Poggi non è una ruota di scorta di Angelo Caroli

Il veneziano deciso a segnare anche a Parma: nessuno rimpiangerà Aguilera Il veneziano deciso a segnare anche a Parma: nessuno rimpiangerà Aguilera Poggi non è una ruota di scorta Stavolta è un Toro tutto italiano TORINO. Tutta colpa del sinistro che gelò Nista. Da allora, Poggi Paolo non è più l'anonimo granata che ti sfila sotto il naso inosservato e che, quasi con invidia, osserva i compagni più celebri consegnare segreti e certezze ai giornalisti. Da quella domenica, i taccuini sono aperti anche per lui. Sorridente e disponibile, sfodera un viso acqua e sapone. Si è fatto crescere la barba rossa che lo fa somigliare a una capretta, «Non è scaramanzia, solo pigrizia», si schermisce. E' un libro aperto, chiedetegli e vi sarà risposto. Ma non domandategli se è un semplice ragazzo di bottega che ha il compito di tenere all'erta i sensi offensivi di Aguilera. Vi risponderà che «pure io ho qualche merito, se Mondonico mi ha preso in considerazione vuol dire che non sono da buttar via». Tutt'altro! E lo dimostrano i fatti: oggi sarà la spalla di Silenzi in un Toro tutto italiano (Aguilera è squalificato, Casagrande andrà in panchina con Scifo che rientrerà nella notte da Cipro e che forse verrà impiegato parttime). Spalla come? «Lo dirà il campo - spiega Paolo -. E' un campo difficile. Le mie sono più speranze che aspirazioni: mi accontenterei di un 1-1 con un mio gol». Parma è l'ultima tappa di un percorso lampo. Ma chi è in realtà Poggi? Nato a Venezia il 16 febbraio del '71 (martedì prossimo compirà 22 anni), è cresciuto nel quartiere Sant'Elena, e a 6 anni, in pineta, ha incontrato il pallone: è stato amore a prima vista. Mario Secchi, talent scout, lo vede giocare con suo figlio e gli chiede di allenarsi nelle giovanili del Venezia. Comincia con quell'invito la scala- ta graduale. «Geretto, tecnico del settore giovanile, mi disse che che quella era la mia strada. Lui partì per Reggio Calabria, doveva occuparsi della Primavera della Reggina, ed io accarezzai i primi sogni. Di anni ne avevo sedici». E c'era da fare la prima scelta, («Un errore e avrei mandato tutto a monte», ammette): i libri da una parte, studiava presso un Istituto tecnico turistico, e il pallone dall'altra. «Ho studiato francese e tedesco - continua Paolo -, riesco appena a farmi capire, non mi sono mai perfezionato. Non avevo alternative. Nei miei progetti c'era un albergo da dirigere, però il pallone era l'attrezzo più facile da addomesticare. E mi sono buttato su quello. Pasinato mi fece debuttare a 17 anni nel Venezia. Dopodiché mi consultai con i miei, la scuola mi dava problemi con l'obbligo di frequenza, c'erano gli allenamenti e i ritiri e le trasferte lunghe. Dopo 2 anni di perfezionamento professionale ho chiuso la porta davanti ai libri». Poggi ha rischiato e gli è andata bene. Sa che i sogni sono talvolta come i palloncini che si possono sgonfiare all'improvviso. «Certo, ho scelto il calcio perché è una professione che mi dà allegria, mi diverte. Magari poi verranno i problemi, ma og- gì è così. Ai guadagni non penso, ci mancherebbe a 22 anni! Dal Venezia credo mi abbia prelevato Moggi. E qui sto da papa. C'è uno spogliatoio impagabile, nessuno ti fa pesare nulla. Stiamo tutti con i piedi per terra, e si marcia uniti». E ora quel sinistro diventa quasi un incubo. Tutti lo cercano, tutti lo vogliono. Compreso Mondonico. «Effettivamente, quel sinistro all'Ancona mi ha cambiato la vita - confessa -. So che tutto è provvisorio nel calcio, a Venezia mi criticavano solo perché non segnavo. Eppure andavo come un treno». A proposito di treni, si dice che una delle qualità di Paolo sia quella di saper dove e come correre. Ma in realtà, chi è Poggi come giocatore e come uomo? «Un ragazzo dotato di buona tecnica, conclude -, così almeno dicono. Un giocatore che ha un bel sinistro e un destro mediocre. E che corre tanto. Sono un tranquillo, il mio hobby è la casa (vive vicino al Filadelfia, ndr). E il telefono. Sono spesso in linea con Silvia, la mia ragazza». Da Parma nessuna notizia di rilievo se non il dubbio che circonda l'impiego di Minotti. Scala non ha digerito l'eliminazione in Coppa Italia e vuole «rifarsi con il Toro». Angelo Caroli Paolo Poggi, 22 anni fra due giorni

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