I quattro partiti: «Amato resisti» di Alberto RapisardaRenato Altissimo

Venerdì dibattito su Martelli. Il presidente teme una trappola: sulla graticola non ci sto più Venerdì dibattito su Martelli. Il presidente teme una trappola: sulla graticola non ci sto più I quattro partiti; «Amato, resisti» Moralità, il confronto l'8 marzo ROMA. Che dice mai il democristiano De Mita. La maggioranza di governo non c'è? Nossignore. «Per ora il governo c'è e questo rimane. La maggioranza esiste, checché ne dica qualcuno. Questo è l'unico governo possibile, adesso» smentisce categorico il capo dei deputati democristiani, Gerardo Bianco, dopo una lunga colazione di lavoro col presidente del Consiglio, Amato, e i capigruppo degli altri partiti della maggioranza. Parola d'ordine: non sta succedendo niente e si va avanti così. Magari con un altro «rimpasto», magari no. Nei giorni dei dubbi più grigi, dei partiti senza capi in grado di fare scelte forti, del Parlamento indeciso a quasi tutto ma terrorizzato dalle possibili elezioni anticipate, prevale la linea del tirare a campare. Tanto per orientarsi nel garbuglio di incontri, consultazioni e dichiarazioni di queste ore, va precisato che tre sono gli scenari di cui si va discutendo. C'è quello del rassegnato e impotente scivolare verso il caos: il Parlamento non riesce ad approvare la riforma elettorale e si va a votare a giugno col vecchio sistema. C'è l'ipotesi che caldeggiano con parole simili pidiessini, repubblicani, Lega ed anche la Confindustria: si fa la riforma elettorale uninominale e si va a votare ad ottobre-novembre con un governo diverso dall'attuale che approvi anche le leggi di moraliz- zazione della vita pubblica e prowedimenti per affrontare la recessione. C'è infine l'ipotesi utopistica: si fa la riforma elettorale e si forma un governo di larga maggioranza che deve affrontare anche la riforma della Costituzione per andare a votare nell'aprile del 1994 in coincidenza con le elezioni europee. Al momento, però, i più si limitano a cercare di prevedere cosa può succedere da qui a venerdì. Per quel giorno è stato fissato l'imbarazzante dibattito sulla sostituzione del ministro Martelli. Un appuntamento temuto dal presidente del Consiglio, perché nell'aula di velluto di Palazzo Madama le incertezze, la confusione e le varie insoddisfazioni potrebbero anche innescare la crisi di un governo traballante. Ecco perché ieri Amato ha convocato a Palazzo Chigi i suoi alleati in Parlamento ed ha spiegato che non è disposto a sopportare «una situazione di incertezza», che non ci sta a rimanere «sulla graticola». Insomma, se i quattro partiti non gli avessero garantito lì, su due piedi, che venerdì appoggeranno il governo con convinzione, lui avrebbe anche potuto togliere il disturbo. Son seguite dichiarazioni di solidarietà. Quella del de Bianco. Quella di Ferri (psdi): «Il governo non può vivere sotto la spada di Damocle di una maggioranza futura che ancora non c'è. Bisogna rendere più forte questo governo». Il liberale Altissimo ha escluso «rimpasti». Il neo-segretario del psi, Benvenuto, ha convenuto che bisogna rendere «più forte» questo governo. Il sottosegretario di Amato, Fabbri, concludeva rasserenato che venerdì finirà «il chiacchiericcio attorno al governo». Ed è realmente possibile. Tra Mart mazzoli da una parte e i più gettonati candidati al governo dall'altra (pds, pri, Lega) è in corso una guerra di posizione che pare dare solo più forza ad Amato. Ieri il segretario del pds, Occhetto, è andato dal presidente del Consiglio a chiedere aiuto per settori industriali in crisi. E ne è risultato un implicito messaggio di legittimazione, non si sa quanto voluto, ad Amato come capo del governo. Il quale Amato non si fida di nessuno e, soprattutto, non si fida delle assicurazioni dei capigruppo de. Così li ha lasciati avvisandoli che venerdì ascolterà attentamente quel che dirà Martinazzoli al Senato sul governo. Il segretario de ha così altre 48 ore per decidere il da fare. Ieri si è incontrato col leghista Bossi, col presidente della Confindustria, Abete. Oggi vedrà Benvenuto. Ma, in realtà, tutti incontrano tutti con un occhio a venerdì e un altro all'8 marzo, quando si terrà alla Camera il superdibattito sulla moralizzazione della vita pubblica. Possibile prova di appello per tentar di formare una più larga maggioranza. Alberto Rapisarda Da sinistra Giuliano Amato Ugo Intimi e Renato Altissimo .

Persone citate: Abete, De Mita, Fabbri, Gerardo Bianco, Giuliano Amato Ugo, Martinazzoli, Occhetto

Luoghi citati: Roma