Dieguito sogno la Juve di Bruno Bernardi

Messaggio di Maradona da Siviglia, mentre l'olandese si prepara a lasciare Amsterdam Messaggio di Maradona da Siviglia, mentre l'olandese si prepara a lasciare Amsterdam Dieguho: sogno la Juve «Sono pronto a tornare in Italia» Siviglia è incantevole ma Diego Armando Maradona dice basta. La notizia è clamorosa. Dopo appena cinque mesi, ha già deciso di lasciare la Spagna. Volubile? Ingrato? Niente di tutto questo. Gli mancano le grandi tensioni, gli manca lo stress da calcio, è in crisi di astinenza da campionato italiano. «Voglio tornare in Italia e il mio sogno, non è un mistero, è la Juventus», annuncia Dieguito al telefono dall'hotel Andalusi Park dove si trova in ritiro alla vigilia dell'incontro con il Valencia. Una vigilia di ordinaria amministrazione, in una squadra che non ha traguardi ambiziosi. «Qui sto bene ma non riesco a mettermi in forma, mentalmente: è una dura lotta interna, ed io ero abituato a lottare per vincere, e voglio rituffarmi nel... casino», insiste. E spiega: «Siviglia fu una scelta ragionata. Avevo bisogno di pace, di un ambiente tranquillo per cercare di ritrovare me stesso. Ce l'ho fatta ma, adesso, anche se ho trentadue anni, sento il bisogno di cimentarmi ad alto livello, senza nulla togliere al club andaluso, al dottor Bilardo, ai compagni e ai tifosi». Stanotte volerà a Buenos Aires dove giovedì prossimo, dopo due anni e mezzo dalla sua ultima esibizione nell'Argentina, nella finale mondiale persa con la Germania a Italia '90, tornerà ad indossare la maglia n. 10 della Selección contro il Brasile nel mitico stadio del River Piate. Lo prenderanno come il miglior calciatore argentino di tutti i tempi. E il 24, dopo un'altra sfibrante doppia trasvolata, giocherà a Mar Del Piata contro la Danimarca. Due amichevoli organizzate per festeggiare il centenario dell'Afa ma che, per Maradona, hanno un significato particolare dopo tutte le traversie che l'hanno visto protagonista: la droga, l'arresto, il ritorno alla vita e al calcio. Lo hanno trattato come un delinquente comune. Ma lui non serba rancore: «Quella gente non ha nulla a che vedere con chi ama il calcio. E il mio ritorno e il premio li dedico a questi e alle mie figlie alle quali regalerò le maglie delle due partite. Credo, in questo momento, sia più bello gioire che voltarsi indietro. Ho dimostrato che non ero quello che volevano far credere. E intendo onorare la maglia biancoceleste, portandola più in alto possibile». E un ritorno a Napoli è possibile o è una bestemmia? Risponde senza un attimo di esitazione: «Rispetto Napoli e i napoletani, ma un Napoli con Ferlaino presidente non entra nel mio cuore. Poiché Ferlaino non se ne andrà, resta un'ipote¬ si remotissima». Non c'è una clausola, nel contratto firmato da Ferlaino con il Siviglia, che le impedisce di giocare in una squadra italiana? Taglia corto: «No, non esiste nessuna clausola e non debbo soldi a Ferlaino». Che la Juventus sia il suo grande rimpianto ce lo confessò già nell'autunno scorso, alla vigilia del debutto con il Siviglia. Ed è lo stesso rimpianto di Giampiero Boniperti che, dieci anni fa, avrebbe addirittura voluto affiancare Maradona a Platini. Il futuro di Dieguito? «Quien sabe», ride Maradona. Chissà. Bruno Bernardi