Romiti molti no e qualche sì

Romiti, molti no e qualche sì Romiti, molti no e qualche sì Tempo massimo per le riforme? Non sono una cambiale che scade ROMA DALLA REDAZIONE Il più duro è stato il socialista Ugo Intuii, che ha accusato «i poteri economici forti», cioè gli imprenditori e la Confindustria, di essere artefici di un «golpe strisciante». Tutto perché l'amministratore delegato della Fiat, Cesare Romiti, dopo un intervento nello stesso senso del presidente della Confindustria Abete, ha posto un'alternativa a.voce alta al Parlamento: subito una nuova legge elettorale o, altrimenti, le elezioni anticipate. «Oggi - ha spiegato Intuii - siamo nella fase finale. Corriere, Stampa, Confindustria e Romiti, all'unisono, dopo una devastante campagna di delegittimazione, indicano con chiarezza il loro obiettivo: costringere un Parlamento intimidito a fare una legge elettorale che elimini i partiti e quindi scioglierlo». E Giusy La Ganga, capogruppo psi alla Camera: «Ognuno farebbe meglio a fare il proprio mestiere». Giudizi negativi alla sortita di Romiti sono venuti anche dagli altri partiti. Il de Sergio Mattarella ha definito una «boutade» il consiglio dato dall'amministratore della Fiat a Scalfaro di fissare «un tempo massimo». Mentre il pidiessino Gianni Pellicani è stato più eloquente: «Non mi pare che Romiti sia il più indicato per lanciare ammonimenti al Capo dello Stato». Massimo D'Alema rincara: «Romiti si deve occupare di automobili. Quindici giorni fa ci ha spiegato che il governo Amato era il migliore del mondo e non bisognava toccarlo, ora viene a dirci che bisogna andare alle urne». Il segretario del psdi, Carlo Vizzini, usa l'ironia per prendere le distanze dalle tesi di Romiti. «Le riforme ha osservato - non sono una cambiale che scade». Tutt'altra la reazione dei liberali, che hanno cercato di dare un'interpretazione delle parole dell'amministratore della Fiat: «Quella di Romiti - ha detto il vicesegretario del pli, Patuelli - è una sottolineatura polemica nei confronti dell'accordo-papocchio raggiunto nella commissione bicamerale soprattuttto per merito di de e pds. La Confindustria, infatti, per quanto ne so, è favorevole al sistema uninominale a doppio turno, e non mi risulta che abbia cambiato opinione». Un altro bersaglio è stato scelto da Rifondazione comunista che se l'è presa con il presidente della Confindustria, Abete: «Quando Abete con accento arrogante rivendica una legge elettorale uninominale e maggioritaria subito e afferma che se non la fa il Parlamento deve farla il governo o un'altra autorità istituzionale, teorizza un colpo di Stato». Tra i più decisi sostenitori delle tesi di Romiti e Abete sono stati i leghisti. Ieri, infatti, Miglio ha fatto una proposta di questo tipo: il Parlamento «deve chiudersi in conclave» per quattro-cinque mesi per fare la riforma elettorale ed approdare alle elezioni, se non ci riesce si vota lo stesso in autunno.

Luoghi citati: Roma