Fontana così cambierò il ministero

Contro il referendum anche le organizzazioni agricole: saremmo l'unico Paese a non avere il dicastero Contro il referendum anche le organizzazioni agricole: saremmo l'unico Paese a non avere il dicastero Fontana: così cambierò il ministero «Gestione più snella, decisioni più rapide» ROMA. E' una corsa contro il tempo. Il fantasma del referendum non lascia dormire tranquilli gli «inquilini» del ministero dell'Agricoltura, il timore di un colpo di spugna a colpi di sì agita tutto il mondo dell'agricoltura. Per questo si infittiscono le prese di posizione, il dibattito «prò e contro» il Maf coinvolge le organizzazioni di categoria, il mondo imprenditoriale, il sindacato nazionale. E ovviamente lo stesso ministro. Fontana ha parlato chiaro e sta preparando una rigida dieta dimagrante per il suo dicastero. La «ricetta» la presenterà venerdì prossimo al Consiglio dei ministri: un disegno di legge che dovrebbe finalmente far decollare il nuovo ministero e scacciare le ombre del referendum. Quel referendum che è temuto anche dalla Confederazione italiana agricoltori e dalla Confagricoltura, che martedì e giovedì scorsi sono scesi in campo ufficialmente. Il ministro. Per Fontana «non solo non si deve abolire il ministero, come vorrebbe il referendum, ma anzi è necessario rifondare profondamente e potenziare anche al di là delle potenziali prerogative un dicastero che deve avere un ruolo di coordinamento e controllo su tutto quanto riguarda agricoltura, alimentazione e ambiente». Il ministro è intervenuto all'assemblea dalla Confagricoltura sul tema del referendum e ha sostenuto: «Non si può fare a meno di un centro decisionale unitario, che favorisca il rilancio e la modernizzazione del settore e assuma altre competenze strettamente legato ad esso, quali la pesca e i controlli sanitari. Provo non poco imbarazzo a Bruxelles quando si inizia a discutere di questi problemi e gli altri undici ministri restano méntre io devo uscire per far posto ad altri colleghi di governo». Conclusione: un ministero più forte nel decidere e più leggero nella gestione». I sindacati agricoli. Sia la Confederazione italiana agricoltori sia la Confagricoltura dicono no all'abolizione, sì alla riforma. Per prima è scesa in campo, questa settimana, la Cia. «No alla liquidazione, sì al cambiamento», è stata la parola d'ordine del presidente della Cia, Giuseppe Avolio. Ha spiegato: «La riforma deve riguardare la struttura stessa del ministero e deve fare in modo che tutte le competenze di carattere gestionale siano affidate alle Regioni, per riservare al ministero le funzioni più importanti di carattere unitario e nazionale, cioè il coordinamento, il controllo, l'indirizzo. Le Regioni hanno ragione nel rivendicare spazi ingiustamente sottratti alle loro competenze, ma hanno torto a chiedere la liquidazione del ministero, che può e deve svolgere una funzione importante. La nostra posizione si riafferma come la più giusta: diamo alle Regioni ciò che alle Regioni spetta, riformiamo il ministero dandogli una dignità anche internazionale». Poi giovedì è scesa in campo la Confagricoltura. «Se il referendum passasse - ha dichiarato il presidente, Giuseppe Gioia - l'Italia sarebbe l'unico Paese al mondo a non avere un ministero dell'Agricoltura. La nostra posizione a livello internazionale verrebbe gravemente indebolita, il nostro prestigio screditato, E gli interessi agricoli, che riteniamo vitali per il Paese, compromessi». Gioia ha aggiunto: «Neppure nazioni federate come Germania o Stati Uniti hanno mai voluto rinunciare a questa istituzione. Sarebbe assurdo che rinunciassimo noi, significherebbe soltanto la fine della gestione unitaria dell'agricoltura». Dunque il ministero deve rimanere. Ma attenzione. «Quando diciamo che vogliamo difendere il ministero - ha proseguito Gioia - non intendiamo dirci soddisfatti dell'attuale struttura». Dunque che fare? Riformare, è la risposta della Confagricoltura. Così: l'organo centrale dovrà essere snellito; le funzioni del ministero nelle materie di competenza regionale dovranno essere limitate all'essenziale, pur esercitando un'azione di indirizzo. «Abolendo il ministero - ha concluso Gioia - non si elimina una burocrazia, ma la si moltiplica per venti, si disperdono le forze, si indeboliscono le prospettive di crescita e si frammenta l'interesse nazionale». Luigi Stigliano Pronto un progetto di riformache sarà presentato venerdì al governo Di fianco Giuseppe Avolio (presidente Cia), a destra Giuseppe Gioia, presidente della Confagricoltura Il ministro dell'Agricoltura, Giovanni Fontana: «Il dicastero deve essere riformato e potenziato»

Persone citate: Fontana, Gioia, Giovanni Fontana, Giuseppe Avolio, Giuseppe Gioia

Luoghi citati: Bruxelles, Germania, Italia, Roma, Stati Uniti