Solo Occhetto batte le mani a Segni

Fredda reazione dello scudocrociato alla proposta di fondare il nuovo partito popolare Fredda reazione dello scudocrociato alla proposta di fondare il nuovo partito popolare Solo Otchelfo botte le mani a Segni La Jervolino: inconcepibile che lavori contro di noi ROMA DALLA REDAZIONE Ormai siamo al tormentone: Mario Segni che continua a ripetere che vuole lasciare la de e la de che chiede al leader referendario di restare. L'ultima sortita di Segni, cioè la lettera in cui comunica a Mino Martinazzoli l'intenzione di non voler sottoscrivere il documento di adesione alla de e gli propone di fondare insieme un nuovo partito popolare, non ha trovato nessuna adesione nel partito scudocrociato. Dopo aver ricevuto un «no» dal segretario della de (quantomeno ovvio) e dopo aver subito l'ironia pesante di Ciriaco De Mita, ieri il leader referendario si è beccato la solita dose robusta di crìtiche da parte degli altri esponenti democristiani. Ha cominciato la mattina presto Rosa Russo Jervolino, presidente del partito nonché ministro, che si è subito precipitata a seguire l'esempio del segretario: «L'on. Mario Segni - ha detto in tono volutamente formale - non può ignorare che l'impegno per rinnovare il Paese... è di tanti e non soltanto di Mario Segni... sarebbe perciò molto giusto se si adoperasse al rinnovamento di questo partito... Mi sembra inconcepibile che un parlamentare de prepari liste alternative alla de». Poi, nel pomeriggio, le agenzie di stampa hanno trasmesso una dichiarazione del ministro dell'interno Mancino, che non ha mancato di fare una battuta su questo ping-pong estenuante tra Martinazzoli e Segni. «Il loro mi sembra più un rapporto bilaterale - ha osservato - che un rapporto di tipo collettivo». Infine, la sera è venuto il turno di Pierferdinando Casini che ha trovato giusto impartire a Segni una lezione sulla «responsabilità»: «Proprio perché Segni - ha spiegato l'ex-doroteo - è una del¬ le energie migliori non ha il diritto alla diserzione: ieri dalla Commissione bicamerale per le riforme e oggi dalla democrazia cristiana». Così, a sera, il leader referendario ha potuto riscontrare che la sua proposta non ha trovato nella democrazia cristiana dei seguaci. L'unico giudizio positivo lo ha ricevuto invece da Occhetto che sull' Unità ha apprezzato apertamente la mossa di Segni: «Dalla sua lettera - rileva il segretario del pds - emerge il nucleo centrale del problema, cioè l'esigenza di una riorganizzazione della politica italiana intorno a due poli, uno moderato e uno progressista. Segni ha il merito di aver posto la questione ineludibile che ogni soggetto politico deve ricollocarsi e ridefinirsi non rispetto ai vecchi scontri politici ma secondo la funzione nuova che intende assumere». Ma perché Segni ha dato questa nuova strattonata? I motivi sono essenzialmente due: innanzitutto si avvicina la data delle prossime elezioni amministrative nelle quali il leader referendario intende favorire la nascita di liste legate al suo movimento; in secondo luogo, l'uscita di Claudio Martelli dal psi (i due si sono sen¬ titi negli ultimi giorni) potrebbe spingere Segni a tentare davvero una nuova strada e a dare l'addio definitivo alla de come l'ex-ministro della Giustizia ha fatto con il psi. Oltre a queste due considerazioni, ce ne è un'altra che è costante nell'iniziativa politica di Segni di questi mesi: il leader referendario sa bene che per mantenere vivo l'interesse sul movimento dei «popolari» ha bisogno di tenere alta la polemica con il vertice de. Ma cosa succederà se Segni deciderà di andarsene dalla de? Nella de il leader referendario non dovrebbe portarsi dietro tanti proseliti: al massimo potrebbe trascinarsi dietro intellettuali già in rotta da tempo con lo scudocrociato come Scoppola, mentre tra i parlamentari al massimo lo seguirebbe Gianni Rivera. Se a questo si aggiunge l'atteggiamento sempre più critico dei vescovi nei suoi confronti, il danno per la de potrebbe rivelarsi molto al di sotto di quello che si può immaginare. E alla fine, come è già successo con Leoluca Orlando, l'esponente de (non è ancora un ex) potrebbe calamitare simpatie al di fuori del suo attuale partito di appartenenza e in questo caso a fame le spese sarebbe soprattutto il pds. BE1RTAS

Luoghi citati: Roma, Segni