Manette e mazzette Milano cambia volto

Dal Trivulzio a piazza Duomo, Porta Romana, Bar Biffi fino alle celle di San Vittore Dal Trivulzio a piazza Duomo, Porta Romana, Bar Biffi fino alle celle di San Vittore Manette e manette, Milano cambia volto La geografia dello scandalo, tra ristoranti e santuari MILANO. Tangentopoli compie un anno: storia di tribunali e di politica, ma anche di pranzi, episodi curiosi, tappe drammatiche che hanno segnato la vita della città e disegnato una nuova geografia. Questa. Piazza Dwomo 19. Al quarto piano c'è l'ufficio di Bettino, l'ex segretario. Al terzo quello di Paolo Pillitteri, ex sindaco, ora solo cognato. Al secondo, la sede della Camera di Commercio italo-somala e del console onorario: Pillitteri Paolo. Apre e chiude la Enza Tomaselli, segretaria fedelissima. Di Pietro scoprirà che molte cose e case di Bettino sono intestate a lei. Salivano i quattro gradini, fino alla porta rossa dell'ufficio di Craxi: Salvatore Ligresti, Mario Chiesa, Loris Zaffra, Andrea Parini, Vincenzo Balzamo. Quando arriva il primo avviso di garanzia, la Enza casca dalle nuvole: «Ma in città si è già saputo?». Cono Magenta 57, sede psi. E' vuota, con riscaldamento al mininmo e luci al risparmio. Resistono un paio di impiegati e un centralinista. Ordinanza di sfratto, scadenza 26 febbraio. Teoricamente ci avrebbe dovuto lavorare Ugo Intini, nominato da Bettino commissario straordinario della federazione decimata. Ma in questi mesi Ugo ha avuto impegni più pressanti e ha trasferito la sua fedeltà all'Hotel Raphael, Roma, ultima sede del craxismo. Via Mirane 15, tede db «Gesummaria hanno arrestato Prada...», esclamò un funzionario dietro ai marmi grigi che impacchettano lo scudo crociato milanese. Poi venne il turno di tutti gli altri. «Qui dentro, nella sede della de, non arriverà mai un finanziere o un giudice». Ultime parole famose di Gianstefano Frigerio, segretario provinciale dello scudo crociato. Arrestato pure lui. Via Foscolo, sede ari. Uffici austeri dell'edera, con ritratto di Mazzini e Cattaneo alle pareti. Soldi lì dentro non ne giravano (o almeno sembra). Stando ai verbali delle confessioni, le mazzette atterravano sulla scrivania di Antonio Del Pennino in via Visconte di Modrone. Non solo: nel giro c'era anche Giacomo Properzj, ex presidente Aem è Atm. «Io gli ho portato - confessa Bruno Tronchetti Provera, imprenditore - un miliardo e seicento milioni in borse di tela». Un grisbi in piena regola come nei film di Jean Gabin. Via Volturno 33, sede pds. Ipotecata. In vendita. Ore otto di sera del 16 maggio, attivo della federazione, come da programma. Fuori programma arrivano i carabinieri di Di Pietro, si fanno annunciare dal portinaio, vecchio militante comunista che dirà: «Erano così gentili». Chiedono di vedere Roberto Cappellini, ex operario Alfa Romeo, ex sindacalista Cgil, segretario cittadino. «Ci segua», gli dicono e, nel silenzio di tutti, Cappellini si alza. Il portinaio: «Meno male che non gli hanno messo le manette». Via dei Pofitocnko 2, uffici MM. Sede della Metropolitana milanese, quella che si pubblicizzava così: «Scusate il disturbo, stiamo lavorando per voi». Invece, ci hanno lavorato Antonio Natali, Claudio Dini, Luigi Carnevale. In quegli uffici sono passate