Guarino per il Credit l'ora è vicina di Giuseppe Guarino

Il ministro dell'Industria si confessa: con il Tesoro i dissidi ora sono superati Il ministro dell'Industria si confessa: con il Tesoro i dissidi ora sono superati Guarino; per il Credit Poro è vicina «Imi-Casse, il nodo è finanziario» COURMAYEUR DAL NOSTRO INVIATO Si avvicina al traguardo la privatizzazione del Credito Italiano e del Nuòvo Pignone. Parola di Giuseppe Guarino, ministro dell'Industria con qualche polemica alle spalle proprio sul controverso tema della cessione di aziende pubbliche. Ora però i dissidi - giurano i protagonisti - sono definitivamente superati. Guarino e il suo ex avversario, il ministro del Tesoro Piero Barucci, si lanciano messaggi di pace. E per Credit e Nuovo Pignone, assicura Guarino, «avremo risposte in tempi brevissimi», almeno a livello tecnico. «Entro il 31 marzo - afferma il ministro a margine del congresso "L'ambiente dopo Rio" - il governo porterà al Parlamento un programma di carattere definitivo». Al ministero dell'Industria sono al lavoro tre commissioni incaricate di risolvere i problemi giuridici per la collocazione sul mercato di Enel, Eni ed Ina «e credo che al massimo in dieci giorni avremo il risultato del loro lavoro». Poi c'è un'altra commissione «di più ampio respiro», con esperti di politica industriale e rappresentanti del governo che «sta analizzano i settori produttivi coinvolti dalle privatizzazioni». Sarà proprio questa commissione, dopo una seduta mercoledì prossimo, a dare «in tempi brevissimi» il suo responso sulla privatizzazione di varie aziende pubbliche tra cui Credit e Nuovo Pignone. Con queste due società, dice Guarino, «abbiamo già dimostrato di voler procedere in modo pratico alla collocazione sul mercato e adesso stiamo cercando di ampliare la gamma». Il ministro Barucci sostiene che le privatizzazioni stanno andando a rilento rispetto ai desideri del governo. Lei è d'accordo? «Io sono più ottimista. Non si può dare un giudizio di carattere definitivo, ma bisogna constatare quello che finora è stato fatto e cercare di capire perché alcuni risultati sono stati conseguiti ed altri no e trarre frutto da questa esperienza per rendere ancora più rapido e soprattutto più ampio il processo di privatizzazioni». E a suo parere perché alcuni risultati non sono arrivati? «H problema non è tanto che i risultati non siano stati conseguiti quanto che le attese non erano proporzionate a ciò che era concretamente conseguibile. Non si poteva pensare di ottenere dei risultati nel giro di mesi o di giorni. I mercati finanziari, non solo in Italia ma in tutto il mondo, attraversano un periodo di deficienza di liquidità. Per collocare sul mercato una qualsiasi impresa, specie una importante, ci sono dei tempi tecnici. Una cosa è vendere un'azienda che ha una fetta di mercato e altro è avere delle offerte per società che non hanno prezzo e che vanno valutate caso per caso. Noi stiamo lavorando il più rapidamente possibile e credo che avremo delle risposte adeguate al valore dei beni». Ma l'imi-Casse, una delle prime operazioni in questo senso, non procede. E pare non solo per motivi finanziari... «No. L'Imi-Casse non procede esattamente per motivi finanziari. L'Imi è stato valutato tra 17800 e gli 8500 miliardi. In più ci sono tutti i problemi relativi alla valutazione della cessione del controllo e alle altre partecipazioni che il Tesoro continua a detenere. Sono tutti elementi che bisogna considerare per decidere il prezzo. Fino ad ora non abbiamo ancora offerte che corrispondano a queste stime. Quindi la questione è solo finanziaria». La situazione di instabilità politica che stiamo vivendo è un ostacolo alle privatizzazioni o uno stimolo ad andare avanti? «Il processo di privatizzazione va avanti con la massima decisione e non dipende ovviamente dalle contingenze politiche. Ma le contingenze politiche non vanno sottovalutate perché hanno riflessi sull'economia, sull'indebitamento e sui corsi valutari». Il ministro Barucci ha detto che alcune divergenze di obiettivi tra voi due sono superate. Lo pensa anche lei? «E' assolutamente corretto dirlo. Abbiamo avuto una dialettica relativa alla scelta dell'uno o dell'altro indirizzo, ma il dibattito fa parte dei compiti del governo. Scelta una via la seguiamo nel modo più attivo», [f. man.] CHI E1 GIÀ' IN VENDITA r Risultato Societa* Azionista di controllo Fatturato netto Dipendenti Credit (1) Iri (67%) (2)79.145 + 297 17.080 Sme(1) Iri (62%) 5.831 + 126 22.411 N. Pignone (*) Gruppo Eni (79%) 1.550 + 37 5.693 Agip Coal (1) Eni (100%) 545 + 15 2.008 Savio Eni (100%) 433 - 60 2.315 Esaote Biomedica Finmeccanica (100%) 161 + 5,5 508 Siv(1) Efim (95%) 730 - 9,7 5.161 Termomeccanica Efim (100%) 175 - 6,8 675 lmi(1) Min.Tesoro (50%) (3)40.959 +311,7 3.760 Ina Min.Tesoro (100%) (4)3.095 + 40 1.500 (*) I dati sono riferiti all'esercizio '91; fatturato e risultato in miliardi. (1) Bilancio consolidato Per Imi il bilancio è di nove mesi. (2) Raccolta totale (3) Provvista totale. (4) Premi netti. Il ministro dell'Industria Giuseppe Guarino

Persone citate: Barucci, Giuseppe Guarino, Piero Barucci

Luoghi citati: Courmayeur, Italia