dolfini Le «cimici» erano installate nell'ufficio del segretario di Froio: a chi servivano? fw^m # ! 4 » aldi L'ingresso della sede della Sitaf e a fianco il pm Luigi Marini Francesco Froio amministratore delegato della società per il traforo del Fréjus

Luoghi citati: Fréjus, Roma