decine di miliardi di tangenti. Per questo, Silvano Larini ci andava, ma solo con la valigetta. Confesserà Carnevale: «Capitò infatti che un giorno Larini convocò a casa sua me e Prada e ci riferì che da un po' di tempo Bettino Craxi non era più contento dei finanziamenti e aveva rimproverato lui e Dini di troppa disattenzione». Via loppa 8, Craxi Superattico con vista sul parco Solari. Abitazione privatissima. Arredi firmati Aulenti, compresa la sala dei divani. Inquilini a parte, l'appartamento contiene (almeno) due cose notevoli: la pantofola di Giuseppe Garibaldi, cimelio di Caprera, e il frigorifero a disposizione (solo) dei più intimi. Silvano Larini ha detto: «In quel frigo io ci mettevo lo champagne e Martelli lo beveva». Via Crasceraago, sezione osi Menni. Sede storica frequentata dal giovane Bettino quando ingaggiava battaglie contro i comunisti duri e puri di Sesto San Giovanni. Lui segretario di federazione, loro (ancora) trinariciuti. Oggi la se- Quesu cdi ail co zione resiste alla tempesta. Hanno già chiuso quelle di Mario Chiesa (Musocco), Matteo Carriera (Matteotti), Walter Armanini (Costa), Claudio Martelli (Monforte). Cono CuiliaMi 75, MafaraL Ristorante: specialità ossobuco con risotto giallo. Negli anni dell'impero ospitava il pranzo del lunedì: capotavola Bettino e intorno i fedelissimi: Silvano Larini, Giovanni Manzi, Paolo Pillitteri, Carlo Tognoli, Gianfranco Troielli, Ferdinando Mach di Palmstein. Parole in libertà (allora) e la consueta sceneggiata tra amici a fine pranzo: «Pago io», «Ma no, oggi tocca a me». Via Da' Togni, Orti ài loo—rio. Ristorante: specialità verdure. Gli inviti per le cene di lavoro li diramava Oreste Lodigiani, segretario amministrativo del psi. E gli imprenditori edili aprivano il portafogli: almeno 25 milioni a testa è il conto della cena di febbraio '92, alla vigilia delle ele¬ zioni amministrative. E non c'era ricevuta fiscale perché, come spiegava Lodigiani all'antipasto, siamo qui per affrontare il problema del rifinanziamento della legge 457 sull'edilizia residenziale... Mi spiego?». OoMoiio VH loffio EaMHHiele, Sovmm. Ristorante: specialità affari. Nei tempi d'oro Paolo Pillitteri aveva il tavolo riservato, Gianstefano Frigerio, segretario regionale de, lo definiva «la mia mensa». Oggi il tempio della crisi: tavoli vuoti, 29 lettere di licenziamento per i camerieri. Vio San Metro o!K0rto 3, Santa Lucia. Pizzeria: specialità napoletana, escluse le carte di credito. La sera del 3 giugno, manette per Roberto Mongini, pipa e Rolex, il (futuro) pentito più esuberante di Tangentopoli. Lo arresta il capitano Zuliani sulla porta. La mitica Barbara (compagna di Mongini) resta sola con i due amici, si lamenta: «E adesso?». Via Rari Chiari 21, Tom di Usa. Ristorante: specialità toscane. Per una volta i socialisti non c'entrano: è il posto preferito da Di Pietro. Una settimana fa, a mezzanotte, davanti a quattro cotolette, si è tenuto il vertice dei giudici prima del rientro di Silvano Larini. Il proprietario, vista l'ora ha scherzato così: «Dottore, la prossima volta o prenoti 0 ti rimando a San Vittore». Via Monomi 6, la Risacca. Ristorante: specialità aragoste. «Champagne per il principe. Subito!». Ordinava così Walter Armanini, assessore socialista, mantello