Una pioggia di rettifiche

Una pioggia di rettifiche Una pioggia di rettifiche ROMA. Non c'è pace per il Codice della strada. Archiviate le polemiche sull'assicurazione obbligatoria per i ciclomotori, sulla patente per la guida delle moto, sul certificato di proprietà e sul «segnale mobile plurifunzionale di soccorso», sul testo del nuovo codice piomba una pioggia di «rettifiche». I ritocchi, ventisei in totale, riguardano prevalentemente dettagli formali, ma in alcuni casi modificano in maniera sensibile il significato degli articoli, alcuni dei quali avevano anche determinato non poche polemiche. Il rimpasto provvede, fra l'altro, ad allungare di un metro (da 15,50 a 16,50) la lunghezza massima dei convogli formati da macchine agricole semoventi e macchine agricole trainate, trasforma l'oscuro «carico unitario medico», a cui fa riferimento l'articolo sessantadue (dedicato alla massa limite) in un più comprensibile «carico unitario medio» e chiarisce il mistero dell'articolo ottanta, dedicato alle revisioni, nel quale faceva la sua comparsa uno sconosciuto pino («pino alla avvenuta annotazione...» è stato rettificato in «fino alla avvenuta annotazione...»). Rettifica anche sulle limitazioni alla guida: l'articolo 117, nella prima versione pubblicata tempo fa, vietava la guida di motocicli particolarmente potenti «per i primi tre anni dal conseguimento della patente e comunque non prima di aver raggiunto l'età di vent'anni». Un «non» di troppo che rovesciava completamente lo spirito del divieto, ora recuperato al suo significato corretto. L'ondata di rettifiche fa luce anche sui dispositivi di segnalazione e frenatura dei veicoli a trazione animale, delle slitte e dei velocipedi, disciplinati dall'articolo 69 del codice, che rinviava al regolamento per quanto riguarda «il numero, il codice, le caratteristiche e le modalità di applicazione», senza fare menzione del colore. Nell'errata corrige puntualmente la parola «colore» sostituisce «codice». Risulta particolarmente infelice, infine, la composizione dell'articolo 231, che abroga alcune norme emanate precedentemente: in ben cinque casi infatti risultano sbagliati i riferimenti alle leggi da abrogare o non sono state inserite le limitazioni che circoscrivono l'effetto del provvedimento («...Limitatamente al capo...», «...Ad eccezione dell'articolo...»). (Ansa]

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