Tangenti oggi Maccari davanti ai giudici

Dopo Bonsignore sono previsti altri avvisi di garanzia diretti a Roma e nuovi arresti Dopo Bonsignore sono previsti altri avvisi di garanzia diretti a Roma e nuovi arresti Tangenti, oggi Maccari davanti ai giudici L'assessore alla Sanità, detenuto a Ivrea, dovrà dire quel che sa sulla mazzetta di 6 miliardi per l'ospedale di Asti AL CAFFÉ' SI PAGA IL CONTO PERCHE' incapaci di liberarsi dei vecchi schemi, i partiti hanno lasciato Torino senza amministrazione comunale in un momento tremendamente difficile. La loro colpa è stata grave nei confronti dei cittadini. Ci auguriamo che non ripetano l'errore in Provincia e in Regione. La Provincia ha perso il vice presidente, il democristiano Astore, che era anche a capo dell'importante assessorato alla viabilità. Da lunedì pomeriggio è «impedito» il titolare della sanità, il socialista Maccari, l'assessore che da solo gestisce buona parte dell'intero bilancio della Regione e che dovrebbe guidare la complessa riforma De Lorenzo. Di certo è più facile sostituire Astore che Maccari. La decisione spetta ai rispettivi partiti, la de e il psi. L'una e l'altro sono in gran tavaglio. La de risente dei sussulti delle correnti, che scompostamente reagiscono ai colpi inferri dalla magistratura. Il psi si comporta come se fosse accerchiato, i suoi uomini si domandano smarriti ogni mattina che cosa porterà il giorno. Democristiani e socialisti hanno riconosciuto di aver sbagliato per il Comune (e con loro pidiessini, liberali e repubblicani). Cerchino quindi di non ripetere gli errori. Non basta chiedere che siano rinviate le elezioni comunali, perché temono che a fine marzo sarebbero troppo penalizzanti. Se confidano che il rinvio - insieme con le nuove norme - possa offrire possibilità di ricupero, comincino subito a dimostrare che hanno capito e stanno cambiando. La frase udita in corso Palestro «siamo al caffè» denuncia un pericoloso pessimismo. Oggi è necessaria la fiducia, se ancora credono nelle ideologie che un tempo dicevano fossero a fondamento delle loro azioni. Una crisi in Provincia e in Regione avrebbe conseguenze negative per Torino e per il Piemonte, e sarebbe un'altra grave sconfitta per i partiti. Essi sono «al caffè» quando intendono la politica come professione che dà lucro e non come servizio. Allora non c'è più nulla da dire. Si paga il conto. Mentre a Roma esplode la «bomba» Bonsignore, a Torino i magistrati che indagano sulle tangenti studiano una strategia d'attacco: «Le prossime mosse sono decisive, non possiamo permetterci di commettere errori». Ieri il procuratore aggiunto Marcello Maddalena e il sostituto procuratore Vittorio Corsi hanno fatto il punto della situazione. Torneranno a muoversi nei prossimi giorni: una cosa è certa, sono in partenza nuovi avvisi di garanzia diretti a Roma, e nuovi ordini di custodia cautelare. Ieri sono stati interrogati a lungo come testi alcuni stretti collaboratori di Antonio Savoino, in carcere da martedì scorso. Tra questi, l'autista dell'architetto (che possiede un nutrito parco auto) e gli impiegati degli uffici della Protecne di cui è titolare. Da loro il pm voleva sapere abitudini e movimenti del grande manovratore della sanità piemontese. In particolare ha domandato di un viaggio fatto da Savoino a Roma, per contattare uomini politici e rassicurarli che il progetto-Asti stava procedendo al meglio, secondo gli accordi già presi. Chi ha incontrato, Savoino, in quel viaggio? I magistrati non scoprono ancora le loro carte. Ieri i difensori di Aldo Genta (avvocati Giardini e Mazza), ex portaborse di Bonsignore arrestato sabato per concussione, hanno presentato un'istanza di scarcerazione al Tribunale della libertà. Sostengono che non sussistono le condizioni per una detenzione in carcere. «Ha sempre respinto ogni addebito», spiega l'avvocato Giardini, che difende anche l'onorevole Bonsignore. Oggi tocca all'assessore alla Sanità Eugenio Maccari, che è detenuto nel carcere di Ivrea. Alle 11 sarà interrogato in Procura dal gip Sebastiano Sorbello e dal pm Corsi. Da Maccari si attendono risposte chiare sull'affare-Asti. Qui l'amministratore socialista avrebbe avuto un ruolo importante, nel patto nazionale tra de e psi, per approfittare dei 30 mila miliardi stanziati per la sanità dal ministero Donat-Cattin. Un piano decennale, che prevedeva per il Piemonte una fetta di oltre 2 mila miliardi. Secondo l'accusa, l'assessore (che è difeso dall'avvocato Rossomando) avrebbe pilotato quella gara per la costruzione dell'ospedale, inserendo nella commissione aggiudicatrice un tecnico di sua fiducia. Maccari deve dire quel che sa su quella mazzetta di 6 miliardi che Salvatore Ligresti ha detto di aver offerto per poter vincere la gara. Dopo Maccari, toccherà ad Ezio Astore, de, vicepresidente della Provincia. Astore, difeso dall'avvocato Morra, avrebbe fatto alcune ammissioni già nel primo interrogatorio, [b. gio.) Interrogati alcuni collaboratori dell'architetto Antonio Savoino <5 Da sinistra, l'assessore regionale alla Sanità, Eugenio Maccari, psi, . arrestato per le tangenti sul nuovo ospedale di Asti, e Con. Vito Bonsignore, de, che ha ricevuto un avviso di garanzia