nero, sciarpa lunga sino ai piedi, cappello a larghe tese e doppie ragazze al seguito. «Signori così non se ne vedono più», si lamenta uno dei camerieri. Via Sehfonesco 30, Filippo Ponseca* Non abita in una piramide l'ar- chitetto Panseca, ma in un cascinale di periferia. Il suo padrone di casa si chiama Silvano Larini. E' qui, tra i campi nebbiosi, che Filippo ha ideato i segni dell'era craxiana: dal garofano al tempio greco. Ha detto: «Traducevo in immagini l'idea di crescita, di vittoria, di trionfo». Via Mangi 3, Sitano Ianni. Quattrocento metri quadrati, piscina, giardino d'inverno. E' qui che l'ex super latitante ha ambientato la sua vita leggendaria fatta di amori, affari, amicizie, risate. Di lui la segretaria di Craxi ha detto: «Altri hanno amori nascosti, lui le amanti le sposa». Porta Romana, marciapiède. Dai verbali di Larini. Ottobre 1980. Tre amici passeggiano. Bettino chiede: «Silvano, ci serve un conto in Svizzera». «Mio papà ne ha uno a Lugano che non usa», risponde Larini. Bettino: «Claudio, per favore, prendi nota del numero». Martelli scrive: «633369 conto Protezione». Pio JUbercjo Tnwhio, via Trivatrio 15. Tutto è cominciato qui, 17 febbraio 1992, studio di Mario Chiesa, mazzetta avvelenata di Luca Magni: 70 banconote da 100 mila firmate da Di Pietro e Zuliani. Chiesa riscuote, il capitano dei carabinieri irrompe. Le prime parole famose: «Sono soldi miei, li ho appena presi dal Bancomat». Viole Monterosa 84, Mano Oneso» Villetta rosa, fiori stecchiti, tapparelle abbassate, citofono sempre muto. Vive ancora qui l'uomo che voleva diventare sindaco. In dodici mesi è stato arrestato, condannato, privato del suo patrimonio, azzerato. E oggi? «Faccio il consulente». Piazzale tarocca, Bar Biffi. Luogo di culto per desaparecidos: Mario Chiesa e Bruno De Mico (scandalo Codemi) ci bevono il camparino a mezzogiorno. Stessi capelli bianchi, stessi giudici: Davigo e Di Pietro. Ma non si salutano. Il Pinolo Teatro. Fermo il cantiere della nuova sede, aperto 13 anni fa. Cacciato l'architetto Zanuso. Inquisito il vecchio regista-padrone, per la frode sui corsi Cee. Strehler minaccia: «Mi dimetto da italiano». Per ora ha preso l'aspettativa. «a locatali 1, Salvatore ligresti. Di qui sono passati i grandi affari del mattone. Sul tetto l'antenna della sua televisione, Telelombardia, dalla finestra il vetrocemento dei suoi palazzi. Qui Totu o' mottu governa ancora, dopo 101 giorni a San Vittore e due interventi chirurgici, il suo impero in cattive acque. Di Pietro lo accolse in carcere con una copia di «Delitto e castigo». Via Brera 28, Ove Turati. L'ultimo impiegato si chiama Dodo. Nella stanza in fondo a destra c'è l'ultima scrivania rimasta a Bobo. Il giovane Craxi, non da oggi si sente un perseguitato: «Mi attaccano da anni perché sto con Martelli». SERVIZI A CURA DI UGO BERTONE, FiNO CORRIAS, FABIO P0LETTI Quel marciapiede su cui si decise di aprire il conto svizzero 1 menù dei pranzi «d'affari»: oggi i camerieri sognano quei tempi SEZIONE PSI jè "NENNI" VIA CRESCEN7AG0 INDIPENDENZA CARCERE DI S. V%RE VIA DI S. VITTORE % LA RISACCA! C. XXII MARZO CASA DI F. PANSECA 1 E RECALCATI LE MANI SPORCHE 2. UN ANNO DI TANGENTOPOLI

Luoghi citati: Lugano, Milano, Roma, Sesto San Giovanni, Svizzera, Usa