E ora il giudice arriva al sottosegretario Lenoci di Giovanni Bianconi

L'inchiesta riguarderebbe gli interventi in Bangladesh E ora il giudice arriva al Lenoci ROMA. Un altro uomo di governo è finito sotto inchiesta, indagato dalla magistratura romana. Stavolta è toccato a Claudio Lenoci, deputato socialista, oggi sottosegretario al ministero dell'Interno e sottosegretario agli Esteri dal 1989 al 1992, durante gli ultimi due governi guidati da Giulio Andreotti. Proprio mentre stava alla Farnesina, secondo il sostituto procuratore della Repubblica di Roma Vittorio Pareggio, Lenoci ha fatto qualcosa che ora gli è valso un avviso di garanzia per il reato di concussione. Paraggio è arrivato all'uomo politico indagando sugli aiuti al Terzo Mondo, miliardi e miliardi che - stando all'accusa - non sono finiti solo ai Paesi in via di sviluppo: c'è odore di tangenti, secondo i magistrati, anche nella cooperazione internazionale. Lenoci, appena ricevuto l'avviso di garanzia che dovrà trasformarsi in una richiesta di autorizzazione a procedere alla Camera dei deputati, ha smentito ogni coinvolgimento in qualsiasi attività illegale: «Con sorpresa e amarezza ho ricevuto un'infor- mazione di garanzia, riferita al periodo in cui ero sottosegretario agli Esteri. Non capisco quali possano essere gli addebiti, tenendo presente che non rivestivo alcun ruolo che presupponesse poteri decisionali né di indirizzo su opere realizzate in Paesi del terzo mondo. In attesa di conoscere meglio i fatti, respingo fin da ora qualunque tentativo di coinvolgimento, riservandomi tutte le iniziative conseguenti per difendere la mia immagine». Alla Farnesina si apprende che nei tre anni in cui è stato al ministero degli Esteri, Claudio Lenoci - 50 anni, commercialista, deputato dal '79, un patrimonio elettorale di oltre 63.000 preferenze raccolte il 5 e 6 aprile nel collegio di Bari e Foggia - ha avuto la delega per la cooperazione allo sviluppo, con specifica competenza nelle aree territoriali dell'Africa del Nord, dell'Asia e dell'Oceania. Una delega che prevede la supervisione, e quindi anche la firma di molti atti, su ciò che riguarda la politica di aiuti al Terzo Mondo. Il sottosegretario delegato sottoscrive quindi anche i decreti relativi ai programmi di cooperazione e agli importi di spesa. In particolare, per i contratti' che vanno dai 600 milioni ai 2 miliar¬ di di lire, è necessaria la firma del ministro o del sottosegretario delegato. Al di sotto dei 600 milioni, infatti, è sufficiente l'assenso del direttore generale, al di sopra di 2 miliardi c'è bisogno del «sì» del comitato direzionale. Anche le delibere di questo comitato, comunque, si trasformano poi in un decreto firmato dal ministro o dal sottosegretario. Non è ancora chiaro a quale episodio si riferisca l'accusa che Paraggio muove a Lenoci, ma dalle deleghe che aveva il sottosegretario e da come il magistrato si è mosso finora potrebbe trattarsi, fra l'altro, dell'aiuto italiano al Bangladesh per la costruzione di una strada dopo l'alluvione del 1988. L'inchiesta riguarda la realizzazione di 75 chilometri di strada tra le località Dinjapor e Panchagar, appaltati a due ditte, una di Parma e una di Roma, per circa trenta miliardi di lire. Tutte le decisioni furono prese in base a particolari esigenze di «straordinarietà», ma la costruzione del tratto di strada iniziò soltanto due anni dopo, e di chilometri ne sono stati asfaltati soltanto 25. Per gli aiuti al Bangladesh, il giudice Paraggio ha già ottenuto gli arresti domiciliari per il geologo Giovanni Tripodi, accusato di aver intascato una tangente per l'affidamento dei lavori, e un avviso di garanzia per Iolanda Brunetti, funzionarla del ministero degli Esteri, indagata per il reato di abuso d'ufficio. Giovanni Bianconi L'inchiesta riguarderebbe gli interventi in Bangladesh Da sinistra a destra Vincenzo Lodigiani e il sottosegretario all'Interno Claudio Lenoci