C'è una Regina Madre alla Casa Bianca di Bill

* C'è una Regina Madre C'è una Regina Madre alla Casa Bianca di Bill * DEitRPER?SiDEM« LA DONNA CHE le donne siano di casa alla corte di re Clinton, è ormai un luogo comune. Nelle ultime settimane, i giornali di mezzo mondo si sono sbizzarriti nell'attribuire ruoli a Hillary e alle varie figure femminili che hanno fatto irruzione nell'amministrazione americana. In questo organigramma mancava, come in ogni corte che si rispetti, una candidata per il ruolo di «regina madre». Ora anche questa carica, del tutto ufficiosa, è stata attribuita. La titolare è una signora di 73 anni, elegante, dai modi raffinati. Si chiama, adesso, Pamela Harriman. Ma in passato ha avuto altri cognomi, anche più risonanti. A nominarla a questa carica, non è stato Clinton, ma l'entourage mondano e un po' pettegolo che prospera all'ombra della Casa Bianca. Certo è che nessuno meglio di lei può interpretare quel ruolo. I suoi più accesi estimatori si spingono addirittura ad attribuirle una parte determinante nella vittoriosa campagna presidenziale di Bill. Sarebbe stata lei, insomma, a sceglierlo fra i giovani democratici rampanti e a guidarlo per mano lungo il sentiero della politica americana, irto di trabocchetti. Non è probabilmente un caso che la nuova «regina madre» abbia autentici ascendenti nobiliari e che sia nata in Inghilterra. E', infatti, la figlia maggiore dell'undicesimo Lord Digby. Ha trascorso la sua infanzia divisa tra l'Australia, dove il padre era console, e il castello di famiglia, nella campagna inglese del Dorset. Dicono che già allora fosse una bambina intraprendente e dalle idee chiare. Virtù che ha affinato con l'adolescenza, potendo anche contare su un innegabile charme. Prima di approdare al ruolo di «regina madre» alla corte di Clinton, ha trascorso tutta la vita, più di mezzo secolo, accanto alle redini del potere. Quando aveva 18 anni, i genitori la mandarono a perfezionare la sua educazione in un collegio tedesco. Respirò l'aria del regime nazista e incontrò perfino Adolf Hitler ad un tè. Di quell'esperienza parlò, in seguito, con un certo fastidio. Fu, comunque, una parentesi brevissima. L'anno dopo, nel '39, alla vi- gilia della guerra, entrò direttamente nella casa dell'uomo che, del Fiihrer, fu il grande antagonista: Winston Churchill. Il figlio del premier, Randolph, l'aveva conosciuta ad una festa e se ne era innamorato. Le nozze vennero celebrate dopo pochi mesi. Il loro bambino, Winston II, nacque mentre su Londra piovevano le bombe tedesche. Al numero .10 di Downing Street Pamela ebbe modo di conoscere i potenti del mondo e anche «l'uomo più importante» della sua vita: Averell Harriman, inviato di Roosevelt a Londra. Non furono anni facili. Il rapporto con il marito, Randolph, si deteriorò immediatamente, per via del suo cattivo carattere e della sua predilezione per il whisky. Pamela lo lasciò alla fine della guerra e se ne andò a Parigi con Edward R. Murrow, il corrispondente radiofonico della Cbs dall'Europa. Poi sbarcò in America, dove la relazione con Harriman fu però solo una breve fiammata. L'ex inviato di Roosevelt era già sposato e un divorzio avrebbe potuto danneggiare le sue ambizioni politiche. Così, Pamela ritornò in Europa, a Parigi, dove nel suo salotto sfilarono i più bei nomi della jet society internazionale: dai duchi di Windsor a Giovanni Agnelli, da André Malraux a Elie de Rothscild. Il suo ritorno in America avvenne negli Anni Sessanta, grazie ad un nuovo matrimonio con Leland Hayward, il grande impresario di Broadway. Per un decennio, Pamela ebbe modo di intrecciare rapporti e di conoscere i segreti del mondo politico di Washington. Anche perché, al suo fianco, c'era sempre più spesso il «suo» Harriman, ormai ex ambasciatore a Mosca ed eminenza grigia del partito democratico. La loro storia divenne ufficiale nel '70, quando, essendo rimasti en- trambi vedovi, poterono sposarsi. La loro casa divenne così importante che, quando Gorbaciov si recò per la prima volta in America, Raissa non si recò da Nancy, ma da Pamela. Insomma, anche durante l'era di Reagan, il ruolo di «regina madre» era già suo. Le mancava soltanto il «re». E' a questa ricerca, secondo i bene informati di Washington, che la signora Harriman si è dedicata dopo la morte del marito, avvenuta nell'86.1 suoi sforzi, a quanto pare, hanno avuto buon fine. Ha festeggiato il suo successo il 19 di gennaio, alla vigilia dell'«incoronazione» di Clinton, con un party esclusivo in cui non era ben chiaro chi fosse la star: lei o il neopresidente. Delle donne che fanno parte della nuova amministrazione, è l'unica a non avere un posto alla Casa Bianca. Ma non è detto che i pulsanti del potere non abbiano un terminale anche nel suo salotto. Silvano Costanzo Pamela Harriman incontrò Hitler e fu la nuora di Churchill Ora regna nei salotti americani Pamela con il terzo marito il diplomatico americano Averell Harriman Si conobbero a Londra durante la guerra ma si sposarono negli Anni Settanta quando entrambi rimasero vedovi Winston Churchill e Adolf Hitler