Pasteur un benemerito imbroglione di Fabio Galvano

Pasteur, un benemerito imbroglione Dissacrante rivelazione di uno storico americano che ha studiato gli appunti del grande scienziato Pasteur, un benemerito imbroglione «Rubava le idee, falsificava le procedure. Oggi lo bloccherebbero» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Louis Pasteur: genio, pioniere della medicina e imbroglione. Se fosse vivo oggi, per quanto grande nelle sue intuizioni, le autorità sanitarie lo bloccherebbero impedendogli molti dei suoi esperimenti; e qualcuno, forse, lo denuncerebbe per essersi appropriato metodologie altrui. Non solo falsificava i dati degli esperimenti: rubava anche idee e alterava procedure. Lo sostiene lo storico Gerald Geison dell'Università americana di Princeton. Anche se, sottolinea, i meriti di Pasteur sono tali da far ricordare il magnifico scienziato e far dimenticare quell'atteggiamento perlomeno opportunista, se non un po' truffaldino. Il professor Geison - facendosi mille nemici nel mondo accademico francese che ancora oggi considera Pasteur una gloria scientifica nazionale - si è preso la briga di rileggere le microscopiche annotazioni registrate in un centinaio di quadernetti depositati a Parigi, alla Biblioteca Nazionale. E ha trovato «clamorose e talora sorprendenti discrepanze» fra quegli appunti e il lavoro successivamente pubblicato. Pasteur del resto non è il solo scienziato a essersi macchiato di tali colpe: gli fanno buona compagnia Michael Faraday, Claude Bernard, Hans Krebs. Ma nel suo caso i trucchi erano plateali. Prendiamo la vaccinazione delle pecore contro l'antrace. Nel 1881, dice il professor Gei- son, Pasteur aveva annunciato di avere scoperto il metodo di bloccare gli effetti della malattia usando microbi resi innocui con un trattamento a base di ossigeno. Ma solo in teoria quel metodo funzionava; e così, quando venne il momento di dimostrare la sua scoperta al mondo medico, Pasteur prese una scorciatoia: si appropriò una procedura a base non d'ossigeno ma di bicromato di potassio, già messa a punto da un veterinario francese, tale Toussain, rimasto da allora un grande sconosciuto. L'esperimento, ovviamente, riuscì. Su cinquanta pecore esposte ai microbi dell'antrace, le venticinque cui era stato inoculato il vaccino sopravvissero. Salutato come uno dei primi grandi trionfi della scienza medica, quell'esperimento rinasce oggi alla storia come uno dei più grandi falsi scientifici, sebbene Pasteur sia riuscito in seguito a neutralizzare i bacilli con il suo procedimento a base di ossigeno. Altro esperimento, altro falso. Il vaccino antirabbico ufficialmente fu impiegato per la prima volta il 6 luglio 1885 quando Pasteur lo iniettò a Joseph Meister, un contadino alsaziano morsicato da un cane rabido. Ma in verità era già stato usato due volte. Uno dei pazienti era morto, dell'altro si sono purtroppo perse le tracce. Non è perciò casuale che Emile Roux, collega di laboratorio di Pasteur, abbia rifiutato di prendere parte all'esperimento. «Anche quando vaccinò il giovane Meister - afferma il professor Geison - la comprensione del virus da parte di Pasteur era molto limitata. Credeva di saperne molto di più di quanto veramente conoscesse. Sicuramente nessun comitato medico si sognerebbe al giorno d'oggi di consentire una vaccinazione come quella di Meister. Soltanto una bassa percentuale delle persone morsicate da un cane rabido contraggono la rabbia, mentre Pasteur iniettava alle sue cavie un vaccino vivo che rischiava davvero di dar loro quella terribile malattia». Le grandi scoperte scientifiche di Pasteur, insiste lo storico che ne ha dissacrato l'immagine, sono tuttora valide: «E' semplicemente questione di abituarsi al modo in cui ci arrivò. Più cose scoprivo, meno l'uomo mi piaceva». Tutto questo, secondo Geison, «dimostra che la ricerca di una conoscenza scientifica è molto più complessa di quanto si possa credere. Oggi Pasteur sarebbe accusato di frode a metà del suo lavoro, senza attenderne i risultati. E sarebbe un errore, perché si impedirebbe a un genio di raggiungere risultati da cui tutto il mondo può trarre grande beneficio». Lo scienziato non perdona, lo storico sì. Fabio Galvano Fu spericolato e anche truffaldino nella lotta contro l'antrace e la rabbia Louis Pasteur: per i francesi è una gloria scientifica nazionale. Ma Gerald Geison, lo storico di Princeton che ha studiato a fondo i suoi quaderni, denuncia: «Più cose scoprivo, meno l'uomo mi piaceva»

Luoghi citati: Londra, Parigi