Il fascino di Lam meticcio dei Tropici

Si rievoca a Milano il pittore di Cuba: visse l'incontro tra il surrealismo e la magia delle sue foreste Si rievoca a Milano il pittore di Cuba: visse l'incontro tra il surrealismo e la magia delle sue foreste Il fascino di Lam, meticcio dei Tropici Con Breton, tra incubi e totem "7\"j MILANO 11 UELLA del pittore cubali J I no Wilfredo Lam fu, as11 sieme a Roberto Matta jtfj Echaurren, il cileno, l'ulV tima acquisizione della grande stagione surrealista fra le due guerre. Nel catalogo Carte Segrete - unico punto debole della bella mostra aperta fino al 14 marzo alla Permanente di via Turati, per la cattiva qualità delle tavole a colori - così lo presenta Alain Jouffroy, in modo poetico, ma ben conscio delle sue magie occulte e non tanto occulte: «Wilfredo Oscar de la Conceptión Lam y Castilla, nato l'8 / Dicembre 1902 a Sagua la Grande nella casa di una lunga / Via lontana dal centro - piuttosto vicina a una cupa foresta - / Da un padre cinese chiamato Lam Yam che calligrafava Lao-Tseu / (questo nome vuol dire l'uomo della montagna guarda il cielo), / Tu amavi tua madre dalle tre razze: nera-indiana-spagnola - / Ma tu preferivi segretamente la tua madrina Mantonica Wilson, / LAfricana che guariva tutti i malati della zona». Dopo la sua scomparsa a Parigi nel 1982, quella di oggi è una rinnovata felice stagione rievocativa. Si è chiusa in dicembre una antologica a Madrid e ora l'Accademia di Francia a Roma e la Permanente gli offrono questo omaggio con una sessantina di opere fra olii, tecniche miste, inchiostri, guazzi, pastelli, tutte di collezioni e gallerie italiane. L'Italia, dove approdò ad Albissola nel 1957 con Jorn, Fontana, Crippa, Baj, fu una delle terre amate da questo cittadino del mondo, incrocio magico e inquietante di culture, di casa a Parigi e New York altrettanto quanto nelle foreste di Haiti in mezzo ai riti vudù propiziatori di Dhambala, Isulina e Desalina, il «genio analfabeta». I testi in catalogo insistono sul tema che dà il titolo al catalogo stesso. Elogio del meticciato: non si tratta solo dello straordinario incrocio di razze fra il padre cantonese emigrato a Cuba e la madre a sua volta meticcia negro-ispanica; si tratta soprattutto dell'identità complessa di un artista errante, fra autodidatta e studente d'accademia, dall'Avana a Madrid, dove nel 1936 è contemporaneamente abbagliato da una grande personale di Picasso e combattente in difesa della Repubblica; poi a Parigi nel 1938, presso Picasso, Mirò, Braque ma anche presso Breton, Péret, Eluard; infine, fra il '40 e il '41, nella colonia surrealista in fuga presso Marsiglia, Breton, Ernst, Hérold, Brauner. Questa prima fase è ben documentata in mostra dalle opere su carta, in cui l'incrocio fra il Picasso originario delle Demoiselles d'Avignon e quello dei «mostri» degli Anni 30, con la loro precognizione che la tragedia spagnola era solo un preludio, si «meticcia» ulteriormente con immagini totemiche che Lam trae dal profondo delle proprie radici, così come la magica delicatezza dei colori. Questo incontro fra sofisticata avanguardia cubista e surrealista (Marianne in mostra è un bel «collage» a due mani con Brauner) e spiriti ancestrali è ottimo viatico per il viaggio per mare del 1941, in fuga dall'Europa in fiamme, sul Capitarne Paul Lemerle con Breton e, presenza altamente significativa, Lévi-Strauss, con la tappa a Martinica, dove il pittore incontra il poeta Arnie Césaire, e infine il ritorno alle origini, all'Avana. Qui, a partire dal 1942, nasce l'opera-chiave, la Foresta, oggi al Moma di New York. In mostra, il passaggio di mano definitivo dalla cultura europea d'avanguardia al mondo magico della foresta tropicale,avviene in due opere del '43, la figura femminile Senza titolo, totem ancora picassiano, e il sogno fantastico di Uccello sulla tavola. Da questo punto, si dispiega una delle più alte esperienze fantastiche della seconda metà del secolo, con i grandi intrichi di foreste tropicali del 1957-58 e i sogni notturni color lavagna del 1970, che ripropongono all'inconscio dell'oggi gli incubi di un Fùssli ancestrale e tropicale. Marco Rosei Wilfredo Lam: una sua mostra a Milano Un'opera di Lam «Labroussaille», 1959