Arrestato ex vicepresidente del Csm di Francesco Grignetti

Nomine spartite? Arrestato ex vicepresidente del Csm Zilletti coinvolto in operazioni pilotate da Gelli ROMA. Sembrava il fallimento di una modesta finanziaria di provincia, potrebbe diventare un'inchiesta esplosiva che svela i nuovi «affari» della P2. Ugo Zilletti, giurista cattolico, ex vicepresidente del Consiglio superiore della n)?f"stratura, che nel 1981 presiedeva su delega di Sandro Pertini le riunioni di autogoverno dei giudici, è stato arrestato per bancarotta fraudolenta assieme ad altre numerose persone. Zilletti fu travolto dallo scandalo della P2: il suo nome, collegato ad un versamento da 800 mila dollari, compariva su un misterioso appunto di Licio Gelli. Fu accusato di essere intervenuto a favore di Roberto Calvi, a pagamento. Lui ha smentito tutto ed è stato assolto. Ma nuovi misteriosi fili lo legano ancor oggi a Gelli: l'inchiesta sul fallimento di una finanziaria romana ha portato a un'altra finanziaria di Lecce e poi a una manifattura di Ivrea. E sempre, dietro le quinte, s'è trovata la mano del Maestro Venerabile che muoveva capitali. Il primo a lanciare l'allarme sulla rediviva P2, e le sue torbide alleanze con la mafia, è stato . y - • • il ministro dell'Interno, Nicola Mancino, la scorsa estate: «Mi domando com'è possibile - disse - che questo signore potesse fare movimenti bancari da 500 milioni senza che nessuno se ne accorgesse». Scandalo. Ma l'allarme su Licio Gelli - che intanto da Cortina, adeguatamente scortato dalla polizia, rilasciava interviste - ha agitato i giornali per qualche giorno. Poi più nulla. E invece le indagini sono andate avanti. La procura aretina ha ricostruito una girandola di movimenti bancari. Gli investigatori hanno seguito le tracce di almeno 15 miliardi di titoli che Gelli destinava a società più o meno in crisi. Una di queste era la Compagnia generale finanziaria (Cgf), poi fallita, sulla quale indagavano i giudici romani. Un crack da cento miliardi, che ha portato a fondo gli investimenti di diecimila piccoli risparmiatori, più la società Ventura Investimenti, a Lecce, e la Manifattura di Cuorgnè, in Piemonte. L'inchiesta è passata a Roma, ai sostituti procuratori Elisabetta Cesqui e Gianfranco Colella. E sabato la decisione: arrestate una decina di persone, tra cui Zilletti, il piduista ed ex ufficiale della Finanza Ennio Annunziata, il faccendiere Giorgio Cerniti. Là carriera di Zilletti rimase schiantata dalla fatidica perquisizione di villa Wanda, quella che portò alla luce la P2. In quell'occasione fu trovato un misterioso foglietto, accanto all'altrettanto famoso appunto relativo al conto Protezione, che rimandava al caso Ambrosiano, a Calvi e a ricchi conti svizzeri. Zilletti in quel momento era viL cepresidente del Csm. Siedeva sulla poltrona che, prima di lui, era stata di Vittorio Bachelet, ucciso dalle Brigate rosse. Una personalità istituzionale di primo piano, insomma. Dovette dare le dimissioni dopo che la Finanza aveva perquisito il suo studio a palazzo dei Marescialli. I giudici milanesi cercavano prove del suo coinvolgimcnto nel caso Ambrosiano. E sospettavano che avesse fatto pressioni sul procuratore capo di Milano, Gresti, per far restituire il passaporto a Calvi, che era stato incriminato e appena scarcerato. Calvi era rimasto invischiato in un trasferimento di capitali all'estero. E da quel momento, come poi si è scoperto, iniziò la catastrofe sua personale e dèi Banco. Zilletti, però, in seguito fu prosciolto con tante scuse. E al processo contro la P2 comparve come semplice testimone. Ma ormai il danno era fatto. Tornò a fare l'avvocato, a Firenze, dove aveva uno studio ben avviato e dove aveva svolto attività politica (vicesegretario provinciale, consigliere comunale, direzione regionale) per la democrazia cristiana. Per dieci anni s'è dedicato silenziosamente agli affari. Ma non tutto gli è andato per il verso giusto, se proprio in questi giorni doveva comparire imputato in un altro processo: accusato di millantato credito, per avere spillato 250 milioni alla Banca popolare di Castelgrande (Potenza), in amministrazione controllata dal 1986 e poi incorporata dal Monte dei Paschi di Siena. Avrebbe millantato i suoi buoni uffici presso la Banca d'Italia, ottenendo 150 milioni per sé e 100 milioni per pagare il «via libera» a un'improbabile operazione di salvataggio. Con Zilletti, bloccato a Firenze, è stato arrestato anche Ennio Annunziata. Già ufficiale della Finanza, poi dirigente industriale della Salini, il nominativo di Annunziata era nel ristretto gruppo di affiliati (con Bruno Tassan Din, Angelo Rizzoli, Roberto Gervaso e Maurizio Costanzo) che in quei giorni del 1981 il Venerabile stava per nominare maestri di loggia. Francesco Grignetti Ugo Zilletti