Roy Hargrove & C. giovani leoni del jazz

r I DISCHI Roy Hargrove & C. giovani leoni del jazz UATTRO anni fa Clive Davis, presidente dell'Arista Records, affidò a Steve Baker, produttore di grande intuito ed esperienza nel settore, il compito di fondare una nuova etichetta discografica con il fine di scoprire e pubblicare le esibizioni di nuovi talenti del jazz. Scelsero un nome, con neanche tanto sforzo di fantasia, e nacque la Novus Records. Ora la Novus è parte integrante del catalogo della multinazionale Bmg, ricca di uno sterminato catalogo jazz dopo l'acquisizione della Rea. Ma la giovane etichetta allinea un firmamento moderno, in cui brillano tra gli altri Carmen McRae,' James Moody, Steve Lacy, Hilton Ruiz, riconosciuti come i giovani leoni che caratterizzano il jazz dell'attuale decennio. Per avvicinare la produzione Novus quale migliore occasione di un ed in cui sono raccolti dodici esempi della produzione. Dodici aperitivi offerti da altrettanti campioni ed ultimi eredi dell'invenzione e dell'arte jazzistica: «The right choice for the jazz». L'onore di aprire il carosello tocca al trombettista Roy Hargrove con «Spiritual companion». Titolo significativo per tutta la raccolta. Hargrove viene considerato il continuatore della promessa che Clifford Brown aveva appena cominciato a mantenere quando la sua vita fu tragicamente interrotta. «Cerco di essere semplice con un accento sulla melodia», si descrive il trombettista. Segue la voce roca e carezzevole di Vanessa Rubin e la sua propensione blues con «Soul eyes». Quindi un pianista dallo stile emotivo, Marcus Roberts, con «Prelude to a kiss», tratto dall'album «Alone with three giants» in cui ci sono precisi riferimenti a grandi artisti come Jerry Roll Morton, Duke Ellington, Thelonious Monk. La rassegna allinea anche tutti gli strumenti tradizionali del jazz. Tocca allora ad un saxofonista, Antonio Hart, nuovo talento dal suono tradizionale, con «K.Y.H.». E quindi al chitarrista, dal raffinato e melodico tocco, John Pizzarelli in «I know that you know». Spazio poi per i sax di Marion Meadows, di Christopher Hollyday e di Warren Hill, al piano di Hilton Ruiz. Una sottolineatura per brani quali «Cousin Mary» dei Power Trio e «Magneto» di Steve Coleman che con i Five Elements sa fondere come pochi jazz, soul, funky e blues. Un disco di assaggi. A completare questo aggiornamento sulle novità del jazz contemporaneo, ci sentiamo di consigliare un grup¬ petto di ed il cui ascolto trasmette serenità. I momenti di stress sul lavoro non mancano, come sono fitte e incalzanti le inquietudini di un momento politico-social-giudiziario decisamente fosco. Questi dischi non possono e non devono essere paraventi, ma il loro ascolto può portare momenti di piacere, piccole oasi di divertente pace. «i.ike a river» (Grp, 1 Cd) ci traghetta in quel mondo di dolci acquerelli dipinti dai Yellowjackets (Bob Mintzer sax e clarinetto, Russell Ferrante piano e synth, Jimmy Haslip basso, William Kennedy batteria). Dieci quadretti ricchi di allegria, sempre confezionati con eleganza, anche se a volte si avverte negli assoli un po' di manierismo. Con gli Acoustic Alchemy e il loro «Early Alchemy» (Grp, 1 Cd) è possibile compiere un viaggio chitarristico attraverso mezzo mondo, dal Brasile alla Spagna con escursioni blues. Dodici le tappe di una vacanza musicale stimolante, ricca di curiosità. Atmosfere più rilassanti invece con il pianoforte di Szakcsi, dalle chiare origini ungheresi. «Ève of change» (Grp, 1 Cd) propone dodici teatrini dove jazz e musica classica si intersecano. Tocco melodico, inventiva, eccellente tecnica. Con queste caratteristiche Szakcsi non dimentica le lezioni dei grandi compositori come Liszt o Debussy e le influenze esercitate da solisti jazz come Chick Corea, Keith Jarrett ed Herbie Handcock. Il risultato è sicuramente originale, fresco, piacevole. Altri omaggi a protagonisti del passato, questa volta di stretto ambito jazz, sono confezionati da Eddie Daniels e Gary Burton con «Benny rides again» (Grp, 1 Cd). Benny è ovviamente Goodman. E Daniels, abile clarinettista, ripercorre noti spartiti insieme a Burton, delicato vibrafonista, reinterpretando la parte di Lionel Hampton. Il divertimento sta tutto nel gioco dei paragoni, nello scoprire le differenze tra le due coppie di solisti. Un piacevole giochetto con il pentagramma al posto delle pagine della Settimana Enigmistica. Molto efficace la rivisitazione di «Grand Slam». Alessandro Rosa >sa^J

Luoghi citati: Brasile, Spagna